Un viaggio nella storia di un brano che ha fatto ballare un’intera generazione e segnato il successo di Max Pezzali degli 883.
“Sei Un Mito”, il brano indimenticabile degli 883 che ricorda i giorni in cui ha fatto sognare un’intera generazione. Il duo, composto da Mauro Repetto e Max Pezzali, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica italiana con questa hit.
Max Pezzali: “Un pezzo devastante”
La canzone è stata rilasciata come apertura dell’album “Nord Sud Ovest Est” e ha segnato una svolta nella carriera degli 883. Max Pezzali riflette sull’importanza di “Sei Un Mito” dichiarando: “Con ‘Hanno ucciso l’uomo ragno’ diventammo famosi, ma nessuno ci conosceva davvero. Era famosa la hit. Tanto che tutti pensavano che sarebbe finita nel giro di un’estate e, invece, questo pezzo fu devastante“.
Negli anni Novanta la canzone portò la band all’attenzione del grande pubblico, rendendo riconoscibili le facce dei due artisti per le strade d’Italia. Il successo travolgente della loro canzone ha superato le aspettative, stabilendo gli 883 come un fenomeno musicale duraturo. Il singolo è stato poi incluso in diverse raccolte successive degli 883, come “Remix ’94”, “Gli anni” e “Max 20”.
“Sei un mito”, il significato del brano
Sei un mito racconta di un amore a sorpresa, celebrando l’idolatria e l’ammirazione per una persona, raffigurandola come una figura leggendaria. Il narratore descrive l’emozione e l’incredulità del protagonista nell’incontrare finalmente questa persona, a lungo ammirata da lontano.
Dopo un momento di nervosità del protagonista prima dell‘incontro atteso, si sottolinea la preoccupazione di evitare errori. Ma una volta incontrata la persona amata, l’uomo resta affascinato dalla sua bellezza.
Il brano descrive poi l’entusiasmo del tempo trascorso insieme, in intimità. Il testo sottolinea l’importanza di godere della compagnia dell’altro senza complicazioni o pressioni, apprezzando semplicemente la possibilità di stare insieme per una notte.
Di seguito, il video del celebre singolo “Sei un mito”: