Durante un lungo monologo a Le Iene Anna Tatangelo ha parlato della sua vita toccando alcuni tasti molto dolorosi.
Martedì 27 maggio è andata in onda l’ultima puntata del programma Le Iene di cui, tra gli altri, è stata ospite Anna Tatangelo. Dopo le sue recenti dichiarazioni sulla difficoltà di vivere da sempre sotto i riflettori, la cantante si è aperta nuovamente attraverso un monologo toccante e riflessivo con il quale ha tracciato un un bilancio della propria vita, segnata da giudizi spesso severi e ingiusti.
Anna Tatangelo: il peso del giudizio
Da giovane artista catapultata nell’occhio del ciclone mediatico sin dalla tenera età, Anna Tatangelo ha spesso sentito il peso del giudizio pubblico e delle aspettative della società. “A 15 anni mi davano della vecchia, a 20 si scandalizzavano perché ho avuto un figlio con un uomo molto più grande” – ha spiegato la cantante.

Oltre ai pregiudizi, Anna ha parlato delle scelte di vita, evidenziando come queste siano state interpretate in modo superficiale, senza cercare di comprendere le motivazioni più profonde. “Quante volte dobbiamo spiegare chi amiamo, cosa sogniamo, chi vogliamo essere?” – ha detto Tatangelo nel monologo. Qui il video del suo intervento a Le Iene.
Il rifugio nella musica e nell’amore materno
Nel suo monologo Anna ha enfatizzato come, nonostante le difficoltà, queste battaglie le abbiano permesso di maturare e trovare pace attraverso due pilastri fondamentali della sua esistenza: la musica e il figlio Andrea. “È solamente a loro che eventualmente devo delle spiegazioni, ma guarda un po’. Sono gli unici due da cui non mi vengono chieste spiegazioni” – ha dichiarato la cantante.
L’arte e la maternità si rivelano per Anna Tatangelo come due salvifiche ancor di salvezza, due sfere in cui le giustificazioni non sono necessarie, perché prevalgono l’autenticità e l’amore incondizionato. La cantante ha sottolineato come l’accudire il proprio figlio e la creazione musicale richiedano un’impegno e una sincerità profonda, elementi che permettono di trascendere le superficialità e le critiche del mondo esterno.