La giustizia americana ha condannato R. Kelly: 30 anni di carcere per il cantautore di I Believe I Can Fly.
R. Kelly è stato condannato a 30 anni di carcere. Al termine di un processo lungo, durato oltre due mesi, il cantautore e rapper è stato ritenuto colpevole di reati gravissimi, quali l’abuso e lo sfruttamento sessuale, anche su minori, e l’associazione a delinquere. A inchiodarlo sono state le testimonianze di ben quarantacinque persone. Tra queste, undici sono state quelle schiaccianti, che hanno incastrato l’artista portandolo alla condanna.
R. Kelly: da I Believe I Can Fly agli abusi
Star della musica, famosa in tutto il mondo per il brano I Believe I Can Fly, utilizzato anche e soprattutto nella colonna sonora del film cult Space Jam, con Michael Jordan, R. Kelly si sarebbe macchiato per oltre dieci anni di gravissimi reati. Avrebbe sfruttato la sua fama per attirare giovani, sia uomini che donne, nel suo studio e nella sua vita, sottoponendoli poi ad abusi sessuali in cambio di una carriera nel mondo della musica.
Nel compiere questi crimini non sarebbe stato solo. Tutto il suo team di collaboratori, manager e assistenti era infatti inserito in questo meccanismo diabolicamente perfetto che avrebbe portato alla realizzazione degli incontri drammatici.
Non si tratta peraltro della prima volta in cui l’artista è stato accusato di tali abusi. Già nel 2000 erano state mosse le prime accuse, ma allora tutto si era risolto con alcuni risarcimenti in denaro. In questi anni il discorso è stato però approfondito, ed è venuto a galla qualcosa che non poteva più essere cancellato con un colpo di spugna.
R. Kelly e la moglie minorenne
D’altronde, R. Kelly fu nell’occhio del ciclone fin da prima di diventare una star, se è vero che nel 1994 sposò Alliyah, la sua prima moglie, quando quest’ultima aveva solo 15 anni. Una vicenda che fece discutere, in quanto per arrivare alle nozze i due falsificarono la data di nascita della ragazza, poi morta in un incidente aereo nel 2001 a soli 22 anni.