Michael Jackson usò diverse identità false per ottenere droghe: la nuova rivelazione sulla scomparsa della popstar.
A distanza di tredici anni dalla morte di Michael Jackson, emergono nuovi dettagli sulla scomparsa della popstar e sulle sue responsabilità. Nei prossimi giorni è in arrivo un documentario, TMZ Investigates: Who Really Killed Michael Jackson, e alcune anticipazioni sulle sue rivelazioni sono state già diffuse dal New York Post. Una in particolare sta facendo rumore in tutto il mondo: a quanto pare l’artista usò non una, ma ben diciannove carte d’identità false per ottenere droghe!
La rivelazione sulla morte di Michael Jackson
Vale la pena ricordare che il Re del Pop fu trovato privo di vita nella sua villa di Los Angeles nel 2009. La sua morte fu causata da un’overdose di farmaci e il caso venne chiuso in poco tempo. Responsabile dell’accaduto fu ritenuto il suo medico. Conrad Murray fu condannato a quattro anni di reclusione per avergli permesso di prendere alcuni dei farmaci che lo avrebbero portato alla morte. Le cose però non sarebbero così semplici.
Le testimonianze presenti nel documentario allargherebbero lo spettro delle responsabilità a diversi medici. Sarebbero stati loro a permettere alla popstar americana di abusare di diverse droghe, fino a portare a quel cocktail micidiale che lo avrebbe ucciso definitivamente.
Perché è morto Michael Jackson?
Nel documentario Orlando Martinez, detective della polizia di Los Angeles, ha affermato che le circostanze che hanno portato al decesso di Michael sono state il frutto non di un solo medico, ma di diversi dottori. Erano questi ultimi a permettergli di prendere le medicine che voleva, quando e dove le voleva. Jackson dettava le condizioni e loro eseguivano gli “ordini”.
Secondo quanto sostenuto da Ed Winter, medico legale della contea di LA, il cantautore aveva creato ben diciannove identità fasulle per poter ottenere le droghe e i medicinali senza incorrere in problematiche di natura legale. E tutto questo ha portato alla fine alla sua scomparsa, avvenuta con la complicità di buona parte della comunità medica.