Antonello Venditti ha raccontato in un’intervista un’esperienza forte di cui si rese protagonista nel 1966.
Il 4 novembre 1966 ci fu la terribile alluvione di Firenze, che fu provocata da una serie di straripamenti dell’Arno e che cambiò per sempre la città. Venditti all’epoca aveva solo diciassette anni ma rimase molto colpito dalle immagini dell’alluvione trasmesse in televisione. Decise quindi di andare, insieme ad altri ragazzi, a spalare il fango.
Immagini scioccanti
Nell’intervista pubblicata a Dagospia, il cantautore romano ha raccontato che quel giorno se lo ricorda bene: stava per andare a scuola, ma quelle immagini in tv lo catturarono. All’epoca, ovviamente, non c’era internet, per cui le informazioni erano molto più frammentarie. Non si sapeva bene come agire, ma Venditti era un ragazzo pieno di voglia di fare e di amore per gli altri.
Decise subito di unirsi ad altri ragazzi e andare a spalare il fango, anche se sua madre aveva paura e non era molto favorevole. Venditti, allora, chiese il permesso a suo padre “decisamente più anarchico e in grado di capire, perché era un funzionario statale addetto alla faccende della protezione civile, era il viceprefetto che si occupava delle calamità nazionali, chi meglio di lui sapeva cosa stava accadendo a Firenze”.
E così l’allora diciassettenne partì per Firenze con il pullman, si unì al gruppo dei cosiddetti angeli del fango, armato di pala e di sacco a pelo per la notte.
“Arrivammo in una città in bianco e nero, completamente coperta di fango. Era uno scenario incredibile.”
Anche De Gregori era lì
Venditti ha raccontato che anche Francesco De Gregori, suo amico personale, era lì in quei giorni per dare il suo contributo. Il cantautore ha dichiarato che, stranamente, non si sono mai ritrovati a parlare di quell’esperienza, per quanto li abbia toccati profondamente.
Venditti ha concluso l’intervista sottolineando quanto l’Italia, soprattutto nei momenti di grande difficoltà, riveli un cuore generoso e pronto ad aiutare gli altri. “Non abbiamo solo il cuore, ma anche mani e gambe che ci portano ad aiutare”.