Renato Zero si racconta, dalla carriera al ricordo nostalgico della madre, ma non manca la frecciata amara rivolta ad Amadeus.
Durante l’ultima puntata di Domenica In, andata in onda ieri domenica 10 dicembre, Mara Venier ha ospitato diversi personaggi del mondo dello spettacolo. A rallegrare lo studio del talk show è stata la presenza di Renato Zero, icona della musica italiana fino agli anni Novanta.
Renato Zero e il suo passato
Prima della sfilza di super ospiti accolti da Mara Venier, ad aprire la puntata di Domenica In è stato proprio Renato Zero che si racconta senza filtri, parlando della propria vita privata ma anche della sua carriera artistica.
Sebbene non sia più un’usanza consueta, Renato confessa ancora il suo bisogno di avere a che fare con le persone, di bussare al vicino e di scendere per strada. Ripercorrendo il suo passato, in vista dell’imminente Natale, il cantante ricorda i momenti trascorsi con la sua famiglia, soprattutto al legame fortissimo con i suoi genitori venuti a mancare diversi anni fa.
Alla vigilia di Natale, erano 12 in casa: una famiglia povera ma unita più che mai. Quello che importava era non essere avidi: “Bastavano un buon panettone e una bella tombola”.
Il ricordo della mamma: “L’ho sognata”
Con sua madre, Renato Zero aveva un rapporto speciale. Ricordando il momento in cui la mamma è venuta a mancare, racconta a Mara Venier: “L’ironia si tramanda, si trasmette”. Riferendosi proprio a lei, la ricorda come una “vera romana”.
“Io ascoltavo sempre mamma. Mi ha evitato tante fregature, grazie a lei ho aperto gli occhi e ho sofferto meno”, afferma Zero a Domenica In. Dopo averla ricoverata in ospedale, il genitore non fece più ritorno a casa, ma il suo ricordo è ancora vivido nel cuore di suo figlio.
“Ho visto fino all’ultimo il suo sorriso della mattina unito alla spremuta di arancia. Un appuntamento che mi aiuta a vivere ancora oggi“, dichiara Renato Zero. “Io l’ho sognata una volta sola, una notte. Era sul pontile di Ostia e si affacciava verso il mare e vedevo da dietro una pettinatura da Rita Hayworth e un cappello a falde”, racconta rivivendo quel sogno.
Ad un certo punto si gira e chiede alla madre morta se ha sofferto quando è andata via. Lei le risponde: “No amore, sono andata via molto prima che voi immaginavate”. Poi, “mentre le parlavo – questo lo dico perché si vedono Madonne, si cercano santi e miracoli – ho avuto l’ardire di chiedere a Dio di poter aprire gli occhi e di continuare a dialogare con mia mamma e l’ho fatto per buoni sei minuti”.
Il successo a volte “ti annienta”
Gli occhi sono ancora lucidi, ma l’intervista si sposta anche sul successo che accompagna ancora oggi l’artista. Un successo che lo stesso Renato si è cercato, “perché mi sono chiamato ‘Zero’, che sta fuori da tutti i numeri”.
Poi però racconta: “Io sono morto tante volte, spesso anche di soddisfazione, perché quando il successo è troppo forte ti annienta, perché se non riesci a gestirlo diventa una carogna. Io l’ho gestito con la gente per strada, con loro ho un rapporto quotidiano“.
Renato Zero infine affronta il tema della solitudine che definisce come “una presenza che non può essere evocata a piacimento. Si nasce soli e si muore soli”. Invece di combatterla, “dovremmo darle uno spazio. Se si sta soli per necessità, per rivedere un po’ le proprie vicende private, va bene. In ogni caso non dovremmo chiuderle la porta, né quando parliamo di dolore, né quando ci aiuta a essere felici”.
La frecciata ad Amadeus: “Sanremo? Preferisco il casinò”
A un certo punto, Mara Venier gli chiede se guarda Sanremo, Festival a cui Renato Zero ha partecipato due volte senza mai vincere. Lui risponde con un sarcasmo che è parso alquanto amaro: “Se mi guarda lo guardo, altrimenti no“.
Per quanto riguarda Amadeus al Festival, il cantante lo descrive come “un santo che non fa grazie, preferisco andare al casinò, dove comunque non vinco”.