Inizia presto l’avvicinamento alla musica di Davide Ferrario, classe 1981, nato a Padova ma milanese di adozione.
A soli 15 anni, forma il gruppo FSC, successivamente nel 2007 l’intera band accompagna Franco Battiato nelle registrazioni di due album, dopo la collaborazione con Battiato approdano al Festival di Sanremo, con poco successo.
Le collaborazioni proseguono con altri grandi della musica italiana, Gianna Nannini e Noemi, per poi arrivare al primo lavoro da solista con la produzione dell’album “F”. Dal 2013 è il chitarrista di Max pezzali. ( Se vuoi vedere l’intervista integrale a Max Pezzali Clicca Qui)
Di seguito l’intervista
Chi è Davide Ferrario? Come vuoi definirti?
“ io nasco principalmente come cantautore e musicista, poi per mia fortuna o casualità mi sono ritrovato anche nella veste e nel contesto di produzione e di turnista.”
Hai anche una partecipazione a Sanremo..
“ Si, ho iniziato da giovanissimo ed ho avuto esperienze come cantante di una band, ma a Sanremo non c’è stata grande fortuna e non è andata molto bene, poi la band si è sciolta e ho continuato il mio percorso come musicista e collaborazioni nei tour, tra cui anche Battiato.”
Qual è stato il tuo ruolo in “ Astronave Max”?
“ Principalmente è stato quello di produzione dell’elettronica e della musica strumentale sui provini che Max mi mandava, non ho dovuto inventare niente in realtà,perché Max dava già una buona base dove poterci suonare e io ho messo solo in bella copia il suo lavoro, però è stata una grande occasione per provare qualcosa di totalmente nuovo”
Hai un ricordo particolare nel confrontarti con Max?
“No, perché è stato un lavoro fondamentalmente a distanza e io preferisco lavorare da solo. Non ho avuto però, grandi problemi nel completare l’idea che Max mi mandava tramite mail. Non ci sono particolari veri, forse il più grande pregio è stato quello di confrontarmi con Cecchetto e Pier Paolo Peroni che sono due veterani in questo campo.”
Che voto dai all’album?
“ Non saprei, mi viene difficile dare un giudizio vedendolo da una prospettiva interna, ho riascoltato il disco fisico una volta uscito e credo che sia venuto fuori un bel lavoro, personalmente sono soddisfatto di quello che sono riuscito a fare per quello che era il mio ruolo.”
C’è invece una canzone che ti ha colpito maggiormente?
“ Anche qui mi è difficile estrapolare un pezzo più di un altro , però essendo “ Come Bonnie e Clyde” l’unica non prodotta da me, dico questa.”
Quando si pensa ad un disco nuovo di inediti, potrebbe esserci materiale da scartare o da tenere da parte per un progetto futuro. Max ha fatto questo ragionamento?
“Non so dirti con certezza, per intuizione credo di si. In genere c’è sempre altro materiale, a me è arrivato direttamente quello che doveva finire nel disco.”
I tuoi gusti musicali invece dove nascono?
“ Io ho avuto un padre appassionato, mi ha trasmesso i Beatles o i Pink Floyd e poi crescendo nel periodo anni 90 ci sono finito davvero dentro , diventando parte di quella generazione e di tutta la musica di quel periodo.”
Non si nasce musicista affermato o come macchina da palcoscenico. Quanto è difficile suonare con un pubblico molto grande come quello che ha Max?
“ Per me ogni prima data del tour è come se fosse la prima, è come ricominciare ogni volta e forse è proprio il bello di questo mestiere. Poi non si tratta neanche di una grande soggezione nei confronti del pubblico, ma di essere all’altezza della situazione. L’esperienza accumulata negli anni fa in modo che la soggezione diventa divertimento ed emozione per poi tramutarsi in sicurezza.”
Credi che si possa immaginare un Max Pezzali senza Claudio Cecchetto, producendosi da solo,un po’ come sta accadendo per altri grandi artisti Italiani?
“ Credo che questo team sia un team che funziona molto bene, dove ci sono degli aspetti professionali e umani importanti all’interno. Spontaneamente mi viene da dirti: squadra che vince non si cambia, almeno io farei così se fossi Max.”
Ascoltando l’album si ha l’impressione che Pezzali è tornato alle origini, percorrendo una strada di partenza, anche nella vocalità di molte canzoni o nell’elettronica, toccando un po’ i vecchi 883. Sei d’accordo?
“ La sensazione mia è che sia tutto più naturale di quanto si possa pensare, non c’è una strategia per fare qualcosa di veramente schematico o ragionato per assomigliare a qualcosa. Per fare questo mestiere, autore di se stesso da sempre come lo fa Max, bisogna essere molto spontanei e usare una sincerità spiazzante come riesce a fare lui.”
L’ultima domanda riguarda il numero delle canzoni presenti nel disco, sono 14 brani e l’ultimo è solo la base strumentale di “ Astronave madre” , scherzando Max aveva dichiarato che il motivo era scaramantico, per evitare un album di 13 tracce. C’è un motivo particolare?
“Ovviamente è ironia, è stata inserita la base di quella canzone perché piaceva molto ed è stata un’idea nata molto prima e senza pensare al numero di brani presenti nel disco.”