Un excursus nelle varie forme di Eddie the Head, iconica mascotte degli Iron Maiden, presente su varie copertine di singoli e album.
La mascotte degli Iron Maiden, Eddie the Head, ha assunto molte forme durante la vasta carriera del gruppo, dalla sua apparizione nei panni di teppista di strada per il primo singolo in assoluto, fino alle strane, meravigliose e talvolta addirittura macabre incarnazioni che abbelliscono le copertine delle collezioni dei dischi pubblicati dal gruppo. È apparso in ogni album, ha aiutato gli Iron Maiden a vendere tante t-shirt e ha fatto appassionare tante persone al metal, solo perché gli piaceva la copertina.
1980 – Running Free
Progettato da Derek Riggs, il primissimo Eddie è apparso come un giovane ubriaco con una bottiglia, stampato sul primo disco della band, Running Free. Influenzata da una maschera di cartapesta che la band ha usato per abbellire il proprio palcoscenico, questa versione 2D di “The Head” ha accalappiato folle oceaniche nei decenni a venire. È uno scheletro? È uno zombi? Non importava: era figo e questo bastava.
1981 – Killers
Gli Iron Maiden hanno rilasciato il loro secondo album nel 1981 e con esso una delle copertine più iconiche fino ad oggi. La figura muscolosa di Eddie diventa un anticonformista che brandisce un’ascia schizzata di sangue a pochi passi dal locale del gruppo, The Ruskin Arms.
1982 – Number Of The Beast
Cosa potrebbe esserci di più metallico di uno scheletro zombi che gioca a fare il burattinaio con il diavolo mentre fulmini e fiamme vengono rilasciati dalle sue mani? A quanto pare l’album ha fatto arrabbiare alcuni evangelisti americani. Per il tour di Beast On The Road, Eddie funge da comparsa, nonché da minaccia visibile, che cammina sui trampoli. La copertina:
1983 – The Trooper
Pubblicato come singolo tratto dal quarto album dei Maiden, Piece Of Mind, The Trooper mostra Eddie raffigurato come un Red Coat durante la Charge Of The Light Brigade. Questo simbolo di orgoglio nazionalista, lungi dall’essere sciovinista, è diventato un punto fermo nei live set dei Maiden, dove spesso vediamo il vecchio Brucey sventolare la bandiera del vero heavy metal britannico.
1983 – Piece of Mind
In netto contrasto con il giovane e sicuro di sé mostrato nel precedente singolo The Trooper, Piece of Mind – ci mostra un Eddie nei panni di un maniaco lobotomizzato e avvizzito.
1984 – Powerslave
Considerato da molti il miglior Eddie, Powerslave del 1984 effettua un soggiorno ai confini dell’Antico Egitto, dove Ed diventa un maestoso faraone egiziano. Non solo: la mascotte incarna una mummia fulminata per il poster del World Slavery Tour, rendendolo una delle rappresentazioni pittoriche più stravaganti di sempre della band. La cover:
1985 – Life After Death
Santo cazzo di palle! Questa è una copertina davvero tosta. Ecco Eddie completo dei suoi capelli selvaggi, infuriato con pura lussuria sfrenata da zombie che esplode dai suoi lombi in un’uscita esplosiva dalla tomba.
1991 – Fear of the Dark
Al posto di Derek Riggs subentra Melvyn Grant per la copertina del nuovo album dei Maiden, disegnata da un nuovo artista. Eddie si è trasformato in uno strano mostro arboreo, dimostrando che anche la natura può essere spaventosa.
1995 – The X Factor
Dal 1994 al 1999 Blaze Bayley, ex membro dei Wolfsbane, sostituì Bruce Dickinson al microfono mentre Dicko si allontanò dal gruppo per intraprendere una carriera da solista. Cosa significa questo per Eddie? Beh, è diventato una vittima lobotomizzata da sventramento. Probabilmente la copertina più cupa che la band abbia mai fatto: Eddie è bloccato su un tavolo operatorio con spiedini conficcati nelle sue guance scarne. La cover:
2010 – The Final Frontier
Un punto interrogativo incombe ancora sul fatto che si tratti effettivamente di Eddie. L’artista Melvyn Grant disse che si trattava semplicemente di un alieno.
Iron Maiden – 2021 – Senjutsu
Gli Iron Maiden si sono nuovamente affidati a Mark Wilkinson per creare la spettacolare copertina a tema Samurai per Senjutsu, nuovo album della band, uscito nel mese di settembre 2021, basata su un’idea di Steve Harris.