Robert Johnson: la carriera, la vita privata e le curiosità sul leggendario artista del delta blues, famoso per il suo ‘patto col diavolo’, oltre che per canzoni come Sweet Home Chicago.
La leggenda di Robert Johnson è di quelle che va oltre l’ambito della musica, per sfociare nell’esoterismo e nella cultura gotica a tutto tondo. Tra i padri fondatori del blues moderno, Robert è forse il più amato di sempre, il più rispettato ancora oggi e di certo il più affascinante. Riscopriamo insieme ciò che si conosce della vita di Robert Johnson, il bluesman che vendette l’anima al diavolo.
Chi era Robert Johnson: la biografia
Robert Leroy Johnson nacque a Hazlehurst, Mississippi, l’8 maggio 1911 sotto il segno del Toro. Frutto di una relazione extraconiugale di Julia Dodds con Noah Johnson, in seguito all’abbandono della moglie da parte del signor Charles Dodds, fin da piccolo Robert si appassionò alla musica. Il suo primo insegnante è il fratello, che gli fornì le basi per suonare l’armonica a bocca. Solo successivamente Robert passò alla chitarra. Dopo un breve periodo trascorso a Memphis, nel 1929 si sposò con Virginia Travis e si trasferì a Robinsonville.
L’anno dopo, però, la moglie morì nel partorire il loro primogenito, all’età di soli 16 anni. Una tragedia che sconvolse profondamente Johnson. Da quel momento divenne un donnaiolo e iniziò a bere. Si risposò nel 1931 con una certa Calletta Craft, ma l’amore per la musica portò i due ad allontanarsi fino a porre fine anche a questo matrimonio.
Al di là di queste poche vicende biografiche, quel che rimane di Robert è la leggenda più affascinante della storia del blues e non solo. Secondo quanto riferito, Johnson strinse a un certo punto della sua vita un patto col diavolo, concedendogli l’anima in cambio di un talento chitarristico straordinario.
Una voce, una diceria priva di fondamento. Forse. Ma negli anni diversi episodi hanno dato forma e consistenza a tale voce. Innanzitutto la sua incredibile tecnica chitarristica, basata sul fingerpicking (l’uso delle sole dita e non del plettro), la più suadente dell’intera scena delta blues. Ma anche la complessità delle strutture chitarristiche da lui immaginate e il contenuto dei suoi testi, che non di rado raccontavano episodi legati a spettri, demoni o menzionavano direttamente il suo patto col diavolo.
Di seguito l’audio di Crossroad, una delle canzoni di Robert Johnson più famose:
Se non bastassero queste ‘prove’ a rendere veritiera la sua storia, nel corso degli anni sono giunti diversi aneddoti che hanno quantomeno incuriosito gli appassionati. Pare infatti che diversi musicisti da lui frequentati testimoniassero la sua goffaggine iniziale nel suonare la chitarra. Insomma, prima della morte della moglie tutti concordano col ritenere Robert un artista mediocre.
Poi, d’un tratto, morta la moglie Johnson scomparve, per ritornare un anno dopo dotato di un talento eccezionale. Suonava come nessun altro era mai stato in grado di fare. Allora iniziarono a circolare le voci di un incontro misterioso avvenuto in un crocevia desolato, attorno alla mezzanotte, tra Robert e un uomo vestito di nero, che gli avrebbe donato il suo talento in cambio della sua anima…
Accanto a questa versione della storia, resta comunque viva una versione ‘ufficiale’ che non ha minor fascino. Pare infatti che nel corso del suo peregrinare dopo la morte della moglie Robert si fosse imbattuto in un bluesman di nome Ike Zinneman, che avrebbe accettato di fargli da maestro. Su questo artista però non si conosce praticamente nulla, se non una curiosa abitudine: sembra che fosse solito suonare tra le tombe nei cimiteri.
Di seguito l’audio di Sweet Home Chicago, altro classico del suo repertorio:
La morte di Robert Johnson
Se la vita di Robert Johnson continua a essere avvolta nel mistero, non meno enigmatica è la sua morte. L’artista scomparve il 16 agosto 1938 a Greenwood, in Mississippi, a soli 27 anni. Il motivo della sua morte non è mai però stato chiarito, e nel suo certificato di morte non compare alcuna causa, se non l’assenza di cure mediche nei momenti d’agonia.
Altre leggende del delta blues come Sonny Boy Williamson II e David Honeyboy Edwards raccontano di come, pochi giorni prima della sua morte, fossero andati a suonare insieme in un locale in cui, era chiaro a tutti, Robert se la intendeva con la moglie del proprietario. Lo stesso barista sembrava accettare la cosa, ma una sera, il 13 agosto, il comportamento dei due amanti fu talmente spudorato da mandarlo su tutte le furie.
Quella stessa sera, Robert bevve da una bottiglia di whisky già aperta, nonostante Sonny gli avesse consigliato di non farlo. Accompagnato a casa di un amico in condizioni tutt’altro che buone, mostrò fin da subito quelli che sembrarono segni di avvelenamento. Pochi giorni dopo morì, lasciando per sempre questo mondo.
Sai che…
– Le sue ventinove storiche registrazioni hanno ispirato centinaia di artisti: da Muddy Waters a Bob Dylan, dai Rolling Stones ai Cream, passando per gli Allman Brothers Band, Jimi Hendrix e i Led Zeppelin di Jimmy Page.
– È considerato il primo membro del Club 27, il gruppo di grandi nomi della musica morti all’età di 27 anni.
– Stando alle leggende che si ricorrono sulla figura di Robert, pare che fosse capace di riprodurre qualsiasi melodia ascoltata, anche senza attenzione, non sbagliando nemmeno una nota.
– Dov’è sepolto Robert Johnson? A Greenwood, la città in cui è morto, ma non si sa quale sia la sua tomba. A suo nome esistono infatti tre diverse lapidi.
– Alcuni appassionati ritengono che le registrazioni di Robert Johnson fossero aumentate in velocità di circa il 20%, anche perché, incise nella versione a noi arrivata, lo avrebbero costretto a posizioni chitarristiche piuttosto scomode. Un ‘trucco’ che però è impossibile da provare, essendo le fonti originali delle registrazioni andate perdute da tanti anni.
Di seguito Me and the Devil Blues di Robert Johnson:
FONTE FOTO: https://www.facebook.com/robertjohnsonblues