Renato Carosone: la carriera, la vita privata e le curiosità sul cantautore e pianista autore di successi come Torero, Tu vuò fà l’americano e ‘O sarracino.
Cantautore, pianista, direttore d’orchestra e compositore, Renato Carosone è stato uno dei veri geni della musica italiana. Artista di formazione classica e jazz, ma anche intriso della cultura della canzone napoletana, fu uno dei primi a innovare la musica leggera italiana, fondendola con i ritmi della tarantella, delle melodie africane e soprattutto di quelle provenienti dall’America. Andiamo a scoprire alcune curiosità su questo straordinario artista che ha rivoluzionato la musica italiana.
Chi era Renato Carosone: biografia e carriera
Renato Carusone, questo il vero nome di Carosone, nacque a Napoli il 3 gennaio 1920 sotto il segno del Capricorno. Fin da bambino manifestò la sua passione per la musica, cominciando a suonare il pianoforte della madre, morta quando aveva solo 7 anni.
Iniziò a studiare da piccolo sotto la guida del maestro Orfeo Albanese, prima di passare tra le mani di Vincenzo Romaniello e Celeste Capuana. Scrisse la sua prima canzone, Triki-trak, a 14 anni, e fece le sue prime esperienze da ragazzino suonando per l’Opera dei Pupi di don Ciro Perna. Durante l’adolescenza partì per l’Africa Orientale Italiana con una compagnia d’arte diretta da Aldo Russo. Dopo la fine dell’avventura della compagnia, Carosone decise di rimanere in Africa per suonare il pianoforte.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, venne chiamato alle armi e combatté sul fronte della Somalia Italiana. Proprio durante questi anni si costruì un repertorio guardando alle nuove sonorità americane, suonando per i soldati in cerca di svago.
Tornato in Italia, formò il Trio Carosone insieme al chitarrista Peter Van Wood e Gegè Di Giacomo, batterista e nipote del celebre poeta Salvatore. Fu una svolta. Arrivarono in questo periodo le prime vere soddisfazioni della sua carriera. Quando venne però abbandonato dal chitarrista, Renato decise di allargare il gruppo prendendo con sé altri musicisti.
Partecipò nel 1954 al Festival di Sanremo, piazzandosi terzo con …e la barca tornò sola, canzone interpretata da Gino Latilla e Franco Ricci. Il primo vero successo del cantautore napoletano arrivò però poco dopo Maruzzella, brano che divenne un must dei suoi spettacoli:
Nel 1956 ci fu la vera svolta della sua carriera. A Milano Renato incontrò il paroliere Nisa durante un concorso radiofonico diretto dalla Ricordi. I due iniziarono un fortunato sodalizio che diede vita a brani come Tu vuò fà l’americano, pezzo swing divenuto in poco tempo il più famoso del suo repertorio, ma anche Torero, Chella là e tanti altri ancora.
Il successo di questi brani di Carosone fu talmente importante, da portare Renato a raggiungere le classifiche di tutto il mondo, e gli aprì le porte della Carnegie Hall di New York, location che fino a quel momento era stata riservata solo alla musica classica e al jazzista Benny Goodman.
Tornati in Italia dal tour mondiale, Carosone e compagni si diedero da fare per scrivere altri brani destinati a restare nella leggenda. Tra questi ‘O sarracino e Caravan Petrol. Il 7 settembre 1959, al culmine del successo, Renato decise però di ritirarsi dalle scene, destando scandalo in tutta Italia. Al di là di qualche impegno internazionale e poche incisioni, Carosone tornò a esibirsi solo il 9 agosto 1975, suonando davanti alle telecamere del primo canale Rai.
Proprio in televisione decise di spiegare il perché del suo ritiro di oltre 15 anni. A quanto pare, in America aveva visto suonare i Platters, prevedendo l’esplosione dei cosiddetti ‘urlatori’, e aveva intuito che i gusti della gente stavano cambiando e che non ci sarebbe stato più grande spazio per la canzone tradizionale, di cui lui era stato un maestro, seppur molto innovativo.
Durante gli anni Ottanta tornò a incidere e a suonare dal vivo, dedicandosi a musica di ogni genere, dal pop alla classica, e nel 1989 fu protagonista anche sul palco del Festival di Sanremo con ‘Na canzuncella doce doce, brano che arrivò quattordicesimo. Gli anni Novanta continuarono su questa falsa riga e raggiunsero l’apice con il concerto di Capodanno 1998 in Piazza del Plebiscito a Napoli davanti a oltre 200mila persone.
Renato Carosone: la morte
Renato Carosone morì nel sonno il 20 maggio 2001 nella sua casa di Roma, in via Flaminia Vecchia. L’annuncio della sua dipartita fu dato da Maurizio Costanzo in diretta durante il programma Buona Domenica. Il funerale fu celebrato due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. Vi parteciparono circa 400mila persone, tra cui Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo, Mogol e Fiorello.
Ma dove si trova la tomba di Renato Carosone? Al Cimitero di Prima Porta, a Roma, non lontano da quelle di altri personaggi famosi come Enrico Berlinguer, Amintore Fanfani e Gigi Sabani.
La vita privata di Renato Carosone: moglie e figli
Durante il suo soggiorno africano, Renato Carosone conobbe la veneziana Italia Levidi, detta Lita. I due s’innamorarono e si sposarono il 2 gennaio 1938 a Massaua, in Eritrea. Il 28 maggio 1939 nacque il loro unico figlio, Giuseppe, detto Pino, che diverrà da adulto un ingegnere elettronico.
Sai che…
– Renato Carosone è, con Domenico Modugno, l’unico artista italiano che ha venduto dischi negli Stati Uniti senza cantare in inglese.
– Era un appassionato di pittura e s’iscrisse anche all’Accademia di belle arti di Brera.
– Nel 2021, per il centenario dalla nascita, la Rai lo ha omaggiato con un film, Carosello Carosone.
– Gigi D’Alessio, che ebbe in regalo da Carosone il proprio pianoforte, lo omaggiò dopo la dipartita con una canzone in sua memoria, Caro Renato, inserita nell’album Uno come te.
– Nel 2010 il suo celebre brano Tu vuò fà l’americano fu rielaborato in chiave dance dal duo australiano Yolanda Be Cool, nel brano We No Speak Americano, che divenne hit dell’estate e arrivò al primo posto di vendita in Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Germania e Austria.
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