Gary Moore: la carriera, la vita privata le canzoni e le curiosità sul bluesman nordirlandese che ha fatto la storia della chitarra.

Gary Moore è stato uno dei chitarristi di maggior talento della storia del blues e del rock. Un artista spesso sottovalutato, complice una carriera piena di alti e bassi, ma che ha saputo segnare un’epoca incidendo sul blues, sul rock, sull’hard rock, sul metal, ma anche sul jazz. Andiamo a scoprire alcune curiosità sul guitar hero dell’Irlanda del Nord.

Chi era Gary Moore: la biografia

Robert William Gary Moore nacque a Belfast, in Irlanda del Nord, il 4 aprile 1952 sotto il segno dell’Ariete. Figlio di un promoter, fu incoraggiato a diventare musicista fin da bambino. A soli 14 anni ottenne in regalo la sua prima chitarra professionale, un’acustica da destrorso, nonostante lui fosse sempre stato mancino.

chitarra elettrica rock
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La sua passione per la musica fu d’altronde alimentata fin dalla più tenera età dall’ascolto del rock and roll di Elvis e dei grandi successi dei Beatles. Si avvicinò al blues rock negli anni d’oro di Jimi Hendrix e di John Mayall. Sul finire degli anni Sessanta si trasferì a Dublino per fondare, sedicenne, una band sperimentale, gli Skid Row, in cui inizialmente figurava alla voce anche l’amico Phil Lynott.

Fin dall’inizio la band ebbe un discreto successo nella scena irlandese e riuscì ad arrivare a un contratto con la CBS Records. Pubblicò così il suo album di debutto, Skid, nel 1970. Dopo un altro album, 34 hours, Gary decise però di abbandonare il progetto, improvvisamente, per dedicarsi alla carriera solista.

Debuttò così nel 1973 con l’album Grinding Stone. Fu però solo con l’aiuto di Lynott che la sua carriera solista riuscì a ingranare. I due registrarono infatti insieme la celebre Parisienne Walkways nel 1978, raggiungendo un successo straordinario grazie all’intensità blues di Gary e alla voce rock di Phil:

Nel frattempo Gary suonò comunque in varie formazioni: dagli stessi Thin Lizzy ai Colosseum II. Non tralasciò però mai la sua carriera solista, che anzi ebeb un grande impulso negli anni Ottanta con una serie di album che mescolavano blues e rock, AOR e metal, con risultati straordinari: da Corridors of Power del 1982 ad After the War del 1989 Gary sfornò alcuni dei suoi più grandi capolavori. Di questo periodo è una delle sue canzoni più famose, Over the Hills and Far Away:

Terminato questo sfogo hard rock della sua carriera, nel 1990 Moore decise di dedicarsi con maggior dedizione alla passione che mai lo aveva veramente abbandonato: quella per il blues. Nacque così uno degli album più amati della sua discografia: Still Got the Blues, un lavoro nato con il contributo di leggende come Albert King, Albert Collins e George Harrison. Di seguito la title track:

Per tutti gli anni Novanta e anche nel nuovo millennio si alternò così tra blues, musica colta e momenti di puro hard rock, dedicandosi di tanto in tanto ad alcuni progetti alternativi come gli Scars e il One World Project, quest’ultimo per raccogliere fondi in aiuto delle popolazioni colpite dallo tsunami del 2004.

La morte di Gary Moore

Negli anni Duemila, al termine di un lungo tour mondiale in cui aveva anche rispolverato, dopo quasi vent’anni, il suo repertorio hard rock dal vivo, Gary annunciò di volersi prendere una pausa per poter scrivere due album, uno rock e uno blues.

Progetti cui non riuscì a dare alcun seguito. Morì infatti improvvisamente in una camera d’albergo del Kempinski Hotel durante una vacanza a Estepona, in Spagna, stroncato da un infarto in seguito a una serata di bagordi e alcol il 6 febbraio 2011.

La sua scomparsa lasciò sgomenti molti degli artisti che con lui avevano avuto a che fare, tra cui Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Bob Geldof, Glenn Hughes, Bryan Adams e altri ancora. Alla fine, comunque, l’album blues che aveva in cantiere riuscì a vedere la luce, postumo, nel 2011. Nulla si è più saputo del suo ultimo progetto rock.

Gary Moore: la discografia da solista in studio

1973 – Grinding Stone

1978 – Back on the Streets

1979 – G-Force

1982 – Corridors of Power

1983 – Victims of the Future

1984 – Dirty Fingers

1985 – Run for Cover

1987 – Wild Frontier

1989 – After the War

1990 – Still Got the Blues

1992 – Blues Alive

1992 – After Hours

1995 – Blues for Greeny

1997 – Dark Days in Paradise

1999 – A Different Beat

2001 – Back to the Blues

2004 – Power of the Blues

2006 – Old New Ballads Blues

2007 – Close as You Get

2008 – Bad for You Baby

2012 – Blues for Jimi – Live

La vita privata di Gary Moore: moglie e figli

Gary ebbe da una relazione sul finire degli anni Sessanta una figlia, Saoirse. Fu poi sposato dal 1985 al 1993 con Kerry Booth. I due ebbero due figli, Jack e Gus. Dal 1997 ha vissuto con la sua ultima fidanzata, Jo. I due hanno avuto un’altra figlia, Lily, nata nel 1998.

Sai che…

– Ha collaborato nel corso della sua carriera con artisti come Phil Lynott, B.B. King, Greg Lake, George Harrison, Ginger Baker, Bob Dylan, Ozzy Osbourne, Andrew Lloyd Webber e tanti altri ancora.

– Nel 1987 partecipò al Ferry Aid, un progetto benefico simile a quello che aveva dato al Band Aid, suonando l’assolo di chitarra insieme a Mark Knopfler in una nuova versione di Let It Be dei Beatles.

– Il suo mentore fu il chitarrista dei Fleetwood Mac Peter Green.

– Dichiarò sempre di avere maggiori difficoltà a scrivere i testi delle proprie canzoni che a comporre la musica.

– Ha influenzato lo stile di chitarristi del calibro di Randy Rhoads, John Sykes, Kirk Hammett, John Norum, Joe Bonamassa, Zakk Wylde e tanti altri ancora.

Di seguito The Loner, una delle canzoni di Gary Moore più famose:

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ultimo aggiornamento: 6 Febbraio 2023 9:09


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