Vittorio Sgarbi diventa sottosegretario alla Cultura e chiama Morgan con sé: il cantautore non si tira indietro.
Un non-politico come Morgan è pronto a fare politica. Il cantante brianzolo ha risposto sì alla chiamata di Vittorio Sgarbi. In queste fasi di “restaurazione” da parte del nuovo governo Meloni, il noto critico d’arte è stato nominato sottosegretario alla Cultura, e in questa nuova veste ha scelto di chiamare a sé Morgan, per conferirgli un dipartimento dedicato alla musica. Una proposta che ha galvanizzato l’artista dei Bluvertigo, che ha accettato con grande entusiasmo, scherzando in un’intervista al Corriere della Sera: “Il nostro primo decreto sarà per abolire la trap“.
Morgan collabora con Sgarbi per la Cultura?
Nella visione dell’ex giudice di X Factor, già più volte illustrata nel corso degli anni, uno dei problemi della nostra Italia non sta tanto nei sintomi, quanto nella radice, ovvero nella mancata valorizzazione culturale dell’enorme patrimonio a nostra disposizione. Una valorizzazione che potrebbe arrivare grazie alla nuova nomina di Sgarbi, uomo dalla “visione luminosa“, in grado di mettere a frutto il progetto di rinascita culturale attraverso il patrimonio non valorizzato.
Per cambiare le cose ci vuole coraggio. Un ingrediente che, per Morgan, a questo governo non manca: “Sgarbi lo ha avuto, io ce l’ho e l’ha avuto anche Giorgia Meloni. Per mettere Sgarbi dove è stato messo ci vuole una grande intelligenza anche, è stata una bellissima mossa. Perché lui farà bene non solo ai simpatizzanti del governo, ma a tutti“.
Morgan e la cultura oltre l’ideologia
Già in passato fiducioso sulle possibilità di Giorgia Meloni come nuova premier italiana, anche in quest’ultima intervista Castoldi ha deciso di sottolineare come il suo sia un ruolo apolitico, super partes, come tutta la cultura, nella sua visione: “Vasco Rossi è di destra o di sinistra? Beethoven era di destra o di sinistra? L’arte è di tutti gli esseri umani“.
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Entrando nel concreto di ciò che vorrebbe fare nel mondo della musica, Morgan sembra avere le idee chiare, in linea di massima: “C’è bisogno di una riforma discografica, va presa in mano la situazione musicale, anche attraverso delle regole, sia che si parli di Sanremo come dei talent show“.
Secondo lui la musica popolare deve tornare ad avere una dignità culturale, deve essere tolta dalle “grinfie della tv“. Una televisione che, soprattutto attraverso il Servizio pubblico, continua a trascurare le “intelligenze” e ad abbassare di continuo il “livello” del messaggio. Insomma, se qualcuno non lo fermerà (ed è una cosa che ammette di temere), Morgan è pronto ad attuare una vera rivoluzione. Scopriremo solo col tempo se alle parole seguiranno anche i fatti.