Esclusiva - Simona Molinari: «Una donna classica ed elegante»
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Esclusiva – Simona Molinari: «Una donna classica ed elegante»

Simona Molinari_foto di Alessandro Rabboni

Vincitrice di SanremoLab nel 2008 per tutti questi anni Simona Molinari è rimasta fedele alla sua linea musicale. Nel dicembre scorso ha pubblicato il suo ultimo album Casa Mia.

In esclusiva ai microfoni della nostra inviata Carmen De Sio Simona Molinari

“Dopo tanta strada fatta…torno a”

“CASA MIA” è il tuo nuovo album che come tu stessa hai dichiarato segna anche il ritorno alle tue origini, quelle jazz. Com’è nata questa esigenza?

“E’ sicuramente nata dal fatto che l’anno scorso ho realizzato uno spettacolo/tributo ad Ella Fitzgerald con il quale ho girato tutta Italia e molti mi hanno chiesto se avrei fatto o meno un disco di questo show. In realtà inizialmente il progetto era nato così ma poi mi sono detta chissà quanti altri dischi di questo genere reinterpretando alcuni standard jazz avrei fatto e quindi ho deciso di mettere dentro tutte le cose che mi piacevano come “SMOKE GETS IN YOUR EYES” ma anche “Quizás Quizás Quizás” e naturalmente tutto riarrangiato a mio modo. “CASA MIA” è un po’ anche il genere che facevo ancora prima di intraprendere la strada discografica, è il repertorio con il quale mi sono formata e sul quale mi sono appassionata a questo mestiere”.
Il primo singolo estratto dal disco è “SMOKE GETS IN YOUR EYES” il cui video, diretto da Giacomo Triglia, è stato girato a casa tua. Di chi è stata questa idea?
“L’idea è stata mia proprio perché volevo dare un senso di calore e di focolare e non avrei potuto rappresentare al meglio questa sensazione se non a casa mia” .
Sei giovanissima eppure nel corso della tua carriera hai collaborato con artisti di fama mondiale, cosa hai appreso da ciascuno di loro e quali fra questi ti ha emozionato particolarmente?

“Da ognuno è stato un piccolo tratto di strada fatto insieme dal quale ho appreso molto. In Ornella Vanoni ho ammirato la tenacia e il carisma che sa esprimere sul palcoscenico, da Fabrizio Bosso ho apprezzato il suo voler continuare a studiare e perfezionarsi ogni giorno. Forse però, la collaborazione che mi ha più emozionato è stata quella con Peter Cincotti. Abbiamo la stessa età ma quello che mi ha colpito è che nonostante siamo a due capi estremi del mondo, lui a New York ed io in Italia, entrambi avevamo la stessa idea di musica e le stesse visioni su molte cose.E’ stata una comunicazione pura e vera sul palco, lui suonava ed io cantavo”.

A breve ripartirà il Festival di Sanremo e tu hai calcato il palco dell’Ariston diverse volte, che ricordo hai di quell’esperienze?

“Ho un ricordo diverso per ogni anno al quale vi ho preso parte ossia due Sanremo giovani, un Sanremo big e poi anche un Sanremo come ospite. La prima volta ero in uno stato d’incoscienza esagerata anche se poi mi prendevo molto sul serio, la seconda volta è stata quella con Peter Cincotti che definisco puro divertimento. Forse ho portato un brano non proprio in rima con il target di Sanremo ma l’ho vissuta con lo stesso spirito della canzone, spensierato. Poi ho partecipato come ospite di Renzo Rubino all’edizione del 2014 e forse è stato la volta più emozionante anche per via del brano stesso. Credo che tutto sia abbastanza dipeso dai brani che riuscivano a mettermi in uno stato d’animo piuttosto che in un altro”.

Quest’anno sarai una spettatrice invece?

“Esatto, quest’anno me ne starò sul divano di casa mia a seguirmelo da telespettatrice e forse credo sia anche il ruolo più bello perché puoi veramente goderti a fondo lo spettacolo. Quando sei dietro le quinte hai un’idea di quello che arriva a casa ma quando sei una spettatrice ti rendi davvero conto di quello che la tv fa arrivare. E’ tutto molto diverso che accade in teatro e quello che si percepisce dal piccolo schermo. Da spettatrice ti rendi conto davvero di come funziona, ed è una crescita anche questo guardare il festival di Sanremo da casa”.

C’è qualcuno che seguirai con maggiore attenzione quest’anno fra i Big?

“In realtà ci sono delle persone con cui ho avuto già modo di lavorare e che mi incuriosiscono molto, sto parlando di Elio e Le storie tese ma anche di Morgan che ho avuto l’opportunità di conoscere nel programma di Massimo Ranieri. Per quanto riguarda invece i più giovani sono non vedo l’ora di ascoltare il brano di Francesca Michielin che credo sia una bravissima interprete”.

A tal proposito tu li segui i Talent Show? Hai qualche pregiudizio in merito?

“In adolescenza mi sarebbe piaciuto prendervi parte, magari quando non scrivevo ancora dei testi miei. Ultimamente sono onesta non guardo molto la tv e di conseguenza mi capita raramente di seguirli ma non ho nessun pregiudizio in merito, anzi. Credo che da interprete i talent siano una bella strada da seguire, un’opportunità che oggi inutile negare può rivelarsi davvero un grande aiuto per la carriera di un’artista emergente ma anche una grande fine. Per uno che se ne salva altri diventano praticamente carne da macello. Credo sia importante partecipare ad un talent ma farlo quando si è realmente pronti soprattutto psicologicamente a subire tutto quello che ne consegue in maniera positiva e anche negativa. Inoltre bisogna arrivare ad un talent preparati ed avere chiaro in mente quello che significa questo mestiere”.

Nella scorsa primavera hai presentato la fortunata tournée legata al progetto live “Loving Ella”. Cosa ti porti oggi di quell’esperienza e quanto ti ha arricchito?

“Loving Ella è stato un concerto tributo a questa donna che mi ha fatto appassionare molto a questo genere musicale. Ho cominciato a leggere tutta la sua storia e a cercare le canzoni che potevano rendere bene e meglio questo personaggio. Lo spettacolo consisteva proprio in un racconto della sua vita che era un po’ anche un percorso narrativo dove io parlavo e cantavo ed è stato bellissimo. Di quest’esperienza mi porto la sintesi di quel concerto ossia ho cercato di capire cosa mi appassionasse così tanto di quella cantante che ascoltavo da bambina e che mi affascinava. Ho capito che era lo spirito con il quale Ella Fitzgerald si esibiva, nonostante avesse avuto una vita complicatissima come tutti i cantanti neri di quell’epoca, sul palco lasciava da parte le emozioni legate al suo dolore e si proiettava esclusivamente verso al pubblico con l’intento di divertirlo ed entusiasmarlo. Un’artista che riusciva a cantare con una sorta di ottimismo che forse da una donna nera di quel tempo non ti aspetti. E questo è anche quello che vorrei fare io con la mia musica. Le mie melodie non credo siano adatta a quelli che si vogliono crogiolare nella sofferenza, mi piacerebbe invece fare musica per chi sta bene, altrimenti chi ci pensa a quelli che stanno bene?”.

 

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ultimo aggiornamento: 24 Marzo 2016 15:10

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