Itpop: che cos’è il genere che ha conquistato le classifiche italiane negli ultimi tre anni trascinato da fenomeni come Calcutta e i Thegiornalisti.
Quando si parla di indie, in Italia, si parla di Itpop. Almeno a livello mainstream. Chi infatti non conosce i Thegiornalisti di Tommaso Paradiso, Calcutta e gli Ex-Otago? Eppure, l’indie ha una storia già più che decennale in Italia, con radici che provengono dall’alternative rock e quindi dal britpop e dall’indie rock d’Oltreoceano. Per fare il grande salto nella scena musicale nostrana, però, questo genere-non genere ha dovuto spogliarsi di alcune caratteristiche, assumendone altre più melodiche e diventando qualcosa di diverso. L’Itpop, appunto.
Andiamo a scoprire insieme qualcosa in più sul genere che, con la trap, ha dominato in Italia negli ultimi anni, relegando a ruoli di comprimari i grandi nomi del pop puramente melodico. E proviamo a capire quale futuro potrà avere…
Che cos’è l’Itpop: la storia del genere
Partiamo dalle basi. L’Itpop nasce come figlio un po’ (tanto) illegittimo dell’indie alternative italiano, quello di nomi come gli Zen Circus (sì, quelli ammirati a Sanremo nel 2019) e i Ministri. Rispetto al predecessore, però, l’Itpop, come il pop, si è fatto un bel bagno nelle sonorità morbide che tanto piacciono al pubblico italiano, diventando pienamente fruibile per le radio.
Detto che si è passati da un approccio piano e chitarra a uno sviluppo più elettronico, oggi, o meglio negli ultimi anni, l’Itpop è un’etichetta creata artificialmente e che racchiude al suo interno tante anime molto differenti fra loro: ci sono dentro i trapper indie, ci sono i cantautori indie, ci i gruppie indie. Insomma, c’è di tutto e di più.
Tra i filoni principali dell’Itpop c’è quello che richiama elementi romantici di un’altra epoca, presi dagli anni Ottanta: e qui ci possiamo mettere i lavori principali dei Thegiornalisti (quelli della prima ora soprattutto) ma anche degli Ex-Otago. Musicalmente al pop, dalle caratteristiche un po’ vintage, si associano ritmi funky e un letto importante di sintetizzatori. Un esempio? Proviamo con un pezzone di quelli famosi: Completamente.
Un’altra corrente molto corposa è quella dei trapper che hanno abbandonato, almeno in parte, la trap pura e il rap per dedicarsi a un genere molto più melodico. Un nome su tutti? Coez, ovviamente. Ma ci si può mettere dentro anche Carl Brave x Franco126, sia nella loro versione in duo sia in quella individuale.
Anche qui di esempi ce ne sono tantissimi e anche di buon livello. Riascoltiamo La musica non c’è:
C’è quindi la versione cantautorale dell’Itpop, che ha diverse anime al suo interno in realtà. Basti pensare a Calcutta, un personaggio davvero unico nel suo genere, quasi indefinibile, o a Motta, che richiama invece molto del cantautorato classico e tradizionale italiano, pur con una vena molto attuale.
Riascoltiamo insieme Pesto di Calcutta:
I temi dell’Itpop
Va detto che, storicamente, tutto l’indie pop italiano, prima ancora della nascita dell’etichetta che la racchiude in un unico nome, deve la sua nascita o molta della sua gestazione a Niccolò Contessa de I Cani. Da qui parte quell’analisi tematica del disagio. Ecco, disagio è una parola che ricorre molto nell’Itpop italiano.
Lo specchio di una fetta di gioventù (dai venti ai quaranta?) italiana che si trova dispersa in un momento storico senza prospettive e privo di sogni. Ansia e disagio sono quindi i sentimenti che più accomunano una fetta importante degli ascoltatori di musica italiani, che trovano in questi nuovi eroi dell’indie lo specchio della propria vita.
Dal disagio si parte per arrivare a una depressione che però è alla moda, accetta e accettabile in un certo senso. Per arrivare all’indolenza, a una voglia di fare, ma senza voglia di fare. A un sentimentalismo superficiale e retrò. E poi c’è dell’altro, molto altro. Perché ogni artista ci mette del suo, con la sua vita e i suoi motivi di disagio.
Il futuro dell’It… sempre più pop
Dopo almeno tre anni di bombardamento indie e Itpop, come la trap, anche questo genere sta perdendo colpi. O meglio, si è standardizzato. Non è più una novità, ma questo è normale. Ha fatto tanti proseliti, forse troppi, e ha ‘itpoppizzato’ pure il pop puro.
Basti pensare ai tanti artisti che della canzone tradizionale che si sono affidati ai grandi nomi di questa scena: da Francesca Michielin a Emma Marrone, passando per Elisa e Ligabue. Ecco, ora che il muro anche lessicale del pop tradizionale è stato abbattuto dall’ondata di quotidianità e disagio dell’indie, anche l’indie ha bisogno di capire dove andare. Staremo a vedere insieme quale sarà la sua strada.