Bob Marley ci fatto amare la musica reggae: la sua morte non ha mai spento l’amore per la sua opera e per i suoi messaggi…
Bob Marley, insignito del prestigioso Jamaica Order of Merit poco dopo la sua morte, se n’è andato a Miami l’11 maggio del 1981, ormai 36 anni fa. Eppure, ancora oggi i suoi album sono stra-venduti, la sua musica è suonata in ogni parte del mondo e la sua immagine campeggia praticamente ovunque. Stroncato da un melanoma al piede destro, che gli cresceva sotto l’unghia dell’alluce, poco prima di esalare l’ultimo respiro volle parlare con i suoi numerosi figli e le sue ultime parole colpirono in particolare il figlio Ziggy Marley; fu a lui che disse una frase semplice, ma pregna di significato: “Money can’t buy life” (“i soldi non possono comprare la vita”).
Una leggenda senza tempo
La carriera di Bob Marley cominciò nel 1961 con il suo primo singolo Judge Not, che fu prodotto da Leslie Kong. Lo scarsissimo successo di questo brano portò Bob a decidere, qualche anno più tardi, di formare la band The Wailers. Dieci anni dopo la band fu sciolta e riformata con altri musicisti, ma Bob continuò a incidere album usando il nome Bob Marley and The Wailers. Innumerevoli i suoi brani di successo, da No Woman, No Cry a Could You Be loved, da Get Up, Stand Up a No More Trouble, fino al capolavoro Redemption Song, che scrisse poco dopo aver appreso di essere malato di tumore. Un messaggio potente, quello del brano, che parla appunto di liberazione dalla schiavitù, di cui sono state vittime le popolazioni africane. Ma si parla anche di una schiavitù interiore e spirituale, come in una grande e dolorosa metafora.
“Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezzosangue, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, né per l’uomo bianco né per l’uomo nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato sia dal nero che dal bianco.”