Il rapporto altalenante tra i Pink Floyd e le classifiche italiane: successi inaspettati, delusioni iniziali e riconoscimenti tardivi.
I Pink Floyd, nonostante il loro status leggendario, hanno vissuto un percorso complesso nelle classifiche italiane, con risultati che spesso hanno sorpreso i fan. Contrariamente alle aspettative, gli album più iconici non sono stati sempre i più amati dal pubblico italiano nel momento della loro uscita.
Questo ha reso il loro viaggio musicale in Italia una storia di successi inaspettati e riconoscimenti tardivi. Dalle difficoltà iniziali degli anni ’60, passando per l’esplosione di popolarità negli anni ’70, fino ai riconoscimenti ottenuti solo grazie alle ristampe, i Pink Floyd hanno avuto un **rapporto altalenante** con l’Italia, che riflette la loro capacità di rimanere rilevanti nel tempo.
Gli esordi difficili e la lotta per emergere nella scena musicale italiana
Nel 1967, quando i Pink Floyd debuttarono con ‘The Piper at the Gates of Dawn’, il panorama musicale italiano era dominato da artisti locali come Gianni Morandi e Caterina Caselli. Questo contesto altamente competitivo rese difficile per i Pink Floyd ottenere un’immediata visibilità nelle classifiche italiane. Infatti, l’album non entrò nella top 100 fino all’edizione del 40ennale, quando raggiunse il primo posto tra i vinili.

Anche ‘A Saucerful of Secrets’ non riuscì a emergere al momento della sua pubblicazione, ma nel 1971, a seguito dell’inclusione di tre brani nella colonna sonora di ‘Zabriskie Point’, il nome della band cominciò a farsi strada in Italia, raggiungendo il 20° posto nella classifica annuale del 1970.
Il periodo d’oro: dal successo di ‘The Dark Side of the Moon’ a ‘The Final Cut’
Il vero **punto di svolta** per i Pink Floyd in Italia arrivò con ‘The Dark Side of the Moon’, il primo album della band a conquistare la vetta delle classifiche italiane. Questo rappresentò l’inizio di un decennio di successi, con album come ‘Wish You Were Here’, ‘Animals’ e ‘The Wall’ che continuarono a scalare le classifiche. Inaspettatamente, ‘The Final Cut’ del 1983 raggiunse il primo posto in Italia, un risultato sorprendente considerando le tensioni interne alla band e le recensioni contrastanti ricevute in altri paesi. Questo consolidò ulteriormente il legame tra i Pink Floyd e il pubblico italiano, dimostrando che la loro musica aveva trovato uno spazio significativo nei cuori degli ascoltatori.
Riconoscimenti postumi: il valore delle ristampe
Gli album dei Pink Floyd hanno ricevuto **riconoscimenti tardivi** in Italia, con alcuni che entrarono in classifica solo anni dopo la loro pubblicazione originale. ‘More‘, ad esempio, non entrò mai in classifica fino alla ristampa del 2016, quando fece il suo ingresso al 43° posto. Allo stesso modo, ‘Ummagumma’ ottenne un riconoscimento solo grazie alla ristampa in vinile dello stesso anno.
Questi eventi sottolineano come il rapporto tra i Pink Floyd e le classifiche italiane sia stato complesso e variegato. Il successo postumo delle ristampe dimostra l’**influenza duratura** della band nel panorama musicale italiano, una testimonianza del loro impatto profondo e continuo sulla cultura musicale del paese.