Interessante intervista con Marirosa Fedele: alla scoperta del mondo nascosto dietro la bellezza di Cuciti gli occhi
A tu per tu con Marirosa Fedele, una delle rivelazioni della musica emergente nostrana:
Prima domanda: quello che più colpisce forse è l’incontro vincente della musica pop con il ritmo latino-americano. Come sei arrivata alla conquista di questo suono, qual è stato il tuo percorso, dagli autori che ti hanno ispirata ai tuoi primi passi?
Il mio percorso musicale è iniziato all’età di 13 anni, quando mio padre mi comprò una chitarra. Iniziai a suonare le prime canzoni, a conoscere i tantissimi artisti a cui ancora oggi sono legata musicalmente e dopo diverso tempo anche a scrivere e sperimentare. I primi artisti che ho avuto modo di studiare sono stati Santana, Jobim, Vinicius De Moraes, Mina, Ornella Vanoni, poi ho conosciuto ed amato le canzoni dei cantautori italiani, degli artisti americani e grazie a tutti questi ascolti e studi ho iniziato a costruire pian piano, giorno dopo giorno il mio piccolo mondo musicale, un mondo fatto di curiosità, di sperimentazione e di racconto…
Il filo conduttore del tuo disco è sicuramente quello dell’amore, trattato però con un pizzico di ironia nonostante le difficoltà dei due amanti protagonisti dell’album. Una scelta particolare se pensiamo alla tradizione italiana dove solitamente emergono sentimenti piuttosto negativi. Allora ti chiedo, cos’è per te l’amore e che amante è Marirosa?
Si, è vero ho scelto una descrizione ironica rispetto ai tanti sentimenti negativi che vengono espressi nelle diverse canzoni italiane semplicemente perché sono una persona ironica, a cui piace sorridere, far sorridere e perché fa parte un po’ della cultura brasiliana. Se pensiamo alla canzone Aguas De Marco e a come Jobim ed Elis Regina cantano con il sorriso questa canzone “metafora di una fine”, in cui il senso lo ritrovano nella “pioggia di marzo” che è promessa di vita, mi fa pensare a quanto a volte sia importante vedere la vita con occhi diversi.
Cuciti gli occhi è il tuo secondo album: quanto sei cresciuta dalla prima esperienza e in cosa?
Sono cresciuta molto dalla mia prima esperienza, soprattutto da un punto di vista compositivo e di scrittura.
E invece cosa ti manca delle emozioni vissute quando muovevi i primi passi e incidevi le prime tracce sul primo disco?
Quando ho inciso il primo EP Burattino di Asterischi venivo già da diverse esperienze in studio, infatti ricordo la forte tensione, ma se parliamo proprio della primissima esperienza in studio ti dico l’incertezza. Ricordo che fu davvero un’emozione grandissima perché non avevo mai ascoltato la mia voce attraverso un microfono e soprattutto non sapevo come si stesse davanti ad un microfono in studio e ricordo la paura mista a gioia…
Che programmi hai e cosa ti aspetti dal domani?
Far conoscere la mia musica in giro è il desiderio principale, infatti a fine maggio inizierà un tour che toccherà diverse città italiane e non vedo l’ora… Dal domani invece mi aspetto di poter continuare a lavorare a questo progetto latin pop (partito qualche anno fa) con la stessa passione e tenacia di oggi!