Sanremo 2019: le pagelle della prima serata del Festival
Vai al contenuto

Sanremo 2019: le pagelle della prima serata

Daniele Silvestri

Le pagelle degli artisti in gara dopo la prima serata di Sanremo 2019.

La prima serata del Festival di Sanremo, quella inaugurale, un vero pugno nello stomaco con 24 brani inediti ascoltati dall’inizio alla fine, è andata in archivio. Tra conferme e sorprese, non sono mancate le emozioni sul palco più importante della musica italiana.

Ecco le nostre pagelle di questo inizio di Sanremo 2019. Dopo un solo ascolto il giudizio è ovviamente parziale, e riferito più alla performance della serata che non alla canzone in sé. Ci sarà tempo per confermare le prime impressioni, ma un’idea generale ce la siamo fatta. Scopriamo insieme quali sono gli artisti che ci hanno convinto di più, nell’ordine con cui si sono presentati sul palco.

Daniele Silvestri
Fonte Foto: https://www.facebook.com/danielesilvestriofficial/

Sanremo 2019: le pagelle della prima serata

Fuori concorso si sono esibiti nella serata di ieri tre grandi voci: Andrea Bocelli, il figlio Matteo e la splendida Giorgia. Diamo un voto anche a loro? Il tenore strappa un 8 convinto: ci ha regalato come al solito emozioni e brividi. A Matteo un 7 pieno: non è ancora il padre, ma il ragazzo ha tutto per poter sfondare. E la cantante romana? 9. Senza ombra di dubbio è stata la miglior performer della serata. Da far imbarazzare alcuni concorrenti…

Francesco Renga: 5

Prestazione non all’altezza delle sue qualità (ma rompere il ghiaccio non è mai semplice), e canzone al primo ascolto piatta e priva di mordente. Si poteva fare di più.

Nino D’Angelo e Livio Cori: 6

Sufficienza d’incoraggiamento. Con un po’ di autotune e l’esperienza di Nino, il brano regge. Sembra sperimentale e azzardato, un vero incontro tra mondi apparentemente lontani. Da riascoltare con attenzione.

Nek: 7

Come Renga, anche Nek porta un brano in linea con il suo repertorio più recente. Ma il ritornello funziona, e la sua performance non risente dell’emozione. Che sia il suo anno?

Zen Circus: 7

Lo sfrontato Appino paga un po’ di emozione. Una canzone senza ritornello, a Sanremo, è un grande azzardo. Ma con l’aiuto della coreografia la band mette su uno spettacolo molto interessante e fuori dagli schemi consueti.

Il Volo: 6

La svolta pop definitiva del trio di ‘tenorini’ è arrivata. Per fortuna. La canzone sembra migliore rispetto a Grande amore, con cui vinsero nel 2015. Ed è già un’ottima notizia.

Loredana Bertè: 7

Una Bertè in versione Vasco Rossi canta con sofferenza e menefreghismo il pezzo musicalmente interessante (ma non originale) di Curreri. L’esperienza in questo caso fa la differenza.

Daniele Silvestri (con Rancore): 8

Il pezzo va riascoltato con grande calma. La prima impressione è che si avvicini al capolavoro. C’è tutto: testo, musica, sperimentazione, teatro. Rancore non è un plus, ma un elemento necessario alla riuscita del brano. Se non dovesse vincere (almeno) il Premio della Critica sarebbe uno scandalo.

Federica Carta e Shade: 6

Onestamente, le aspettative per il duo di Irraggiungibile erano basse. Ma il pezzo regge, ha un ottimo ritornello e tutto sommato la loro alchimia si nota. Sufficienza meritata.

Ultimo: 7

Su di lui c’erano pochi dubbi. Con un look tetro ma elegante e una dose di superbia guadagnata sul campo, Ultimo presenta un pezzo sinceramente sofferto e lo canta alla sua maniera. Al di là di alcuni cliché, la sua performance convince appieno.

Paola Turci: 7

Consueta classe e raffinatezza per Paola, che canta una ‘sua’ canzone e lo fa come ce lo saremmo aspettati. Andrà rivalutata con calma, ma la prima impressione è che la strada sia quella giusta.

Motta: 5

Paga l’emozione, forse. Paga una canzone non semplice. Paga le aspettative, molto grandi, che pesano sulle sue spalle. Ma da Motta ci si attendeva qualcosa in più. Il brano non è di quelli che si possono valutare con un ascolto, ma la prima impressione è mediocre. La speranza è che le serate successive ci aiutino a cambiare giudizio.

Boomdabash: 6

Prendi l’estate e portala a Sanremo. Bello ascoltare sul palco dei ritmi reggae, ma il brano non ha pretese e si adagia su una sufficienza piena e difficile da spostare in su o in giù.

Patty Pravo e Briga: 4

Parzialmente giustificati dai problemi tecnici che ne hanno ritardato l’esibizione, la signora Pravo e Briga non convincono per nulla. Il brano sembra molto debole, e il loro duetto non è credibile. C’erano tanti dubbi sulla loro performance in coppia: li hanno confermati tutti.

Simone Cristicchi: 7

Impossibile non paragonare ogni brano di Cristicchi a Ti regalerò una rosa. Quella magia non può essere ripetuta, ma un Simone molto più maturo e maestro nel tenere il palcoscenico regala emozioni vere e intense anche con un brano apparentemente ricco di retorica d’amore.

Achille Lauro: 6

Un sei d’incoraggiamento al trapper che ha il coraggio di utilizzare solo per pochi secondi l’autotune. Il suo rock annacquato e parzialmente trasgressivo non convince appieno, ma non fa nemmeno venire la pelle d’oca.

Arisa: 6

Sufficienza per la performance, forse la migliore della serata (ma da Arisa non ci si aspetta nulla di diverso). La canzone, seppur allegrotta, sembra però una delle peggiori del Festival. Andrà rivalutata con calma.

Negrita: 7

I soliti Negrita, anche se il loro rock è più cantautorale e intimo in questa versione sanremese del 2019. Per il momento sono una delle conferme di questo Festival, anche se una loro vittoria appare complicatissima.

Ghemon: 7

Lascia da parte il rap, come nelle sue ultime uscite discografiche, per riscoprirsi uno dei soulman più talentuosi della nostra scena urban/R&B. Non è piaciuto al pubblico, ma poco importa. La sua apparizione al Festival rimarrà una ventata d’aria fresca.

Einar: 4

Canta benino, nonostante l’emozione del palco. Ma francamente non è ancora questo il suo posto, e la sua canzone al primo ascolto sembra banale e scontata non meno di Centomila volte.

Ex-Otago: 5

Di indie c’è ben poco in questo pezzo pop degli Ex-Otago, da cui era lecito attendersi un po’ di coraggio in più. C’è il retrogusto dell’occasione sprecata…

Anna Tatangelo: 5

Aveva dichiarato a chiunque che sul palco di Sanremo avremmo visto una nuova Anna. Per ora, di nuovo c’era solo l’intrigante vestito. La canzone è in linea con il suo repertorio di ballads, la sua performance è più che buona (una delle migliori della serata, ma non è una novità), però se si gonfiano le aspettative bisogna poi non deluderle.

Irama: 6

Avremmo voluto dare 5, perché la sua canzone sembra in tutto e per tutto una Mary (dei Gemelli DiVersi) 2.0, con tanto di coro gospel e assolo di voce. Manca l’originalità, ma Irama la interpreta bene e, affrontando un tema tanto delicato, dimostra voglia di maturare. Solo così riesce a strappare la sufficienza. Ma risicata.

Enrico Nigiotti: 7

Un brano delicato e sincero quello di Nigiotti, che al primo ascolto sembra aver centrato l’obiettivo. Ottima anche la sua interpretazione. Si vede che c’è sentimento. Occhio a non rovinare tutto nelle prossime serate!

Mahmood: 7

Un brano giovane da un giovane artista. Bello il testo, bella l’interpretazione (con tanto di autotune), intrigante l’arrangiamento. Una conferma importante da parte di un artista che forse ha trovato la sua strada.

Di seguito il video dell’esibizione di Daniele Silvestri con Argento vivo:

https://www.youtube.com/watch?v=ijH-zDO6WTc

FONTE FOTO: https://www.facebook.com/danielesilvestriofficial/

Riproduzione riservata © 2024 - NM

Sanremo

ultimo aggiornamento: 7 Febbraio 2019 9:14

Sanremo 2019: la prima serata del Festival