Chi era Joe Strummer, cantante dei Clash: vita privata
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Chi era Joe Strummer, il leggendario frontman dei Clash

Punk

Joe Strummer: la biografia, la vita privata e le curiosità sul leader dei Clash, una leggenda della musica punk inglese.

Una delle figure chiave della musica punk britannica è stato Joe Strummer, indimenticato leader dei Clash. La sua grandezza partiva dall’ambito musicale, peraltro ben più ampio del solo punk, ma arrivava fino alla sua influenza sul sociale. Pochi gruppi come i Clash hanno infatti incarnato un’idea di vita piuttosto che ‘solo’ un brand musicale. Andiamo a ripercorrere la sua carriera e la sua vita privata attraverso alcune curiosità e alcuni aneddoti chiave.

Chi era Joe Strummer: la biografia

John Graham Mellor, vero nome di Joe Strummer, nacque ad Ankara, capitale della Turchia, il 21 agosto 1952 sotto il segno del Leone. Le sue origini erano più che multietniche: il padre era un diplomatico inglese nato a Lucknow, in India, di origini in parte ebraico-tedesche e in parte armene; la madre era invece un’infermiera scozzese.

A causa del lavoro del padre crebbe in varie parti del mondo: dalla Turchia si trasferì in Egitto, al Cairo, poi a Città del Messico, quindi tornò in Europa, a Bonn (Germania) prima di approdare definitivamente in Inghilterra all’età di nove anni.

Microfono cantante
Microfono cantante

Durante gli anni scolastici iniziò ad appassionarsi alla musica, anche se non era interessato a diventare musicista, pensando che per fare musica bisognasse avere un dono ‘divino’ come i suoi artisti preferiti. Uno degli avvenimenti più importanti della sua vita fu il suicidio del fratello maggiore David nel luglio del 1970, un ragazzo vicino a idee neonaziste e con una grande passione per l’esoterismo. La polizia chiese a Joe di identificarne il corpo. Un’esperienza che lo convinse ad andarsene di casa per vivere sulla strada. Decise in questo periodo di tentare la strada della musica. Dopo un primo approccio con il basso, iniziò a suonare la chitarra e mosse i primi passi all’interno dei 101’ers, un gruppo rock and roll.

Dopo aver assistito nel 1976 a un concerto dei Sex Pistols, però, Joe capì che la sua strada sarebbe stata nella nascente scena punk. Entrato in contatto con tale Bernie Rhodes, manager dei Clash, si convinse a entrare nel gruppo che all’epoca era formato da Mick Jones, Paul Simonon e Keith Levene. E pensare che solo un mesetto prima il primo incontro tra Joe, Mick e Paul era quasi terminato in rissa! Le divergenze vennero comunque facilmente appianate e nel 1977 la band pubblicò il primo album, The Clash, una pietra miliare del punk britannico, al cui interno figurano inni come White Riot, Remote Control e London’s Burning.

Il secondo album, Give ‘Em Enough Rope, uscì un anno dopo e fu il primo con alla batteria Nick ‘Topper’ Headon, che inevitabilmente aumentò il livello delle composizioni musicali, pur non intaccando il sound grezzo che aveva caratterizzato il primo lavoro. L’apice forse di questa fase prettamente punk fu però London Calling del 1979, uno dei lavori più interessanti non solo per il genere, ma più in generale nella storia del rock, vantando una commistione di generi che non aveva eguali all’epoca. Fu il disco che permise ai Clash di farsi conoscere anche fuori dal Regno Unito:

Sulla stessa scia si pose Sandinista! del 1980, un triplo disco in cui confluirono punk, reggae, rockabilly, funk, calypso, blues e addirittura qualche accenno di jazz. Dopo la pubblicazione di un nuovo disco, Combat Rock nel 1982, il gruppo entrò in crisi. I contrasti tra Joe e Mick si fecero sempre più acuti e la dipendenza di Topper Headon dall’eroina costrinse la band ad allontanarlo. Con l’addio del batterista, i Clash ebbero un declino da cui non si riuscirono più a riprendere.

La loro influenza però perdurò degli anni, facendoli diventare un simbolo della musica punk e non solo. Perché, come diceva Joe, la loro musica non era riconducibile al punk fatto di tre accordi. C’era alla base una ricerca di tutte le musiche più primitive. C’era un’idea e una visione politica del mondo che aveva avuto pochi eguali.

Di seguito il video ufficiale di Rock the Casbah:

Dopo lo scioglimento della band, Joe si dedicò soprattutto al cinema, scrivendo come colonne sonore e reinventandosi anche attore per alcune pellicole indipendenti. Debuttò da solista con Earthquake Weather del 1989, un disco omaggio al rockabilly, ma venne sostanzialmente ignorato da pubblico e critica. Rinacque nel 1995, quando formò il gruppo Joe Strummer & The Mescaleros, band composta da talentuosi polistrumentisti con cui pubblicò un primo album nel 1999. Tra i loro pezzi più famosi c’è una cover della celeberrima Redemption Song di Bob Marley.

La morte di Joe Strummer

Joe morì improvvisamente a 50 anni compiuti il 22 dicembre 2002 per un infarto causato da una malformazione congenita al cuore. Poco dopo la sua morte venne pubblicato il terzo e ultimo album dei Mescaleros, Streetcore.

Joe Strummer: la discografia da solista in studio

1989 – Earthquake Weather

La vita privata di Joe Strummer: moglie e figli

Strummer sposò nel 1975 la modella sudafricana Pamela Moolman per farle ottenere la cittadinanza britannica. Per questo matrimonio ricevette in cambio 120 sterline, che reinvestì in una Fender Telecaster. La sua storica fidanzata fu Gaby Salter, con cui ebbe un rapporto dal 1978 per ben quattordici anni. Dalla loro unione nacquero i figli Jazz e Lola. Dopo aver ottenuto il divorzio dalla Moolman, si sposò nel 1995 con la sua nuova fiamma, Lucinda Tait, che gli rimase a fianco fino alla morte.

Sai che…

– Joe Strummer era alto 1 metro e 74.

– Crebbe ascoltando la musica di Beatles, Rolling Stones e Who. Amava in particolare la band di Pete Townshend.

– Amava la letteratura e tra i suoi autori preferiti vi era George Orwell.

– Fu vegetariano dal 1971 fino alla sua morte.

– Prima di diventare famoso suonò per le strade di Londra con il nome di Woody, in onore del mitico folkman Woody Guthrie.

– Il suo nome d’arte, Strummer, deriva dal verbo ‘to strum’, ovvero ‘strimpellare’. Joe sapeva bene infatti che la sua tecnica chitarristica era piuttosto rozza.

– Dal 2013 a Bologna l’Arena Parco Nord porta il suo nome. Un modo per ricordare anche il suo concerto in quella location del 1999, uno degli ultimi in Italia del mitico Joe.

– Era un grande amico di Keith Allen e della sua famiglia, e per la piccola Lily fu per certi versi una sorta di secondo padre.

– Su Instagram Joe Strummer ha un account ufficiale a lui dedicato.

Di seguito Should I Stay or Should I Go dei Clash:

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