Il documentario Amy, di Asif Kapadia, sulla vita di Amy Winehouse, si è aggiudicato il premio Oscar.
Ha vinto il premio più ambito nella sezione documentari: il lavoro di Asif Kapadia, Amy, dedicato a Amy Winehouse scomparsa nel 2011 all’età di 27 anni, si è aggiudicato il premio Oscar. Un riconoscimento meritato e che bissa il successo in termini di numeri nelle sale in cui è stato proposto. La riposta di pubblico sia in Italia che nel resto d’Europa è infatti stata massiccia: nel nostro Paese molte sale hanno proposto il documentario in una tre giorni (dal 15 al 17 settembre) cinematografica che ha costretto tali sale, vista la richiesta, si è ulteriormente allungata. Presentato fuori concorso anche al Festival di Cannes, Amy ha ora raggiunto l’apice del successo con il premio Oscar.
Amy non risparmia nulla agli spettatori
Nel docu-film Asif Kapadia ha utilizzato anche materiale inedito, oltre ad una serie di interviste alla giovane artista e soprattutto alla musica di Amy Winehouse, scomparsa a soli 27 anni. Amy ma anche il suo mondo, dato che se è la cantante inglese a fare sempre e costantemente da sfondo, nel documentario si rincorrono voci, si propongono interviste ai suoi amici, messaggi lasciati in segreteria.
Il documentario non risparmia nulla agli spettatori: non solo musica ma anche depressione, alcolismo, uomini, droga. La cruda verità sbattuta sullo schermo, l’inutilità di persone a lei vicina, molte delle quali si avvicinano alla donna attratti soprattutto dalla sua ricchezza. Uno di questi, Blake Fielder-Civil, affolla solitamente il pub dove Amy va ad ubriacarsi ogni notte, dopo la pubblicazione del suo primo album.
Amy Winehouse, il rapporto con i genitori e con il primo manager
Accanto a chi, nel corso della vita ha abbandonato la donna, c’è anche chi, come il suo primo manager Nick, si pente di quanto accaduto, ammette di esserle stato esageratamente amico, di non essere stato autorevole. Manager che insiste con Amy per la disintossicazione ma che viene messo alla porta.
Tanti personaggi entrati ed usciti dalla sua vita in un lampo, una vita fatta di eccessi e mostrata in modo crudo agli spettatori. La Amy che confessa ai genitori di mangiare e poi vomitare, i genitori che non reagiscono e il padre che, quando la figlia annuncia che sta per andare in terapia, tenta di farle cambiare idea. Proprio Mitch Winehouse, tra l’altro, è uno dei maggiori detrattori di Asif Kapadia, avendo da sempre accusato il regista di non aver rivelato il vero volto di Amy Winehouse.