Dopo la pubblicazione del documentario Framing Britney Spears, fan e colleghi si sono schierati dalla parte della popstar.
Framing Britney Spears è l’atteso documentario, prodotto dal New York Times, che ha raccontato la verità sulla storia della principessa del pop. Un prodotto che ha spaccato lo showbiz americano, portando molti fan a cheidere scusa alla cantante, mentre molti colleghi si sono schierati a gran voce e pubblicamente dalla parte del movimento Free Britney, che combatte per ridarle la libertà dalla tutela legale del padre dopo dodici anni.
Framing Britney Spears: di cosa parla il documentario
Il documentario prodotto dal New York Times è incentrato sulla tormentata vita di Britney Spears, dalla sua infanzia in Louisiana al successo improvviso nella musica pop da adolescente, senza dimenticare i suoi amori da copertina, il rapporto con la stampa, la crisi del 2007 e gli anni più recenti, compresa la controversa tutela legale del padre Jamie.
Il racconto si sviluppa attraverso episodi cruciali della sua vita, e hanno fatto insorgere il movimento Free Britney, che da anni lotta per liberarla dalla tutela legale del padre. Un movimento che negli ultimi giorni ha visto schierarsi pubblicamente anche colleghe e celebrities come Sarah Jessica Parker, Bette Midler e Courtney Love.
Le sconcertanti verità di Framing Britney Spears
Nel dettaglio, il documentario mostra come la cantante sia stata usata per scopi commerciali dall’industria fin dall’uscita di Baby One More Time del 1999. Nel racconto si pone l’attenzione sulla sua figura ‘lolitesca’ fin da bambina, che l’hanno portata a ottenere un successo straordinario e straordinariamente inquietante. Basti pensare al frame di un intervistatore, che le chiede, mentre è ancora una teenager: “Per molti sei una contraddizione vivente: da un lato sei un tipo dolce, innocente, verginale. Dall’altro sei una vampira sexy vestita sempre in biancheria intima“.
Di frame di questo genere ce ne sono molti. E ciò che più preoccupa è il fatto che la Spears fin dal principio ha mostrato di non essere in grado di gestire la propria immagine in autonomia, di fatto consegnandosi al padre e a quell’oppressione di sistema tesa a proteggerla da se stessa solo per controllarla.
Britney Spears controllata 24 ore su 24
La cantante, stantdo a quanto trapela dal documentario, sarebbe controllata tutt’oggi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Per questo non ha potuto partecipare al progetto, come spiegato dalla regista Samantha Stark a Variety: “Il fatto è che non puoi chiedere a Britney se ha bisogno di aiuto perché il tutore di Britney può limitare le sue visite, può farla controllare dalla sicurezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Se chiami l’addetto stampa o il manager di Britney non otterrai un colloquio“.
Stando a quanto rivelato, l’unico mezzo di comunicazione dell’artista sono i social, e per questo ogni suo post viene scandagliato con grande attenzione dai fan, sempre alla ricerca d’indizi e messaggi in codice: “Sembra che il suo Instagram sia l’unico posto in cui puoi effettivamente sentirla parlare“. Di seguito un suo recente post: