Le pagelle dell’Eurovision Song Contest 2019: i promossi e bocciati della manifestazione canora più importante del mondo.
L’Eurovision Song Contest 2019 si è concluso con il risultato più prevedibile: la vittoria dei Paesi Bassi, dati per favoriti alla vigilia, davanti al nostro Mahmood che per qualche attimo ci ha fatto illudere di essere riuscito nell’impresa di riportare il Festival nel nostro Paese. Così non è stato, ma rimane l’orgoglio per la sua performance.
Ricordiamo che l’Eurovision è stato vinto dall’Italia solo due volte, da Gigliola Cinquetti negli anni Sessanta e da Toto Cutugno nel 1990, e che per molti anni non vi abbiamo nemmeno preso parte. La nostra non è una tradizione favorevole, e alla fine un secondo posto è comunque un piazzamento d’onore.
Al di là di questo, quali sono stati i promossi e i bocciati di una manifestazione che fa dello show spettacolare più che della buona musica il proprio cavallo di battaglia? Scopriamolo insieme. Ecco le nostre pagelle.
Eurovision Song Contest 2019: le pagelle
Malta: 6
Canzone pop senza grandi pretese quella di Michela, che si piazza al 16esimo punto e tutto sommato può essere soddisfatta così.
Albania: 7
In un contest in cui sai che le chance di vittoria aumentano a dismisura se canti in inglese, presentare un pezzo nella lingua del proprio paese è già un atto di coraggio. Jonida fa di più: porta una canzone etnica, dal sapore del tutto albanese, cantata con teatralità e potenza. Arriva solo 18esima, avrebbe meritato qualcosa in più.
Repubblica Ceca: 5
Tre garzoncelli pieni di energia e gioia di vivere. Il brano è un pop da teenager, tutto sommato orecchiabile. Ma quel playback strumentale è fastidioso e non rende giustizia alla loro performance. Alla fine sono 11esimi, a un passo dalla top ten. Giusto così.
Germania: 5
I tedeschi prendono zero voti dal televoto. Un motivo ci sarà. Brano scialbo e senza molto da dire quello delle S!sters, che chiudono 24esime. A volte la retorica non basta, nemmeno sul palchi kitsch come quello dell’Eurovision. Avessero almeno cantato in tedesco…
Russia: 7
Sergej Lazarev punta tutto sulla performance vocale, su un gioco di specchi e su una canzone strappalacrime, dalle forti emozioni. Una tattica che in queste competizioni paga. E infatti si guadagna il podio, chiudendo a sorpresa al terzo posto.
Danimarca: 6
Canzone brillante e positiva per Leonora, l’artista danese che porta un testo in quattro lingue. Un pop dolciastro e orecchiabile, che le vale il 12esimo posto. Non poteva obiettivamente ambire a un risultato migliore.
San Marino: 4
Voce calda e bassa quella del turco Serhat per San Marino. Ma il brano non convince. Troppa ruffianaggine anche per un tipo di competizione come questo. Chiude 20esimo.
Macedonia del Nord: 7
Per qualche minuto ha sperato veramente di vincere Tamara Todevska. E forse lo avrebbe anche potuto meritare. La sua Proud era uno dei brani più intensi del lotto, e la performance vocale non ha deluso. Forse ha peccato per la poca spettacolarità, che non ha fatto breccia sul pubblico da casa. L’ottavo posto finale le sta un po’ stretto.
Svezia: 7
John Ludvik con la sua fisicità si fa guardare. La voce c’è, la canzone è un pop molto orecchiabile, e tutto sommato non lascia a desiderare. Sperava di vincere, ma alla fine chiude sesto. E in fin dei conti va bene così: perché quelle alleanze scandinave che portano su ogni anno i concorrenti di quelle latitudini, a prescindere dai meriti effettivi, hanno un po’ stancato.
Slovenia: 4
I due fidanzatini sloveni si guardano tutto il tempo della performance. Lei esprime una gioia pari a quella di un bambino cui cade il gelato per terra. Lui sta fermo, facendo finta di suonare la chitarra, immerso in chissà quali pensieri. Il brano passa lento come fossero minuti e minuti di angoscia. Sono 13esimi alla fine. Davanti a bei pezzi come quello della Francia e quello dell’Albania. Male.
Cipro: 5
In onore a Madonna, Tamta decide di mettere in scena uno spettacolo che punta sulla parte visiva più che su quella musicale. Ma mostrare il proprio fisico non basta per conquistare il trionfo. 15esimo posto per lei.
Paesi Bassi: 7
Arcade è un pezzo pop che obiettivamente non ti prende al primo ascolto. Ma la voce di Duncan è una bella voce, canta con grande intensità, il piano ti avvolge e tutto sommato la vittoria non è uno scandalo. Rimane però la sensazione che ci fossero canzoni migliori. Soldi, ad esempio. E non lo diciamo per patriottismo.
Grecia: 5
Punta più sul lato visivo che sulla canzone anche la Grecia, anche se la voce di Katerina tutto sommato ha qualcosa da dare. Il 21esimo giusto appare però in linea con le aspettative e le pretese.
Israele: 5
Dopo il trionfo dello scorso anno, un passo indietro ci può stare. Qui però Israele ha esagerato. Kobi ha una bella voce, canta anche bene ma… statico, fermo, e con un brano che fa rimpiangere Il Volo. Non è così che si punta in alto. Alla fine dell’esibizione ha pianto. Forse avrebbe dovuto aspettare l’esito delle valutazioni: chiude 23esimo.
Norvegia: 8
Gran bel pezzo quello della Norvegia, che con i KEiiNO porta sul palco tre voci diverse, generi diversi per un brano ballabile e di forte impatto. Non a caso, a portarlo su sono i tantissimi voti ottenuti da casa. E il quinto posto alla fine gli sta anche stretto.
Regno Unito: 5
Il pasticciere britannico chiude miseramente all’ultimo posto con 16 punti conquistati. Una debacle imprevedibile, almeno in questa misura, contando che il brano è un pop mainstream come quelli di altri concorrenti, senza pregi ma senza difetti così grandi. Evidentemente all’Europa il Regno Unito post Brexit non garba più di tanto…
Islanda: 8
Con gli Hatari fatichi a concentrarti sulla musica. Il loro è stato forse l’unico vero show di quest’anno, insieme all’Australia. Ipnotici e fastidiosi, hanno chiuso in ‘bellezza’ mostrando sciarpe della Palestina e beccandosi molti fischi. Fa parte della loro natura, va bene così. Chiudono la top ten, al decimo posto.
Estonia: 6
Lo svedese Victor Crone canta bene un bel pezzo pop, senza infamia e senza lode. Chiude al 19esimo posto, ma sul suo volto non leggiamo delusione. Già esserci era evidentemente un successo.
Bielorussia: 6
La concorrente più giovane della competizione, Zena, di soli 16 anni, porta un brano pop di quelli che volano via come il vento. Il 25esimo posto finale la punisce oltre ogni merito.
Azerbaigian: 7
La voce esile di Chingiz ha un che di ipnotico. Truth è un buon brano, e tutto sommato anche la performance riesce ad avere una certa presa sul pubblico. Poteva essere un candidato a sorpresa per la vittoria finale. Il settimo posto rimane comunque un buon piazzamento.
Francia: 7
Uno dei pochi pezzi impegnati della serata, cantato bene da un artista che fa dell’androginia il suo marchio di fabbrica. La vittoria sarebbe stata eccessiva, la top ten l’avrebbe meritata. Il 14esimo posto è una punizione severa.
Italia: 9
Non chiamatelo patriottismo. Il brano di Mahmood è stato il più trascinante della serata, oggettivamente. Basti pensare al coinvolgimento del pubblico, gasatissimo nel battere le mani durante l’ipnotico ritornello di Soldi. Vincitore morale, senza ombra di dubbio. Sarà complicato riuscire a fare meglio di Alessandro nei prossimi anni per i nostri portabandiera… E questo è un peccato, perché mai come stavolta sembrava possibile riportare l’Eurovision nei nostri confini.
Serbia: 6
L’affascinante cantante serba propone un brano pop che punta forte sulla sua vocalità e sugli effetti scenici che portano del ghiaccio e della neve sul palco. Una bellezza ripagata con il 17esimo posto.
Svizzera: 5
Orecchiabilissima la canzone di Luca, il rappresentante della Svizzera. Ma finisce qui. E sinceramente quel quarto posto resta il mistero più grande di tutta quest’edizione.
Australia: 7
Brano tra lirica e pop, con dei richiami alla Biancaneve di disneyana memoria e una coreografia alla Frozen (per rimanere in tema). Impatto scenico fortissimo, ancor più che quello musicale. E l’Eurovision in fin dei onti è anche e soprattutto questo: uno show che deve lasciare a bocca aperta. Nono posto Kate.
Spagna: 5
Miki non sembra molto diverso da un Alvaro Soler qualunque. La Spagna non sorprende, punta tutto su un qualcosa di già sentito e risentito, francamente banale e noioso. Il 22esimo posto ne è la testimonianza più chiara. Magari sarebbe il caso di osare e allontanarsi dai luoghi comuni, un po’ come fatto dall’Italia.
Madonna: 5
La sua presenza all’Eurovision aveva scatenato polemiche, per il cachet e soprattutto per la situazione politica in Israele. Per farsi ‘perdonare’ Lady Ciccone ha provato a stuzzicare il governo israeliano mostrando due ballerini abbracciati con le bandiere d’Israele e Palestina. E fin qui tutto va bene. Ciò che ha lasciato a desiderare è stata la performance canora, specialmente su Like a Prayer. Una stecca continua che non rende merito alla Regina del Pop. Va meglio sul reggae della nuova Future, grazie a quel tanto di autotune che riesce a sorreggere la sua voce. Ma ci si aspettava molto di più.
Di seguito il video dell’esibizione di Mahmood:
FONTE FOTO: https://www.facebook.com/pg/EurovisionSongContest