Tra voglia di osare e dichiarazione d’intenti: escono gli Arcade Fire con Everything Now.
È destinato a far discutere in nuovo album degli Arcade Fire, Everything Now, un lavoro in grado di dividere migliaia di fans tra chi vede in questa nuova musica una dichiarazione d’intenti e chi invece pensa che il gruppo si sia perso per strada, o almeno abbia perduto la retta via. Di certo la musica trascina fa tenere il tempo, volente o nolente. Basterà?
Arcade Fire, Everything Now: recensione
L’album inizia con un piglio tendente allo psichedelico quasi du tradizione Pink Floyd (Everything Now Continued) prima di entrare nel vivo con la title track caratterizzata da un sound sicuramente coinvolgente e una linea di basso entusiasmante. Diciamo che nel complesso la canzone trascina a una ventina di anni fa ma il risultato è pregevole. Anche l’inizio di Signs Of Life piace per il suo riff coinvolgente. Al cantanto quasi grunge si contrappongono i controcanti cristallini delle coriste e l’accampognamento musicale che naviga tra la dance music e il pop elettronico. Con Creature Comfort ci addentriamo nella prima ballad del disco, fatta di suoni underground, tastiera prepotente molto anni ’80 e batteria sincopata. Piace. Con Peter Pan si ha l’impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di nuova: di esperimenti ce ne sono (effetti ma non solo) ma manca forse l’esplosione vincente. Piatta. Cosa che non si può assolutamente dire di Chemestry, quasi un blues da pub americano. Ti aspetti l’ingresso di Areta Franklin da un momento all’altro ma ci si può decisamente accontentare della canzone così com’è. Con la breve Infinite Content incontriamo le prime sonorità davvero aggressive di Everything Now, con chitarre chiuse, ponti in scala e cavalcata aggressiva al basso. Dopo un minuto e trentasette secondi parte una nuova Infinite_Content (traccia separata dalla precedente) che invece da di basso blues, chitarra acustica, tastiera e tante amezioni. Insomma, una delle due deve piacere per forza.
Superato ormai il giro di boa siamo di fronte a Electric Blue, molto elettronica con sfondo epico e voce femminile. La cosa bella è che il tutto messo insieme rapisce. Difficile non ascoltarla tutta e cambiare traccia. Cambia traccia, cambia tutto: Good God Damn è una delle canzoni più semplici dell’album: basso protagonista assoluto, voce quasi d’accompagnamento e chitarra graffiante ma delicata in sottofondo. Forse la canzone più bella del disco. Put Your Money On Me sembra il titolo di una canzone heavy metal della metà degli anni Ottanta, invece il testo è presentato in veste elegante e raffinata. Ha un che di psichedelico che rapisce del tutto e trascina in una dimensione parallela. È la pace dei sensi. We Don’t Deserve Love, unica canzone che tocca e supera la soglia dei sei minuti: non stupisce che sia una ballad. Le aperture vocali e musicali sono capolavori prestati alla musica. Difficile sperare in un finale migliore. E alla fine è ancora Everything Now Continued, tanto per concludere dallo psichedelico da cui avevamo iniziato. Delicata.
Arcade Fire, Everything Now: il voto
Insomma, gli Arcade Fire con Everything Now hanno voluto stupire e osare. Nel bene e nel male sono riusciti a portare a termine entrambi gli obiettivi. Voto finale 7-.