Disco d’esordio per Gabriele Tranchida, in arte Trankida: un viaggio nei sentimenti, il duro lavoro e l’entusiasmo dell’artista.
Sull’onda del successo e dell’entusiasmo per la pubblicazione del suo disco d’esordio, abbiamo parlato con Gabriele Tranchida, in arte Tranchida, per conoscere da vicino questo eclettico e promettente artista affacciatosi ufficialmente sul grande palcoscenico del mondo musicale.
A tu per tu con Trankida
Un pop che parla d’amore ma con un colpo di genio che fa la differenza: la vicinanza a un suono americano, un inedito o quasi in Italia. Come nasce questa commistione, questo genere?
Ho ascoltato più musica americana che italiana, così, avrei voluto sicuramente un album dalle sonorità d’oltreoceano. Devo ringraziare gli arrangiamenti di Alex Bagnoli, anch’egli appassionato della grande musica americana.
Com’è è un album fortemente autobiografico: è più facile o più difficile cantare di sé?
Per quanto mi riguarda, è più facile. Non c’è niente di più bello che essere se stessi ed è ancora più bello quando le persone si rivedono in ciò che scrivi.
Qual è l’emozione più forte legata alla pubblicazione del tuo primo album?
Soddisfazione. Per essere riuscito (ovviamente non da solo) a partorire qualcosa di proprio ma soprattutto qualcosa in cui credevo.
Hai in programma un ritorno alla musica gospel o magari l’idea di unirlo in qualche modo al genere che fai?
Esattamente. Mi piacerebbe molto unirlo alle canzoni e cercare di far arrivare la potenza del Gospel che è immensa!
I prossimi sogni nel cassetto da realizzare?
Beh, un secondo album! Chi volesse essere aggiornato può visitare la pagina Facebook scrivendo “Trankida” o il sito internet “www.Trankida.it” .