A cosa serve davvero Sanremo Giovani?

A cosa serve davvero Sanremo Giovani?

L’annuncio di Amadeus sulla finale di Sanremo Giovani apre al dibattito: ha senso una competizione in cui vince il 50% dei partecipanti.

Amadeus è un vulcano di sorprese. Nel giorno in cui ha rivelato il cast del Festival di Sanremo 2023, ventidue Big in cui non sono mancati volti noti, grandi ritorni e qualche personaggio imprevedibile, la vera grande notizia è stato l’ampliamento del cast. Al Festival parteciperanno 28 cantanti, tra cui ben sei ragazzi provenienti da Sanremo Giovani. In pratica, la metà dei finalisti che si sfideranno il 16 dicembre li rivedremo anche sul palco dell’Ariston a febbraio. Una modifica del regolamento arrivata all’ultimo minuto e che apre il dibattito sulla reale utilità di una competizione destituita ormai di ogni ragione d’esistere.

Sei vincitori a Sanremo Giovani: una passerella senza senso?

Tralasciando l’aspetto relativo al numero di cantanti in gara al Festival di Sanremo (ventotto sono davvero un’enormità, una mostruosità che probabilmente finirà per peggiorare la qualità della competizione e che costringerà tutti a rimanere incollati allo schermo fino a tarda notte), quello che fa storcere il naso è il senso che si può dare alla finale di Sanremo Giovani dopo l’ennesima modifica del regolamento, arrivata peraltro a soli dodici giorni dall’appuntamento decisivo.

Amadeus

Se già lo scorso anno l’allargamento dei vincitori, da uno a tre, poteva essere malvisto, questo ulteriore ampliamento, da tre a sei, svilisce del tutto la competizione. In sostanza, sappiamo ormai che il 50% dei partecipanti a Sanremo Giovani ha già vinto, a prescindere da quale sarà la classifica. Una modifica nel regolamento che trasforma la finale in qualcosa di non molto diverso da una passerella per cercare di dare un minimo di visibilità ad artisti che in teoria sono meno conosciuti rispetto ai Big già nominati. Ha davvero senso tutto questo? Era necessario?

Perché far ‘vincere’ sei concorrenti su dodici?

Nessuno vuole togliere ai concorrenti arrivati fin qui, tra mille peripezie e superando la concorrenza di centinaia di altri ragazzi, la possibilità di vivere un sogno. Tra i dodici artisti arrivati fin qui, siamo certi ce ne saranno almeno sei davvero meritevoli di tentare di replicare la parabola straordinaria vissuta da Tananai lo scorso anno. Ma quel che si discute è la modalità con cui si è arrivati a questo. Che serietà può avere infatti una gara in cui il regolamento viene modificato più volte in corso d’opera, fino ad arrivare allargare la platea dei vincitori a pochi giorni dall’atto conclusivo.

Come se la FIFA decidesse oggi di far vincere il Mondiale a otto squadre, tanto per fare un esempio riferito all’attualità, trasformando gli ottavi di finale in tante piccole finali. Stando così le cose, la finale di Sanremo Giovani non ha più alcun vero valore, e finisce per diventare l’ennesimo show necessario per motivi sostanzialmente economici, di pubblicità, di interessi. Come d’altronde il Festival dei “grandi”.

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Insomma, che ci piaccia o meno, al Festival di Sanremo 2023 accoglieremo sei ragazzi tra gIANMARIA, Mininni, Giuse the Lizia, Mida, Olly, Sethu, Shari, Will, Colla zio, Fiat 131, Romeo & Drill e Noor. Una splendida possibilità per loro, un’umiliazione per la manifestazione in sé.