Tommaso Paradiso, noto amante del calcio e dello sport, e tifoso della Lazio, ha scritto in una storia Instagram una durissima critica contro il progetto Superlega.
Nella notte tra 18 e 19 aprile 2021 il calcio ha subito lo scossone e il terremoto più gravi della sua storia. Dodici tra le più importanti squadre al mondo si sono unite per creare una Superlega, una competizione semichiusa destinata solo ai club più prestigiosi (leggasi ricchi) per andare a risanare debiti e far entrare ancora più denaro nelle loro casse irrazionalmente dissanguate. Un progetto che è stato subito bocciato da molti tifosi e amanti del calcio, dal mondo della politica, dalle istituzioni dello sport e anche da qualche cantante. Tra questi Tommaso Paradiso, noto tifoso della Lazio, che ha voluto esprimere il proprio dissenso tramite Instagram.
Tommaso Paradiso contro la Superlega nel calcio
Poteva un appassionato dello sport e del calcio come l’ex leader dei Thegiornalisti astenersi dal commentare una delle notizie più importanti nella storia del gioco più popolalre al mondo. Ovviamente no, e sui social fin dall’annuncio aveva voluto esprimere il suo dissenso con un laconico: “Superlega un ca**o“.
Poteva sembrare il semplice sfogo di un tifoso rimasto deluso per l’assenza della sua squadra del cuore nel gruppo elitario pronto a prendere ancora più in mano le redini del calcio, per il proprio tornaconto personale e quello di centinaia di milioni di appassionati (difficile definirli tifosi, nel concetto arcaico del termine) pronti a sostenere il marchio da ogni angolo del globo. Ma le parole di Paradiso nascondevano invece un significato ben più elaborato, spiegato in una successiva storia.
Perché Tommaso Paradiso boccia la Superlega?
Qual è il motivo per cui Paradiso ha scelto di descrivere la Superlega come un atto vandalico? Semplice, forse populistico, ma quantomai reale. La creazione di una competizione del genere, riservata a un nucleo esclusivo di fortunati club scelti per meriti non sportivi, ma per bacino d’utenze e per potere economico, sarebbe la mazzata definitiva sull’idea di sport meritocratico, peraltro già da decenni passata in secondo piano rispetto al business.
Queste le durissime parole del 37enne cantautore romano: “La separazione finale del mondo tra poveri e ricchi, una coscienza sporca, la macchia della tirannide, la supremazia del più forte, l’inciviltà, il futuro distopico, il fallimento di ogni valore legato allo sport, il sopruso, la violenza, la fine dello sport più popolare al mondo, la fine della passione“. Una serie di motivazioni che sono proseguite con la fine delle domeniche in famiglia, ma anche delle aste di fantacalcio, dei giochi e del divertimento, delle piccole realtà calcistiche e comunitarie accomunate dalla passione per dei colori e dalla speranza, irrealizzabile probabilmente, di poter un giorno scoprirsi ‘cenerentola del calcio’. Tutta una serie di motivazioni che dovrebbero far desistere dal proseguire su questa strada. Ma andrà davvero così?