Il significato di Bitter Sweet Symphony, il brano più famoso dei Verve

Il significato di Bitter Sweet Symphony, il brano più famoso dei Verve

The Verve, Bitter Sweet Symphony: il testo, la traduzione e il significato della canzone della band di Richard Ashcroft.

Quel riff d’archi è diventato leggenda. Non è un caso che Bitter Sweet Symphony sia stato inserito nella lista delle cinquecento canzoni migliori di tutti tempi secondo Rolling Stone. Se non stiamo parlando di un capolavoro, poco ci manca. Brano simbolo dei Verve, la storica band capitanata da Richard Ashcroft, è dolce-amaro, come rivelato dal titolo, e vanta una genesi piuttosto complicata, terminata con una battaglia legale tra il gruppo britannico e addirittura i Rolling Stones. Scopriamo insieme il significato del testo.

The Verve: la storia di Bitter Sweet Symphony

Famosa soprattutto per il riff d’archi che accompagna l’intera composizione, campionato dalla versione orchestrale di The Last Time, brano dei Rolling Stones del 1965, Bitter Sweet Symphony è stata pubblicata nel giugno 1997 ed è diventata fin da subito un caso mediatico. I Verve non avevano infatti i diritti per utilizzare il campionamento della canzone degli Stones (anche se provarono a ottenerli), e vennero presto portati in tribunale.

The Rolling Stones

Alla fine la causa, portata avanti soprattutto dall’ABKCO Records, etichetta che deteneva i diritti, terminò in sede extragiudiziale con un accordo che prevedeva il pagamento del 100% delle royalties e l’inserimento di Jagger e Richards tra gli autori della canzone. Solo nel 2019 i due miti del rock accettarono di rinunciare ai diritti sul brano.

Il significato di Bitter Sweet Symphony

Vicenda dolceamara per il brano più dolceamaro della storia. Una canzone diventata leggendaria per la sua musica, per il testo, per il video, girato a Hoxton Street, via nel nord di Londra. Una strada così viva, ma così morta dentro, stando al messaggio che l’intera canzone vuole mandare. La domanda che i Verve sembrano porsi e porci è infatti questa: possibile che tutto finisca in questa eterna corsa dietro ai soldi, senza un’altra spiegazione per il senso delle nostre vite?

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L’autore afferma di avere bisogno di sentire qualcuno che percepisca il suo dolore, che lo capisca e lo compatisca, che lo faccia sentire non meno solo, ma amato, per distrarlo dalla solitudine che lo affligge. Una solitudine che sembra una maledizione, rappresentata dalla ripetizione, quasi a mo’ di mantra, di quel “I can’t change” che ha il sapore della sconfitta. Ma diventa invece il segno di una ripartenza, che si concretizza nella strofa finale, in cui troviamo la domanda finale: è possibile che sia la sofferenza il motore per il nostro cambiamento? La risposta possiamo trovarla solo dentro di noi.

Di seguito il video con il testo e la traduzione di Bitter Sweet Symphony:

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