Rolling Stones, Satisfaction: alcune curiosità sul brano più famoso della band di Mick Jagger.
(I can’t get no) Satisfaction ha definito un’epoca e da allora è stata coverizzata da tutti, da Devo a Britney. Perché è così trasversale?
La canzone è in circolazione da tantissimo tempo, visto che è stata pubblicata il 6 giugno 1965, e sembra onnipresente come l’ossigeno. Viene trasmessa ancora alla radio, tanto che anche le generazioni più giovani la canticchiano in auto.
Il brano è stato il punto di svolta per i Rolling Stones e la cultura che hanno contribuito a plasmare: un successo che ha segnato l’epoca e che ha anche trasceso il suo tempo.
Gli Stones la eseguono ancora, in parte perché i loro fan la richiedono a gran voce. “È stata la canzone che ha davvero creato i Rolling Stones“, ha detto una volta Mick Jagger alla rivista Rolling Stone. “Ci ha trasformati da band a un enorme gruppo di mostri“.
Rolling Stones, Satisfaction: la storia
Cosa rende così speciale Satisfaction rispetto ai vari successi dei Rolling Stones? E perché così tanti artisti, da Aretha Franklin a Devo, hanno voluto occuparsene in seguito?
Tutto è iniziato con un sogno emerso durante il tour in America degli Stones del 1965.
Keith Richards si svegliò una mattina in una stanza d’albergo della Florida e si accorse di essersi alzato nel cuore della notte: aveva realizzato un riff acustico e il ritornello con un registratore, poggiato sul comodino.
Mick Jagger terminò i versi qualche giorno dopo e la band ha registrato la traccia, prima in versione acustica ai Chess Studios di Chicago e poi in versione elettrica all’RCA di Hollywood.
Richards ha detto di aver immaginato che il riff originale sarebbe stato suonato da fiati vagamente modellati su Dancing in the Street di Martha Reeves and the Vandellas e voleva un tono più ruvido.
La chitarra overdrive di Richards emerse dagli altoparlanti e Jagger trasformò ogni sillaba in un’accusa: le sue parole gocciolavano di veleno, sarcasmo e sesso, sia come assalto alla società e ai suoi valori consumistici, sia come un’espressione non filtrata dei desideri più profondi di un ragazzo.
Il video di (I Can’t Get No) Satisfaction:
Gli Stones, che si erano guadagnati la reputazione di puristi del blues ma avevano appena iniziato a scrivere canzoni originali, ebbero un successo immediato.
Poche settimane dopo la sua uscita, Satisfaction era la canzone n. 1 negli Stati Uniti e sarebbe rimasta nelle vette più alte delle classifiche per tre mesi, dominando l’estate del ’65.
Satisfaction, la censura radiofonica della canzone rock per antonomasia
Non stupisce che l’allusione sessuale della canzone abbia reso nervosi alcuni programmatori radiofonici.
Il desiderio di Jagger di “farsi una ragazza” è stato censurato nelle radio anche di New York City e su programmi TV come Shindig! e The Ed Sullivan Show.
Richards era mortificato perché non pensava che la canzone fosse finita e credeva che andasse rifinita per proporla agli ascoltatori, ma la risposta del pubblico gli dimostrò che si sbagliava di grosso.
Ciò che ha davvero cementato la reputazione della canzone, almeno per gli Stones, è che è stata coverizzata da alcuni da alcuni degli artisti che più apprezzavano.
Otis Redding realizzò un’encomiabile cover del brano, che ottenne ancora più consacrazione quando fu interpretato al Monterey Pop Festival nel 1967.
La versione di Aretha Franklin al piano, prodotta da Jerry Wexler, portò gli Stones in chiesa e la canzone scalò anche le classifiche pop nel 1968.
Satisfaction, dunque, si è imposta come la canzone rock per antonomasia: un pensiero condiviso da Mark Mothersbaugh dei Devo: “Pensavo fosse la canzone rock per antonomasia“.
La band ha suonato davanti a Jagger la propria versione della canzone prima di rilasciarla, e “dopo circa 30 secondi, salta e inizia a ballare. Poi ci ha detto: ‘Questa è la mia versione preferita di questa canzone!’“.