Ozzy Osbourne, Ordinary Man: la recensione del dodicesimo album da solista dell’ex leader dei Black Sabbath.
Ozzy Osbourne ha deciso di dirci arrivederci, o addio, con un lavoro ordinario, almeno per un uomo che di ordinario ha ben poco. Lontani gli anni degli eccessi sabbattiani, o di quelli ancor più estremi da solista negli anni Ottanta, oggi Ozzy è un uomo costretto a fare i conti con se stesso, ormai convinto che non potrà sfuggire alla fine ancora a lungo, come fatto invece in passato.
Ma in questo disco, denso di nostalgie, malinconie ma anche di immancabile senso dell’umorismo, il buon Osbourne ci vuole far capire che la fine non è ancora così vicina.
Ozzy Osbourne, Ordinary Man: la recensione
Undici tracce, di cui molte già familiari alle orecchie dei fan, in quanto lanciate come singoli nei mesi scorsi. Tante collaborazioni (da Duff McKagan a Chad Smith) e qualche featuring esplicito, come quelli con Elton John e Post Malone.
I due estremi del dodicesimo progetto di Ozzy se vogliamo: da un lato un grande ‘vecchio’ della musica mondiale, tanto lontano a lui per stile quanto vicino per carisma; dall’altro una giovane leva della musica ‘ribelle’.
Ozzy è infatti consapevole di aver già dato quasi tutto, ma è ancora desideroso di costruire un ponte col futuro. Un futuro che oggi come mai è in mano ad artisti come Malone, che del rock hanno ereditato quantomeno la straordinaria attitudine.
Musicalmente questo album è ordinario, per quello che è stata la carriera di Mr. Osbourne. Meno lineare forse rispetto ai parenti più recenti, come Scream, ma di certo dall’impatto non esplosivo come i classici alla Bark at the Moon.
Si sente in qualche modo l’assenza di Zakk Wylde alla chitarra, ma i sostituti si rivelano tutti all’altezza. Oltre a Slash e Tom Morello, anche Andrew Watt, producer dell’intero disco, fa la sua buona figura.
Tanti i momenti godibili del disco (compresa qualche citazione, sia testuale che musicale, alla sua produzione precedente con i Sabbath e da solista), pochi i passaggi a vuoto.
Tra tirate hard ‘n’ heavy di vecchio stampo, un pezzo dalla disordinata attitude punk (It’s a Raid con Post Malone) e tante ballate emozionanti e potenti, l’album scorre liscio dall’inizio alla fine, come a volerci accompagnare verso quella fine inevitabile verso cui Ozzy sembra doversi avviare. Ma sarà davvero questo il suo epitaffio?
Ordinary Man: la tracklist
1 – Straight to Hell
2 – All My Life
3 – Goodbye
4 – Oridnary Man (feat. Elton John)
5 – Under the Graveyard
6 – Eat Me
7 – Today Is the End
8 – Scary Little Green Men
9 – Holy for Tonight
10 – It’s a Raid
11 – Take What You Want
Top: Under the Graveyard
Flop: Eat Me, Holy for Tonight
Voto: 8
Di seguito l’audio ufficiale di Under the Graveyard: