Per celebrare la sua carriera, il prossimo 29 giugno Nino D’Angelo si esibirà allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli.
Nino D’Angelo è un’artista che ha segnato indelebilmente la storia della musica napoletana e per celebrare la sua straordinaria carriera il 29 giugno si esibirà in uno dei luoghi a cui è più legato: lo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli. In una lunga intervista ha parlato della sua storia e dei momenti difficili che ha dovuto attraversare.
Nino D’Angelo: “Ero emblema del terrone”
“Sono stato un fenomeno di razzismo tra i più eclatanti. Mi hanno insultato, volevano distruggermi; il ragazzo col caschetto emblema del terrone si è preso il peggio e gli devo tutto. Ora lo ringrazio” – racconta il cantante a La Stampa.
“Da Napoli, la mia città, divisa tra quelli del Vomero e di Secondigliano. All’inizio ero confinato ai teatri di periferia” – prosegue Nino D’Angelo – “Pur vendendo milioni di dischi, non me li davano proprio i teatri in città. Ero emblema del terrone, il razzismo partiva da Napoli”.
Poi le cose per fortuna sono cambiate: “Mi hanno insultato, volevano distruggermi, poi ho conosciuto la parola diritto. Solo da grande ho riconosciuto gli episodi di razzismo dietro ad ogni mio album. C’è chi è perfino venuto in camerino a scusarsi“.
Il concerto del 29 giugno
“Questa esperienza” – racconta ancora D’Angelo – “mi ha ispirato a organizzare un concerto speciale per il pubblico di casa mia, in cui metterò in scena una serata interamente incentrata sulla parte della mia discografia legata a quel periodo”.
“Per me è anche un modo per fare una dedica ‘all’artista col caschetto‘ che è la base di tutto quello che ho fatto fino ad ora. Lui è stato colui che negli anni si è preso gli schiaffi e io ora mi godo le carezze. Il vero eroe del mio successo è lui“.