Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols: la storia dell’album più iconico della musica punk

Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols: la storia dell’album più iconico della musica punk

Never Mind the Bollocks, unico album in studio dei Sex Pistols, pubblicato nel 1977. Ecco qualche curiosità su questo iconico lavoro discografico.

Il 28 ottobre 1977 usciva Never Mind the Bollocks della band punk britannica dei Sex Pistols, senza dubbio uno degli album più iconici – e controversi – mai realizzati. Scopriamo insieme qualche curiosità e fatto interessante su questo importante lavoro discografico.

Sex Pistols, qualche curiosità sull’album Never Mind the Bollocks

Never Mind the Bollocks ha raggiunto la vetta delle classifiche nel Regno Unito, anche se negli Stati Uniti non è riuscitio nemmeno ad entrare nella Billboard Hot 100.

chitarra elettrica rock

Tuttavia, con canzoni come Pretty Vacant e Anarchy in the UK, l’album è diventato uno dei più grandi di tutti i tempi – su entrambe le sponde dell’Atlantico. Ascoltandolo di nuovo, il suo potere e la sua energia sembrano altrettanto grezzi e freschi come 44 anni fa.

Il video di Anarchy in the UK:

Semmai, la musica sembra anche migliore, senza le distrazioni delle buffonate contemporanee e oltraggiose della band. Bruciata nella coscienza popolare, all’epoca fu una leggendaria apparizione del 1976 in uno spettacolo televisivo londinese condotto da Bill Grundy.

I produttori avevano prenotato i Queen ma, all’ultimo minuto, la band non riuscì a farcela, così la casa discografica offrì i Sex Pistols. Quando sono apparsi allo spettacolo dal vivo, Grundy, che ha detto agli spettatori che sia lui che i Sex Pistols avevano bevuto, ha mostrato il suo disprezzo per la band e tutto ciò che significava essere punk e li ha incoraggiati a essere oltraggiosi.

E così fu, visto che i membri della band utilizzarono un linguaggio volgare mai sentito prima o dopo nella televisione britannica. Tale episodio costò a Grundy il suo lavoro, ma portò i Sex Pistols sulle prime pagine dei tabloid britannici.

Le canzoni dell’album Never Mind the Bollocks

Anche alcune tracce di Never Mind the Bollocks sembravano pensate per offendere. Il testo di Bodies descrive graficamente un aborto con molteplici usi della parola f**k. Quando God Save the Queen è stato pubblicato come singolo, è stato bandito sia dalla BBC che dalla radio commerciale nel Regno Unito, ma ha comunque raggiunto la posizione numero 2 nella classifica dei singoli del Regno Unito.

Il video di God Save the Queen:

Bodies è l’unica traccia con il bassista ufficiale della band, Sid Vicious. La sua performance è stata considerata così debole che i produttori approfittarono del fatto che Vicious fosse stato ricoverato in ospedale per epatite per commissionare al chitarrista della band, Steve Jones, di registrare le tracce di basso.

Secondo Sid Vicious e Johnny Rotten, il titolo dell’album era un modo di dire di Steve Jones, ma era anche offensivo per molti, visto che conteneva un grezzo slang britannico legato a una parte dell’anatomia maschile. Ai DJ radiofonici fu detto di astenersi dal menzionare il titolo e i negozi di dischi si rifiutarono di mostrare la copertina dell’album.

Nell’ottobre 1977, però, la band non stava solo pubblicando un album, ma stava anche definendo un momento nella cultura legata al movimento punk e che ha definito anche la musica postera.

Come Noel Gallagher degli Oasis ha detto alla BBC, “Quella band è esistita solo per 2 anni e mezzo e ha cambiato musica. Per cambiare il modo in cui le persone si vestono, parlano e si sentono e la cultura…Non molte persone riescono a farlo“.

Ecco la tracklist:

Holidays in the Sun
– Bodies
– No Feelings
– Liar
– God Save the Queen
– Problems
– Seventeen
– Anarchy in the U.K.
– Submission
– Pretty Vacant
– New York
– E.M.I.