Maneskin criticati dalla stampa estera dopo il successo di Beggin’

Maneskin criticati dalla stampa estera dopo il successo di Beggin’

Nonostante il clamoroso successo, i Maneskin hanno incassato diverse critiche dall’estero, in merito alla cover di Beggin’.

I Måneskin dominano le classifiche estive con la loro versione di Beggin dei Four Seasons, una cover pubblicata quattro anni fa: il brano, infatti, è stata al primo posto nella classifica globale di Spotify e un pilastro della top 10 degli Stati Uniti. Ha persino raggiunto la classifica Hot di Billboard 100, diventando la prima canzone dei Måneskin a farlo, quasi interamente grazie allo streaming. All’estero, però, sono piovute critiche sul quartetto romano che non è apprezzato proprio da tutti.

Maneskin

Maneskin in vetta alle classifiche, ma dall’estero arrivano critiche

Vari siti esteri criticano il fatto che la cover dei Maneskin sia arrivata in cima alla classifica di Spotify, nonostante – a loro dire – non sia granché. In molti giustificano tale successo, attribuendolo a TikTok, ovviamente, ma anche all’Eurovision Song Contest 2021, edizione vinta proprio dal gruppo capitanato da Damiano. Il video della cover di Beggin:

Chris DeVille, giornalista di Sterogum, ha usato parole amare e pesanti nei confronti della cover realizzata dalla band: “Prima che la definiate una vittoria per il rock, considerate che la cover di “Beggin” dei Måneskin è semplicemente atrocemente, offensivamente brutta – un attacco scat nervoso e selvaggio che rifiuto che le persone possa ascoltarla per ragioni non ironiche“.

L’importanza di Beggin’ per la band

Beggin’ è una canzone molto importante per i Maneskin, in quanto fu il brano che portarono sul palco di X Factor, in un periodo in cui la band si esprimeva con suoni decisamente più “barocchi” che, poi, sono stati smorzati nel corso del tempo e con l’esperienza crescente sui palchi dal vivo, come sottolinea Damiano in una intervista rilasciata a Fanpage.it:

Quando abbiamo scritto il primo album eravamo proprio piccoli, ci siamo ritrovati con davanti mille possibilità, quindi ci dicevamo: ‘Qui mettiamo le trombe, qua i violini’, potevamo fare tutto e ci siamo sbizzarriti. Eravamo piccoli, entusiasti di tutto, poi suonando in tour ci siamo resi conto che alcuni brani più suonati, con meno produzione, più scarni, ci divertivamo di più ed erano più nelle nostre corde“.

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