In ricordo di Louis Armstrong: le migliori canzoni del re del jazz

In ricordo di Louis Armstrong: le migliori canzoni del re del jazz

Il 4 agosto del 1901 nasceva Louis Armstrong, la leggenda della musica jazz. Ecco le cinque migliori canzoni dell’artista statunitense.

Nato il 4 agosto del 1901, Louis Armstrong è considerato ancora oggi uno dei più grandi musicisti di sempre, celebrato da tutto il mondo della musica all’unanimità e preso ad esempio da musicisti e artisti di generi diversi fra loro. La sua è stata una carriera incredibile, segnata da grandi successi senza tempo. E il 6 luglio del 1971 è il giorno in cui, per usare una citazione adattandola al contesto, the music died. Salutava infatti il mondo (e non solo quello della musica) uno degli artisti più significativi e amati di sempre, l’uomo in grado di prendere le complicate architetture della musica jazz per farne un genere quasi commerciale comunque accessibile a tutti.

Il suo ricordo è ancora vivo, le sue canzoni sono una traccia indelebile del suo passaggio in questo mondo. Ed è così che noi vogliamo ricordare Louis Armstrong nel giorno del suo compleanno: con una selezione delle sue canzoni più belle e significative.

Le cinque migliori canzoni di Louis Armstrong

Difficile, anzi difficilissimo fare una selezione delle cinque migliori canzoni del re del jazz, Luis Armstrong, così come in realtà non è facile neanche inquadrarlo in un solo genere musicale. Pops, come veniva soprannominato il trombettista e cantante statunitense, ha regalato al mondo della musica una serie inestimabile di successi e capolavori.

Tromba

Louis Armstrong, What a wonderful world

Impossibile non iniziare la nostra selezione dalla canzone-simbolo di Louis Armstrong, What a wonderful world. Un inno alla vita che ha unito milioni di persone di generazioni diversi fisicamente distanti in un abbraccio morale senza eguali. Per noi resta uno dei brani più incisivi nel filone delle canzoni per la pace, anche nella versione più rock di Joey Ramone o in quella di Sir Rod Stewart. Ma questa è un’altra storia.

Di seguito il video di What a wonderful world:

Louis Armstrong, La vie en rose

Altra canzone emblematica di Louis Armstrong è senza dubbio La vie en rose, un mix tra la musica classica, il caro e amato jazz e un pizzico di progressive rock che quasi farà da apripista nel genere. Il risultato è un turbine di emozioni impagabile. Andiamo a riascoltarla insieme:

Louis Armstrong, Hello Dolly

Tecnicamente parlando Hello Dolly è uno dei più grandi capolavori di Armstrong. Fa la sua comparsa il banjo, strumento non proprio usuale nelle canzoni di Louis, la tromba fa il controcanto alla voce tessendo una linea melodica fatta di accordi da pelle d’oca. Il tutto eseguito magistralmente. Impossibile non sentire il desiderio di scatenarsi su qualsiasi pista da ballo, anche improvvisata. Che spettacolo.

Solo per voi, ecco il video di Hello Dolly:

Louis Armstrong, Summertime

Forse Summertime è il miglior esempio della ricetta vincente individuata da Armstrong. Il suo è un jazz di classe ma adatto a tutti: semplice da ascoltare, fatto per far ballare e far divertire. Se permettete l’azzardo, Louis era uno dei dj più in voga del tempo, un mattatore delle sale da ballo americane, un punto di riferimento per tutti gli amanti della musica.

Ecco il video di Summertime  di Louis Armstrong:

Louis Armstrong, When the Saints go marching in

Con questa canzone siamo di fronte a una delle prime evoluzioni artistiche di Louis Armstrong che esce dal seminato della musica nera e inizia a fonderne i principi con le altre correnti artistiche provenienti dalle altri parti dell’America e dell’Europa. È una musica forse meno concettuosa e stilisticamente meno complicata (almeno all’apparenza), in realtà è semplicemente la formula della semplicità che stava cercando da anni e che avrebbe cercato di migliorare nel corso della sua vita.

Di seguito il video di When the Saints go marching in

Louis Armstrong: la data di nascita è un vero giallo

La biografia di Louis Armstrong si tinge di giallo già dalla sua nascita: lui ha sempre dichiarato di essere nato il 4 luglio del 1900, ma i recenti studi sulla vita del trombettista jazz hanno dimostrato che in realtà Louis vide i natali il 4 agosto del 1901. Sembra che l’artista si sia aggiunto un anno per evitare le pressioni legate all’etichetta di giovane esordiente.

Non è da escludere però che si tratti semplicemente di un errore legato alla trasmissione delle informazioni da padre/madre a figlio, cosa abbastanza diffusa in quegli anni, dove la burocrazia non era proprio impeccabile e lo scarso livello culturale non aiutava. Nel caso di Armstrong la questione è ancora più complicata: i genitori si separarono prima della sua nascita e lui fu affidato alla nonna mentre la mamma probabilmente si prostituiva.

Le vicissitudini familiari e un carattere non proprio semplice lo porteranno a farsi due anni in riformatorio prima di sfondare nel mondo della musica. Ma questa è un’altra storia…