L’inno alla gioia: qualche curiosità sull’ode dell’Unione Europea composta da Beethoven

L’inno alla gioia: qualche curiosità sull’ode dell’Unione Europea composta da Beethoven

L’inno alla gioia è la melodia che rappresenta l’Unione Europea, realizzata da Beethoven nel 1823. Ecco qualche curiosità su questa ode patrimonio dell’UNESCO.

L’Inno alla gioia è stato adottato dal Consiglio d’Europa come sua ode nel 1972. Nel 1985, è diventato l’inno ufficiale della Comunità Europea e, in seguito, dell’Unione Europea. Per chi non lo sapesse, si tratta di un capolavoro indiscusso di Ludwig van Beethoven. La melodia che rappresenta l’UE è tratta dalla Nona Sinfonia che fu realizzata dall’immenso compositore nel lontano 1823 e che mise in musica l’Inno alla gioia, scritto, nel 1785, da Friedrich von Schiller.

Note musicali

Inno alla gioia, qualche curiosità sull’inno dell’Unione Europea

La melodia – come vi anticipavamo – è il preludio al quarto movimento della Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven, eseguita per la prima volta a Vienna nel 1824. È una melodia sulla pace: questo inno rappresenta il trionfo della fratellanza universale contro la guerra e la disperazione. Infatti, lo stesso Beethoven ha messo in musica una poesia che loda e augura la libertà e la pace tra tutti i popoli. Il giovane Ludwig si innamorò degli ideali di una moralità superiore, della sacralità del dovere e della concezione degli esseri umani come individui liberi e razionali.

Inoltre, funge da inno europeo. Quando il Consiglio d’Europa decise di usarlo come propria ode, scelse di non includere i testi originali, per evitare di privilegiare un’unica lingua europea, il tedesco, a scapito di tutte le altre. Tuttavia, ci sono diversi adattamenti non ufficiali in diverse lingue e anche quelle in latino ed esperanto, che puntano a superare i confini nazionali, al di là degli idiomi parlati.

La poesia di Friedrich Schiller

L’inno alla gioia è anche una poesia scritta da Friedrich Schiller nel 1785, il cui titolo originale è An die Freude (che, tradotto dal tedesco, significa “alla gioia”). Beethoven ha utilizzato una versione rivisitata postuma per scrivere i suoi testi. Stranamente, anche se il testo era ed è tuttora ben conosciuto e amato da molti, in età avanzata Schiller espresse disprezzo per il suo lavoro e lo liquidò come il tipico “cattivo gusto dell’epoca“.

Il fatto che Beethoven abbia scelto un testo di Schiller non è una coincidenza: il compositore, infatti, ammirava molto il lavoro quest’ultimo in qualità di filosofo. Beethoven è solitamente ricordato per il suo lavoro musicale, ma ciò che è meno noto di lui è che era un fervente idealista. A influenzarlo, oltre, Schiller, possiamo citare anche Johann Wolfgang von Goethe e Immanuel Kant.

Dopo gli orrori subiti dagli europei durante le guerre, soprattutto nella Seconda Guerra Mondiale, finalmente le nazioni del continente smisero di combattersi, aprendo la strada al dialogo. Non sappiamo se le origini della Sinfonia n. 9 abbiano contribuito alla scelta dell’Inno alla gioia come inno europeo, ma sicuramente aggiungono un sorprendente livello di profondità e rilevanza al messaggio che ne fa da sfondo. L’Inno alla gioia, insieme all’intera Sinfonia n. 9 di Beethoven, è entrato a far parte del patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO nel 2003.

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