Harry’s House: Styles ci dà il benvenuto a casa sua

Harry’s House: Styles ci dà il benvenuto a casa sua

Harry Styles, Harry’s House: la recensione del terzo album del cantautore britannico ex One Direction.

A poche settimane dall’uscita di Harry’s House, Styles era stato attaccato, in maniera piuttosto “violenta”, da Noel Gallagher. Per l’ex Oasis, il giovane collega non potrebbe essere definito un cantautore e non avrebbe nulla a che vedere con la musica. Può anche darsi, a ognuno le proprie convinzioni. Di certo l’ex One Direction sta però dimostrando di sapere bene in che mani mettersi. Forse non sarà un grande musicista, ma ha un buon gusto.

Dopo il successo straordinario dei suoi primi due album, Harry si ripresenta sulle scene con il terzo album da solista della sua ancor giovane carriera e con un biglietto da visita, As It Was, da milioni di ascolti su tutte le piattaforme. Il risultato? Un’attesa spasmodica ripagata pienamente con un disco che potrebbe già fregiarsi della medaglia di piccolo classico per un’intera generazione.

Harry Styles, Harry’s House: recensione

Cantante, musicista e anche attore. Harry Styles sta ancora cercando la sua strada definitiva. Ma intanto continua a produrre musica di discreta qualità. Magari non il massimo dell’originalità, nemmeno in questo Harry’s House che ha evidenti richiami a certo funky e R&B di decenni or sono, ma anche a un certo pop rock che si ispira, in certi momenti in maniera palese, anche i Beatles, da sempre un punto di riferimento per ogni artista britannico dagli anni Settanta a oggi.

Harry Styles

Attorniato da musicisti di primissimo livello, da Devonté Hynes a Pino Palladino, da Kid Harpoon a Mitch Rowland, personaggi che hanno lavorato con star del calibro di Adele, John Legend, Jeff Beck e gli Who, Styles alterna momenti di “danzerecci” e scatenati ad altri molto più intimi e sinceri, a tratti anche commoventi.

Non mancano “ruffianate”, come nel singolo As It Was, con l’intro della nipotina e i riferimenti, nemmeno troppo velati, alla sua relazione sentimentale con Olivia Wilde che sta infiammando il mondo del gossip. Ma la sensazione è che il disco sia per la gran parte frutto dell’intenzione di ciò che Styles vuole comunicare e vuole essere. Una sorta di anello di congiunzione tra un modo di fare musica che sembra appartenere al passato e l’immediatezza tipica della generazione cui si rivolge.

D’altronde, questa voglia di voler ampliare la propria platea di riferimento, per arrivare anche a chi non è certo un appassionato di talent e di band come i One Direction, può essere rappresentata anche dalla presenza alla chitarra di artisti come John Mayer (in Cinema e Daydreaming) e Ben Harper (in Boyfriends), che riescono a dare un tocco di autenticità a un album dalle ambizioni evidenti, a tratti anche eccessive.

Insomma, gli ingredienti per poter apprezzare questo disco ci sono. Entusiasmarsi potrebbe essere eccessivo, ma bisogna dar adito a Styles di aver provato a fare un ulteriore step di crescita verso quella maturità artistica che potrebbe ormai non essere così lontana. Con buona pace di Noel e di ogni altro detrattore.

Harry’s House: la tracklist

1 – Music for a Sushi Restaurant
2 – Late Night Talking
3 – Grapejuice
4 – As It Was
5 – Daylight
6 – Little Freak
7 – Matilda
8 – Cinema
9 – Daydreaming
10 – Keep Driving
11 – Satellite
12 – Boyfriends
13 – Love of My Life

Voto: 7.5

Di seguito il video di Matilda: