Giovanni Allevi: “La mia è una malattia che non si vince mai”

Giovanni Allevi: “La mia è una malattia che non si vince mai”

In un post su Instagram, Giovanni Allevi ha condiviso un messaggio di speranza e resilienza con i suoi follower.

Due anni fa Giovanni Allevi rivelava ai suoi fan di avere un tumore scrivendo su Facebook: “Non ci girerò intorno, ho scoperto di avere una neoplasia dal suono dolce: mieloma, ma non per questo meno insidiosa.” Da allora il compositore ha attraversato alti e bassi ma non ha mai perso la speranza e la voglia di lottare contro la malattia. Oggi, in un post condiviso su Instagram, ha voluto mandare un bellissimo messaggio a tutte le persone che lo hanno accompagnato in questo lungo viaggio.

Le parole di Giovanni Allevi

Prima ho guardato la foto di sfuggita, e sono andato oltre.” scrive Allevi – “Poi però quel sorriso mi è rimasto in mente. Da quanto non sorridevo così? L’unica testimonianza del dolore ancora intenso è la ruga sulla fronte. Tutto questo per dire che…devo ricredermi.”

“A Sanremo in conferenza stampa ho affermato che la mia è una malattia cronica che non si vince mai. Può essere anche vero, ma si vince. Si vince tutti i giorni! Giorno per giorno!” – conclude il compositore.

L’intervento a Sanremo

Dopo una lunga assenza di 2 anni dalle scene musicali, a febbraio Giovanni Allevi è tornato ad esibirsi in occasione del Festival di Sanremo. Ed è alle parole che ha pronunciato in quell’occasione che fa riferimento nel post pubblicato oggi. Sul palco dell’Ariston, Allevi ha pronunciato un lungo monologo in cui ha raccontato ai fan il suo cambiamento interiore.

Giovanni Allevi

Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze.” – ha esordito il maestro – “Ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come, una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare.”

Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a un pubblico di 15, 20 persone, ed ero felicissimo. Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.”

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