Anche Emma Marrone ha reagito in maniera eloquente allo scoppio della guerra in Ucraina: le parole della cantante.
In Ucraina la guerra ha avuto inizio. L’attacco della Russia di Putin nelle prime ore del 24 febbraio ha di fatto avviato un conflitto che si preannuncia drammatico per le popolazioni coinvolte direttamente, e forse anche per il resto del mondo. Una situazione tremenda che ha toccato in profondità tutti noi, e anche i nostri cantanti più amati, come Emma Marrone. La Brown, reduce dal successo di Sanremo, non è nuova a commentare situazioni riguardanti l’attualità, prendendo sempre posizione con forza. E anche stavolta non si è tirata indietro, facendo comprendere quale sia il suo stato d’animo in questo momento.
Emma Marrone commenta la guerra in Ucraina
Sono ore davvero difficili per l’Ucraina e per il mondo intero. L’attacco della Russia, che si è sperato fino alla fine potesse essere in qualche modo scongiurato, ha gettato l’Europa intera e anche gli Stati Uniti in una situazione di sconforto.
Se quasi tutti censurano quanto sta accadendo, additato come colpevole il presidente russo Vladimir Putin, il quale si è esposto in prima persona per motivare un attacco ingiustificabile, anche i cantanti hanno iniziato a prendere posizione. Senza parlare direttamente dei fatti, la stessa Emma Marrone, reduce dal grande successo della sua Ogni volta è così, ha scelto di commentare in maniera lapidaria le prime immagini dell’attacco russo a Kiev, utilizzando parole che di certo saranno passate anche nelle nostre menti al risveglio nella mattina del 24 febbraio.
Emma contro la guerra russo-ucraina
Ripubblicando nelle sue storie su Instagram lo scatto, già storico, del bombardamento russo ai danni di Kiev, capitale dell’Ucraina, la Brown ha scelto di esprimere un solo ed eloquente pensiero: “Buongiorno un ca**o“. Poche parole, che rendono però chiarissimo qual è lo stato d’animo della cantante salentina e di tutti coloro che, dopo due anni di durissima pandemia, si sarebbero aspettati di dover affrontare qualunque sacrificio, ma non l’esplosione di un conflitto che, possibilmente, potrebbe coinvolgere il mondo intero.