Deep Purple, Whoosh!: la recensione del ventunesimo album in studio della band britannica di Ian Gillan, Roger Glover e Ian Paice.
Un soffio, e la vita scorre via. Torna protagonista il tempo in Whoosh!, il nuovo album dei Deep Purple, il ventunesimo di una carriera infinita, tribolata, sfaccettata, leggendaria. La Mark VIII sembrava volersi fermare a InFinite, il ventesimo album a nome Deep Purple, datato 2017. Ma un momento d’ispirazione ha portato i cinque eroi a sfidare ancora una volta se stessi, pubblicando un nuovo disco piacevole, energico, profondo, basato su temi di attualità. Ce n’era bisogno davvero? Probabilmente no. Ed è per questo che un disco del genere si fa apprezzare anche di più.
Deep Purple, Whoosh!: la recensione
C’è una sorta di sottile linea di continuità che unisce gli ultimi tre album della band, Now What?!, InFinite e Whoosh!. La Mark VIII dopo tanti anni insieme ormai è affiatata, e riesce a esprimersi a livelli eccellenti, probabilmente come mai aveva fatto prima.
I cinque (ex) ragazzi si lasciano trasportare, e alternano brani più immediati, che guardano al loro periodo d’oro senza storpriarlo, ad altri pezzi più sorprendenti. Una certa novità la ritroviamo nella cupezza di brani come Man Alive, forse la traccia più rappresentativa dell’album, in Step by Step e in The Power of the Moon. Ma di fatto la proposta è quella che ogni fan si sarebbe atteso: hard rock con incursioni prog e barocchismi qua e là, complice l’ispirazione di due maestri come Steve Morse e Don Airey.
Spazio anche a due strumentali, la breve e incandescente Remission Impossible e la più complessa e funkeggiante And the Address, rivisitazione di un brano già presente nel primissimo album dei Purple, Shades of Deep Purple, del 1968, firmato dalla Mark I (un omaggio a Ritchie Blackmore al compianto Jon Lord?). Menzione d’onore per Nothing at All, canzone evanescente e leggiadra anche nei suoi passaggi più intensi.
Sarà questo disco a porre fine, forse nel miglior modo possibile, alla carriera in studio del gruppo britannico, da oltre cinquant’anni, nelle sue varie formazioni, sulla cresta dell’onda? La risposta la sa solo il tempo, quel tempo cui i Purple stanno dedicando buona parte di questa coda della loro vita artistica, come monito per tutti noi: quel che c’è concesso, va impiegato nel miglior modo possibile, prima di soffiar via con un flebile whoosh.
Whoosh!: la tracklist
1 – Throw My Bones
2 – Drop the Weapon
3 – We’re All the Same in the Dark
4 – Nothing at All
5 – No Need to Shout
6 – Step by Step
7 – What the What
8 – The Long Way Round
9 – The Power of the Moon
10 – Remission Possible
11 – Man Alive
12 – And the Address
13 – Dancing in My Sleep
Top: Nothing at All
Flop: Drop the Weapon