In memoria di Lou Reed, l’anima dei Velvet Underground

In memoria di Lou Reed, l’anima dei Velvet Underground

Star di fama mondiale, Lou Reed ha fatto la storia con la sua musica sia militando nei Velvet Underground che con i suoi dischi da solista. Scopriamo qualche curiosità su di lui.

Lou Reed è uno dei musicisti più famosi al mondo, e che con la sua musica ha radicalmente cambiato le carte in tavola del rock’n’roll. 46 dischi pubblicati nella sua proficua carriera con i Velvet Underground e successivamente da solo, ma anche uno stile unico e inimitabile, a cominciare dalla sua divisa (giacca di pelle e Ray-Ban) fino ad arrivare alla sua voce e al suo stile chitarristico. Insomma, una vera e propria icona. Andiamo a scoprire alcune curiosità sulla sua carriera e la sua vita privata.

Chi era Lou Reed: biografia e carriera

Lewis Allan “Lou” Reed nacque il 2 marzo del 1942 a New York sotto il segno dei Pesci da una famiglia di origini ebraiche. I suoi genitori erano persone di origini umili, con il padre che faceva il contabile e la mamma che era invece una casalinga. La sua passione per la musica si sviluppò sin dai primi ascolti della radio, dopodiché cominciò a suonare la chitarra e a militare in alcune band della sua scuola. 

Lou Reed

Intanto la sua carriera studentesca procedeva, e Lou s’iscrisse dopo il diploma alla facoltà di giornalismo e scrittura creativa, mentre nel frattempo lavorava come speaker radiofonico. Nel 1964 si laureò e si trasferì definitivamente a New York dove iniziò a lavorare come compositore presso un’etichetta locale.

Nel 1966 arrivò la fondazione dei Velvet Underground, gruppo che cambierà dapprima la scena newyorkese, poi la musica internazionale più in generale, ponendo le basi per una rivoluzione che verrà portata avanti da tutto il filone noise rock e punk negli anni a venire.

Il segreto del successo della band fu la sua sinergia con John Cale, musicista d’avanguardia. Il loro feeling fu una vera rivoluzione per il rock, almeno per come era stato pensato quel genere fino a quel momento. L’estetica nichilista proposta dai Velvet Underground fu infatti fondamentale per aprire un vero e nuovo filone che avrebbe trovato, tra i suoi adepti, altri artisti leggendari, tra cui David Bowie (che a Reed doveva molto).

Non a caso, dopo il termine della sua carriera all’interno del gruppo newyorkese, cominciò dagli anni Settanta una proficua carriera solista che portò avanti per il resto della sua vita, e che raggiunse l’apice con l’album Transformer, prodotto proprio da Bowie. Al suo interno un capolavoro come Perfect Day:

Artista crudo e ironico dei bassifondi metropolitani, dell’ambiguità umana, della dipendenza da sostanze stupefacenti ma anche della complessità delle relazioni di coppia e dello spleen esistenziale, Reed ha finito con l’incarnare lo stereotipo dell’Angelo del male, immagine con cui ha riempito i media per oltre tre decenni divenendo una delle figure più influenti della musica e del costume contemporanei.[3][4]

La rivista Rolling Stone lo pone al 62º posto nella classifica dei 100 migliori cantanti di sempre e all’81° nell’elenco dei migliori chitarristi di tutti i tempi.

Lou Reed: la morte

Il 27 ottobre 2013 in seguito a un ricovero e a un trapianto di fegato, Lou lasciò questo mondo. Fin dagli anni Settanta, il cantante aveva sofferto di epatite C, patologia contratta iniettandosi eroina con una siringa infetta. Negli anni Duemila la sua condizione era peggiorata. Aveva sofferto di cirrosi epatica, diabete e infine di un tumore al fegato che lo costrinse appunto al trapianto all’età di 71 anni.

Ufficialmente il cantante se ne andò, comunque, per la sua malattia epatica e per le complicazioni del trapianto. Oggi le sue ceneri sono sepolte su una collina a Montauk, località di Long Island, non lontano dalla sua residenza di Hampton.

Lou Reed: la discografia da solista in studio

1972 – Lou Reed
1972 – Transformer
1973 – Berlin
1974 – Sally Can’t Dance
1975 – Metal Machine Music
1976 – Coney Island Baby
1976 – Rock and Roll Heart
1978 – Street Hassle
1979 – The Bells
1980 – Growing Up in Public
1982 – The Blue Mask
1983 – Legendary Hearts
1984 – New Sensations
1986 – Mistrial
1989 – New York
1990 – Songs for Drella (con John Cale)
1992 – Magic and Loss
1996 – Set the Twilight Reeling
2000 – Ecstasy
2003 – The Raven
2007 – Hudson River Wind Meditations
2011 – Lulu (con i Metallica)

La vita privata di Lou Reed: moglie e figli

Lou era sposato con Laurie Anderson, la donna della sua vita, quella cui lasciò buona parte della sua eredità (un quarto fu invece lasciato alla sorella). Nel corso della sua esistenza non ebbe mai figli.

Leggi anche
In memoria di Lou Reed, l’anima dei Velvet Underground

Sai che…

– Lou Reed e l’elettroshock. Da bambino Lou subì una terapia, obbligato dalla famiglia, per combattere la sua omosessualità, ritenuta una malattia mentale. Questo segnò molto l’artista, che riversò i suoi sentimenti nella canzone Kill Your Son

– Era appassionato di Tai Chi, la cosiddetta meditazione in movimento. A sentire il racconto della moglie, pare che Lou sia morto praticando proprio il Tai Chi.

– Lou Reed e David Bowie. I due si conoscevano bene, ma si sono resi anche protagonisti… di una rissa. Successe quando Lou chiese a David Bowie di produrgli un disco, e lui rispose di sì, a patto però che il musicista fosse sobrio. Come risposta Lou gli rifilò un pugno in volto, e la rissa continuò in hotel, dove pare che David invitasse Lou a venire fuori dalla sua stanza per battersi… ma con molta probabilità, Reed stava già dormendo.

– Dove viveva Lou Reed? Passò buona parte della sua vita a New York, ma aveva deciso di stabilirsi a Long Island per avere maggior tranquillità.

– Su Instagram Lou Reed ha un account ufficiale a lui dedicato.

Se vuoi ascoltare le migliori canzoni di Lou Reed, ecco una playlist presente su Spotify:

Argomenti