Chi era Giuni Russo, voce divina tra pop e avanguardia

Chi era Giuni Russo, voce divina tra pop e avanguardia

Giuni Russo: la biografia, la carriera, la vita privata e le curiosità sulla straordinaria cantante pioniera della musica d’avanguardia.

Ci sono posti in cui solo la voce di Giuni Russo ti può portare, vette che solo lei poteva non sfiorare, ma raggiungere pienamente. A tanti anni dalla sua scomparsa ormai una cosa è assodata: è stata una delle più grandi cantanti della nostra musica, forse la più grande in assoluto. Ripercorriamo insieme la sua carriera attraverso alcune curiosità e alcuni momenti topici per comprendere meglio quanto sia stata straordinaria e probabilmente ineguagliabile.

Chi era Giuni Russo: la biografia e la carriera

Giuseppa Romeo, questo il vero nome di Giuni Russo, nacque a Palermo il 7 settembre 1951 sotto il segno della Vergine. Cresciuta in una famiglia amante della lirica, cantò fin da giovanissima, seguendo l’esempio della madre, che era un soprano naturale. Si esibì per la prima volta in pubblico al Teatro Politeama all’età di 13 anni, e nel 1967 vinse il Festival di Castrocaro interpretando A chi di Fausto Leali. Grazie a questo trionfo arrivò al Festival di Sanremo nel 1968 e partecipò con il nome Giusy Romeo, senza però raggiungere la finale.

Microfono concerto

L’anno dopo si trasferì a Milano, che diventò presto la sua città d’adozione. Non fu particolarmente facile confermare le buone impressioni degli anni successivi, e di fatto nei primi anni Settanta Giuni si limitò a partecipare ad alcuni album come corista.

Una prima svolta fu la firma con l’etichetta tedesca BASF nel 1974. Furono i produttori della nuova casa discografica a proporle il nome Junie Russo, per lanciarsi sul mercato internazionale e contemporaneamente cancellare gli esordi. Si arrivò così nel 1975 al primo album della sua carriera, Love Is a Woman, un disco interamente in inglese lanciato dal singolo Milk of Paradise:

Nel 1976 venne messa sotto contratto dalla storica Durium, con cui lanciò subito il singolo Mai, l’ultimo sotto il nome Junie Russo. Dal successivo lavorò si firmò con il nome con cui tutti ancora oggi la conosciamo. Sul finire degli anni Settanta finalmente la sua carriera iniziò a piano piano decollare anche in Italia, seppur tra cambi di etichetta frequenti e pochi lavori degni di nota. In questi Giuni può però avvalersi della collaborazione preziosa di Critiano Malgioglio, che la guidò verso orizzonti musicali nuovi.

Dopo anni di successi relativi, verso la fine del decennio Giuni era piuttosto giù, quasi desiderosa di arrendersi e abbandonare il mondo della musica. Ma, grazie all’intercessione del musicista Alberto Radius, avvenne l’incontro che le cambiò la vita: quello con Franco Battiato.

I due divennero subito amici e diedero inizio a una collaborazione fruttuosa che valorizzò finalmente appieno le doti vocali straordinarie di Giuni. Dopo aver registrato alcune canzoni, Franco e Russo le proposero a Caterina Caselli, che rimase entusiasta e fece firmare la cantante sicula con la CGD. Un contratto di ben cinque anni per cinque album. Il primo di questi fu Energie, un disco fondamentale per la sua carriera. Avanguardia pura, sperimentazione e un uso della voce mai ascoltato prima, il tutto curato dalle innovazioni musicali di Franco Battiato. Di seguito Crisi metropolitana, una delle tracce più famose di questo disco:

Il successo commerciale arrivò però solo nel 1982 con il brano Un’estate al mare, altro pezzo firmato da Battiato, ma decisamente pop nello stile e nella melodia. Con questo brano raggiunse la vetta delle classifiche italiane, rimanendo ai vertici per più di otto mesi. Purtroppo per Giuni, quella che avrebbe dovuto essere una parentesi in un percorso sperimentale divenne quasi una prigione, complice l’atteggiamento di Caterina Caselli, che avrebbe voluto fare di Giuni una vera popstar.

Ad ogni modo, i successivi album dell’artista sicula furono un mix tra impulsi sperimentali e necessità commerciali. Basti pensare all’elegante e intelligente Mediterranea del 1984. L’anno successivo la musa di Battiato decise di abbandonare la CGD, non sentendosi più appoggiata nella sua evoluzione artistica. Nella liberatoria concessale per rompere il contratto, l’etichetta volle far inserire una nota in cui si chiariva che non avrebbe più avuto nulla a che fare con lei e un’altra in cui veniva descritta come un’artista ingestibile, per scoraggiare le altre case discografiche dal metterla sotto contratto.

Tuttavia, qualcuno che puntò su di lei ci fu: la piccola etichetta Bubble Record. Così, nel 1986 vide la luce il nuovo album dell’artista, Giuni, lanciato dalla hit Alghero:

Grazie ad Alghero, Giuni Russo ebbe una nuova ondata di fama e rilanciò del tutto la sua carriera. Una carriera che proseguì con alcuni episodi di grande coraggio, come l’album del 1988 A casa di Ida Rubinstein, un lavoro in cui metteva in mostra il suo amore per la lirica, mescolando classica, pop e jazz. Gli anni Novanta furono segnati da altri discreti successi e tanta sperimentazione. Ma questo decennio fu soprattutto quello della scoperta della sua malattia. Un mostro che la consumò in pochi anni.

Giuni Russo: la morte

La malattia di Giuni Russo era un cancro. La cantante lo scoprì nel 1999 e interruppe subito i concerti per iniziare le cure. Nel frattempo iniziò il nuovo millennio partecipando ad alcune trasmissioni televisive e continuando a lanciare raccolte dei propri successi. Il 2003 fu un anno particolarmente importante per l’artista sicula: tornò a Sanremo dopo 35 anni, con il brano Morirò d’amore, arrangiato da Franco Battiato e Roberto Colombo. Arrivò settima, ma ciò che più colpì fu la sua esibizione sul palco dell’Ariston con il capo coperto da una bandana per nascondere l’assenza di capelli dovuta alle terapie cui si stava sottoponendo.

Poco più di un anno dopo, nella notte tra il 13 e il 14 settembre, Giuni Russo smise di combattere e ci lasciò, all’età di soli 53 anni. Il suo funerale fu celebrato il 15 settembre a Milano, presso il monastero delle Carmelitane Scalze. Vi parteciparono tanti amici del mondo della musica, tra cui Alice, Ivan Cattaneo e Mario Lavezzi. La tomba di Giuni Russo si trova nel Cimitero Maggiore della città meneghina.

La discografia in studio

1975 – Love Is a Woman
1981 – Energie
1983 – Vox
1984 – Mediterranea
1986 – Giuni
1987 – Album
1994 – Se fossi più simpatica sarei meno antipatica
2003 – Morirò d’amore
2003 – Demo de midi
2004 – Napoli che canta

La vita privata di Giuni Russo: fidanzata e figli

Giuni Russo ha sempre tentato di mantenere la propria sfera intima lontana dai riflettori per quanto possibile. Non ha mai fatto coming out, ma la sua relazione più importante è stata quella con una donna. Stiamo parlando di Maria Antonietta Sisini, musicista, coautrice, produttrice e soprattutto compagna di vita per ben 36 anni di Giuni Russo.

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Sai che…

– Nacque il 7 settembre ma venne registrata all’anagrafe tre giorni dopo, il 10 settembre.

– La sua estensione vocale copriva quasi cinque ottave.

– Nelle canzoni Un’estate al mare e Gabbiano imitava perfettamente il verso dell’uccello marino più famoso, utilizzando il cosiddetto ‘registro di fischio’.

– Ha cantato nella sua carriera in italiano, inglese, francese, giapponese, castigliano, arabo, farsi e anche latino.

Aliena è l’ultimo album di Giuni Russo, pubblicato nel 2021, una raccolta con quattro inediti all’interno.

– Avrebbe dovuto partecipare al Festival di Sanremo nel 1984, ma l’etichetta CGD decise di annullare la sua candidatura per far spazio al ritorno di Patty Pravo.

– Su Instagram Giuni Russo ha un account a lei dedicato da migliaia di follower.

Se vuoi ascoltare le migliori canzoni di Giuni Russo, ecco una playlist presente su Spotify: