Sanremo, lo sfogo di Beppe Vessicchio: “Così è un massacro”

Sanremo, lo sfogo di Beppe Vessicchio: “Così è un massacro”

Beppe Vessicchio fa un appello al direttore artistico di Sanremo Amadeus: la richiesta del direttore d’orchestra più famoso d’Italia.

Il Festival di Sanremo 2023 è andato in archivio, tra momenti di buona musica e non pochi strascichi polemici. Una kermesse corposa e lunga, estremamente lunga, eccessivamente lunga. Le ventotto canzoni volute da Amadeus in gara in questa edizione sono apparse a tutti troppe, davvero troppe, e c’è chi ha voluto farglielo notare anche a pochi giorni dalla fine della kermesse, facendo sentire la propria voce autorevole: il direttore d’orchestra Beppe Vessicchio, con un appello davvero importante indirizzato proprio al direttore artistico Amadeus.

Beppe Vessicchio fa un appello ad Amadeus

Cosa sta più a cuore a un direttore d’orchestra? La salute, fisica e mentale, degli orchestrali. Protagonista sul palco dell’Ariston quest’anno solo come ospite a sorpresa di durante la serata dei duetti di Gianluca Grignani (nell’occasione ha affiancato il suo amico Enrico Melozzi), Vessicchio non si è certo tenuto in disparte, ma ha vissuto da vicino il Festival, osservandone i pregi e i difetti.

Beppe Vessicchio

Tornato protagonista in questi giorni anche ad Amici, il direttore d’orchestra, intervistato da Avvenire, ha voluto parlare dello stato della musica, e nell’occasione ha lanciato anche un appello ad Amadeus. Una richiesta che va oltre le canzoni, oltre la musica, e che punta dritto alla salute degli orchestrali.

Sanremo è troppo lungo: le parole di Vessicchio

Questa edizione del Festival, come d’altronde tutte le ultime dirette da Amadeus, è stata troppo lunga. Se ne sono accorti tutti, forse addirittura lo stesso direttore artistico, che ha aperto negli ultimi giorni a un accorciamento della kermesse nella prossima edizione.

Un problema di cui ha già parlato lo stesso Amadeus con Vessicchio, che gli ha voluto far notare quanto questa lunghezza eccessiva sia dannosa per tutti, anche per gli orchestrali. Queste le sue parole: “Si deve tornare a degli orari più umani e non solo per la messa in onda televisiva, ma anche per i carichi di lavoro degli orchestrali. La serata del giovedì è terminata alle 2 di notte. Ebbene, quei musicisti con che energie si possono ripresentare alle 11 del giorno dopo per provare fino alle 19 e poi rispondere puntuali alla convocazione della serata delle cover alle 20.15, andare in scena e tirare fino anche alle 3?“.

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Parole arricchite dall’aspetto economico. Perché poi, questi sacrifici, non vengono certo ripagati degnamente. Per cinque settimane lavorative un orchestrale del Festival percepisce 2mila euro netti, stando alle parole del direttore d’orchestra. Una somma di certo squilibrata rispetto a quelli che sono gli introiti non solo del direttore artistico, ma dei tanti ospiti che passeggiano sul palco dell’Ariston anche solo per pochi minuti.

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