Sanremo 2022: il pagellone finale

Sanremo 2022: il pagellone finale

Sanremo 2022, le pagelle: i promossi e i bocciati del Festival, terza edizione firmata dal direttore artistico Amadeus.

Ritmo, emozioni e una ventata di energia e positività. Il Festival di Sanremo 2022, il terzo guidato da Amadeus, quello della gioia, è terminato con una serata che non ha deluso le attese, con tanta carica e un sorriso stampato sul volto di tutti i concorrenti. Sul versante musicale, le cose sono andate abbastanza bene, ma per un giudizio definitivo bisognerà aspettare ancora qualche settimana, per poter la longevità dei pezzi. Andiamo a scoprire i promossi e i bocciati della serata cover.

Sanremo 2022: le pagelle dopo la finale

Matteo Romano: 7

Una delle rivelazioni di questo Sanremo. Arrivato con la fama di tiktoker, si scopre cantante, per davvero. La canzone è un pop contemporaneo e semplice, ma la metà del cast non l’avrebbe saputa cantare meglio di lui, e questo è tutto dire. Anche nella serata cover si è difeso alla grande. Per lui il Festival è stata un’esperienza indimenticabile. Speriamo non resti l’unica.

Giusy Ferreri: 5

Miele, dalle atmosfere ‘orientaleggianti’ e arricchita da un arrangiamento che con l’orchestra rende bene, non spicca mai il volo. Resta un brano di quelli che portano alla noia, e che potrebbero indurre a cambiare stazione radio mentre sei in auto. Se si considera che vocalmente non è stata in alcuna serata al top, questa avventura sanremese per Giusy può essere messa tranquillamente nel diario degli errori di braviana memoria.

Giusy Ferreri

Rkomi: 7

Non è stato insuperabile, e nemmeno impeccabile in questo Festival il rapper di Calvairate. Il suo rap rock cresce però ascolto dopo ascolto, e nella serata finale risulta davvero dirompente, complice una coda da vero concerto. Lui si diverte, ma sembra contrariato da qualcosa. Resta un talento da continuare a coltivare.

Iva Zanicchi: 7

L’effetto Orietta dello scorso anno, sicuramente ricercato, non è stato raggiunto. Iva è diversa, più austera, più rock nella sua simpatia, se vogliamo. Era prevedibile che il risultato sarebbe stato diverso. Tuttavia resta un Festival memorabile per lei, forse l’ultimo, vissuto con intensità e con la classe di una signora che resterà per sempre nella storia della nostra canzone.

Iva Zanicchi

Aka 7even: 6

Un giovane che canta ai giovani. Perfetta così è una canzone ricca d’ingenuità, non particolarmente ‘potente’ né dotata di un ritornello speciale. Ma in fin dei conti Aka fa il massimo di ciò che ad oggi può fare. E va bene così.

Massimo Ranieri: 8

La più teatrale delle canzoni di quest’edizione non poteva che arrivare da chi i palcoscenici li calca da mezzo secolo. La sfida a distanza con il ‘rivale’ Morandi la perde, in termini di classifica, ma bisogna rendere omaggio a un uomo di spettacolo che è sempre stato, e resta tuttora, un grande artista. E anche a una canzone che, ascolto dopo ascolto, regala nuove emozioni e svela nuovi segreti. Come ogni grande brano dovrebbe fare. Vince meritatamente il premio della Critica.

Massimo Ranieri

Noemi: 6

Chissà se prima o poi torneranno ad affidare a Veronica una canzone davvero bella. Per ora si difende come può, con brani pop spesso troppo radiofonici e, in un certo senso, vuoti. La sufficienza la guadagna per le interpretazioni, sempre adeguate, e per la cover del venerdì.

Fabrizio Moro: 6

Una partecipazione quasi silenziosa per Fabrizio. Lui è un cantautore che ha qualcosa da dire. Avrebbe dovuto osare di più. Occasione sprecata. Conquista comunque il premio per il miglior testo, sorprendentemente.

Fabrizio Moro

Dargen D’Amico: 8

Non canta bene, e porta un brano ruffiano ma non stupido. Ma Dargen è travolgente, dirompente, irriverente e scanzonato, per davvero. Quasi al limite del menefreghismo, come fosse passato da quelle parti per sbaglio. Un atteggiamento magari da non prendere d’esempio, ma che aiuta a comprendere quanto sia importante la leggerezza nella vita, anche per veicolare messaggi che leggeri non sono. Chapeau.

Elisa: 9

Ventun anni fa Luce fu talmente abbagliante da permetterci a malapena di vedere quanto talento ci fosse in questa donna, che alla musica italiana (e non solo) ha dato tanto e tanto continua a dare. Un Sanremo quasi impeccabile per leri, un piccolo regalo fatto ad Amadeus per impreziosire questo suo terzo Festival. Conquista il premio per la miglior composizione.

Elisa Toffoli

Irama: 7

Dopo un Sanremo vissuto in camera d’albergo, il giovane cantante di Carrara è tornato a godersi il palco dell’Ariston. Con una canzone emozionante, anche se non particolarmente originale, riesce comunque a fare effetto sul pubblico e a regalargli grandi soddisfazioni.

Michele Bravi: 7

Per Michele vale un discorso simile a quello fatto per Irama. Questo Sanremo gli serviva, dopo anni davvero travagliati. E lo ha onorato con grande emozione e intensità, e con una canzone pregna di poesia, adeguata al suo stile etereo.

Michele Bravi

La Rappresentante di Lista: 9

Avevano ben figurato già lo scorso anno. Stavolta hanno fatto le cose in grande, con una canzone che sarebbe stata perfetta per l’Eurovision, ma che comunque riesce a far ballare anche l’Ariston. Colorati, grintosi, dotati di uno spirito funk che rimanda al meglio degli anni Settanta. E la voce di Veronica è una garanzia.

Emma: 6

Un ritorno positivo per la Brown, con una canzone non speciale, ma cantata bene per almeno due sere su tre. Discreta anche la serata cover, ma in generale ha fatto parlare di sé più per il FantaSanremo che per la competizione vera e propria. Questione di priorità.

Emma Marrone

Mahmood e Blanco: 9

Da brividi quasi ogni loro esibizione. Del FantaSanremo i due super-favoriti se ne fregano, e regalano ogni sera, più che bonus, vere emozioni. Un exploit davvero meritato il loro.

Highsnob e Hu: 4

A scuola dai Coma_Cose, ma senza l’originalità del duo dello scorso anno. La canzone non è brutta, ma è davvero troppo ruffiana, specialmente con l’esecuzione del ‘rituale’ (più che coreografia) studiato a tavolino dai due. Peccato, perché Hu ha del potenziale per crescere come artista, e Highsnob, nel suo, risulta molto più credibile. Ma al FantaSanremo hanno davvero fatto grandi numeri, e questo può bastare, per ora.

Sangiovanni: 6

Una canzone mediocre ma danzereccia, passabile anche in discoteca, volendo. Per lui rimane un Sanremo indimenticabile, anche se era lecito aspettarsi qualcosa in più. Crescerà, e apprezziamo comunque la maturità mostrata anche al di fuori della competizione.

Gianni Morandi: 9

Che dire al Sanremo vissuto da Gianni? Si è presentato con un’energia che ha messo in riga tutti i più giovani messi insieme. Jovanotti e Mousse T hanno cucito per lui un vestito perfetto, una canzone che sembra il riassunto della sua anima. E i risultati si vedono. Ha vinto anche la serata delle cover e il premio della Sala Stampa. Più di così era impossibile fare.

Gianni Morandi

Ditonellapiaga e Rettore: 7

Una bella rivelazione di questo Sanremo, Ditonellapiaga, e un gradito ritorno, quello di Donatella, un personaggio unico nel panorama musicale italiano. Energia e sensualità diverse, che ben si fondono. Questione di chimica.

Yuman: 6

Tra Pink Floyd e musical di Broadway, Ora e qui è sicuramente la canzone più bella tra quelle dei giovani. Ma il giovane artista romano riesce a tenere a freno l’emozione e a cantare come si deve solo nell’ultima sera. Ha il potenziale per fare molto meglio.

Achille Lauro: 7

Un Festival sottotono per il cantautore romano, che ha limitato moltissimo le provocazioni e ha portato un brano poco originale, non fosse per la fusion gospel con l’Harlem Gospel Choir. Si prende un punto in più proprio per aver portato sul palco sei rappresentanti di uno dei cori gospel più importanti del mondo, artiste che da sole sono valse il prezzo del biglietto di queste Sanremo.

Achille Lauro

Ana Mena: 5

Rimarrà un Festival indimenticabile per lei, una grande emozione. Dal punto di vista dei risultati poteva forse aspettarsi di più, ma il neomelodico fuori Napoli non va molto forte, e Sanremo dista molto da Partenope.

Tananai: 5

Un po’ Achille Lauro e un po’ Dargen per l’atteggiamento. Tananai ha vissuto Sanremo con lo spirito giusto, ma con un pezzo deboluccio. Tra i tre ragazzi provenienti da Sanremo Giovani finisce per essere il meno credibile.

Giovanni Truppi: 7

Chiude la sua avventura sanremese con un paio di siparietti molto cringe con Amadeus, ma la poeticità delle sue esibizioni e del suo brano rendono trascurabile ogni altro dettaglio.

Le Vibrazioni: 7

Non è stato il loro miglior Sanremo, sempre nei bassi fondi della classifica e con qualche incertezza sparsa, anche nella serata cover. Ma Tantissimo è forse la miglior canzone che hanno presentato in carriera a Sanremo, e non è poco.

Sanremo 2022: le pagelle della serata cover

Noemi: 7

Scelta splendida da parte della cantante romana. A Natural Woman è un capolavoro e lei lo rispetta, mettendoci intensità ed energia. Certo, paragonarla all’originale è complicato. Ma da apprezzare il coraggio e, perché no, la classe.

Giovanni Truppi, Vinicio Capossela e Mauro Pagani: 8

Versione più ritmata dell’originale. Non parte benissimo, ma con un crescendo straordinario, complice anche l’armonica di Pagani, finisce per coinvolgere con la potenza emotiva delle parole sempre ficcanti di Faber, che ci manca ogni anno di più.

Vinicio Capossela

Yuman e Rita Marcotulli: 7

Prova a trasformarsi in un crooner consumato, il giovane Yuman. L’esperimento riesce a metà. Il portamento c’è, la voce black rende però solo in parte su un pezzo del genere. L’eleganza e il talento di Rita Marcotulli riesce però a innalzare la performance su un altro livello. Applausi.

Le Vibrazioni, Sophie and the Giants e Peppe Vessicchio: 6

C’è un po’ di caos, i suoni sono poco puliti e in generale pare esserci una certa qualche vuoto, qualcosa che lascia perplessi. Sophie è una cantante ancora in lavorazione, quest’anno Sarcina è meno a fuoco che in passato. Tutto sommato rendere brutto un capolavoro come Live and Let Die è dura, e non ci sono riusciti.

Sangiovanni e Fiorella Mannoia: 6

Una media tra il 7 di Fiorella e il 5 di Sangiovanni, che sulle note dell’eccezionale A muso duro di Bertoli, brano immenso, ricorda l’amico gIANMARIA a X Factor. Non il massimo, a dirla tutta.

Fiorella Mannoia

Emma e Francesca Michielin: 7

Non nascondiamoci, questa versione quasi drammatica di Britney Spears è meglio dell’originale. O meno peggio. E il merito è soprattutto di Francesca Michielin, meglio sul palco che sul podio verrebbe da dire, ma anche di Emma che riesce a fare da contraltare con il suo vocione e le sue urla alla pulizia dell’amica.

Gianni Morandi e Jovanotti: 9

Un medley pazzesco, una carica pazzesca, un feeling pazzesco, un’energia pazzesca. Non sono stati perfetti? Poco importa. Tra le cose migliori di questo Sanremo.

Jovanotti

Elisa ed Elena D’Amario: 8

Canzone da ballare, interpretata magnificamente e impreziosita dalla bellezza irresistibille di Elena. Cosa chiedere di più?

Achille Lauro e Loredana Bertè: 6

Loredana arriva un po’ sfiatata rispetto al passato. Lauro la rispetta e si tiene quasi in disparte, per farle spazio. La omaggia anche con un bigliettino alla fine. Momento televisivo riuscito, ma musicalmente non indimenticabile.

Matteo Romano e Malika Ayane: 8

Salgono sul palco, iniziano a cantare ed è subito effetto zia e nipote prediletto. O se vogliamo effetto Disney. Ma Matteo regge il peso del duetto con un mostro sacro come Malika, ed è tutto dire. Anche per loro standing ovation meritata.

Malika Ayane

Irama e Gianluca Grignani: 7

La mia storia tra le dita è un brano che ha uno spessore diverso rispetto ai precedenti, ma è comunque un piccolo capolavoro, molto emotivo. Irama e Grignani scelgono però di interpretarla con grande libertà, gettandosi tra la folla con voglia di divertirsi. Lodevole l’arrangiamento, bello vedere Gianluca così preso da una performance. Un momento molto godibile di una gran serata.

Ditonellapiaga e Rettore: 6

Compitino. Nessuno mi può giudicare rimane un pezzone a distanza di decenni, ma Ditonellapiaga e Rettore stasera non escono dall’ordinario. Ogni tanto un po’ di normalità fa anche bene.

Iva Zanicchi: 7

Una versione rock di Canzone di Don Backy per rendere omaggio a Milva, ancora non rievocata in quest’edizione del Festival dopo la scomparsa dello scorso anno. Doveroso ed emozionante.

Ana Mena e Rocco Hunt: 6

Medley molto piacevole, formato da tre pezzi differenti ma tutti diversamente belli e importanti. Ana Mena ha uno stile che può risultare gradevole o sgradevole, e purtroppo non riesce a cambiare facilmente registro. Rocco s’inventa qualche buona barra su Figli delle stelle, ma non sorprende. Comunque prestazione sufficiente.

Rocco Hunt

La Rappresentante di Lista, Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra: 7

Un insieme molto particolare, c’era grande curiosità per vedere come avrebbero stravolto un classico come Be My Baby. In mezzo hanno messo molte cose, troppe forse, ma il risultato è stato davvero interessante.

Massimo Ranieri e Nek: 7

La sensazione è che non l’abbiano provata molto insieme. Ma sono due artisti navigati, e riescono a camuffare anche qualche imperfezione con grande maestria. E il pezzo è una perla della discografia di Pino Daniele. Riascoltarla è sempre un piacere.

Nek

Michele Bravi: 7

Battisti lo poteva cantare solo Battisti“, si dice.. E forse è vero. Ma Michele sceglie la via della personalizzazione, e fa benissimo. La sua è un’interpretazione che emoziona e al contempo rispetta.

Mahmood e Blanco: 6

A proposito di rispetto, si fanno forse travolgere dal rispetto i due favoriti di questo Festival, cantando una versione molto classica de Il cielo in una stanza, quasi scontata, basandosi solo sulle loro particolarissime voci. Ci si aspettava un po’ di coraggio in più.

Rkomi e Calibro 35: 8

Quel coraggio che invece mostra a palate Rkomi. Il rapper di Calvairate non sceglie infatti di puntare sul Vasco banale e più famoso per il suo medley, ma va su quello micidiale degli album più amati degli anni Ottanta. Una scelta che paga, complice un’interpretazione sporca a puntino.

Aka 7even e Arisa: 6

Cantare Alex Baroni è complicato. Magari non tanto per Arisa, quanto per Aka 7even, che di rapper fa soprattutto il rapper. Ma in qualche modo regge l’impatto e si difende anche l’artista napoletano, che porta a casa una performance sufficiente. La sintonia però non è perfetta tra i due.

Arisa

Highsnob e Hu con Mr. Rain: 5

Mi sono innamorato di te è una canzona cantata da tanti, e troppo spesso banalizzata. Ci vuole un certo background, ci vuole un certo spessore per riuscire a renderle giustizia. Highsnob e Hu ci provano, volenterosi, con l’aiuto non decisivo di Mr. Rain, ma quel che viene fuori è un karaoke fatto non benissimo. A volte chi rappa dovrebbe limitarsi a rappare, arte che ha la stessa dignità del canto.

Dargen D’Amico: 6

Personalizzare. Rendere più adatto alle proprie corde. Dargen lo ha fatto, proponendo una versione di La bambola con una strofa rap, cassa dritta, momenti cantati e momenti di caos. Non è la miglior interpretazione della serata, ma si lascia ascoltare senza sofferenza.

Giusy Ferreri con Andy dei Bluvertigo: 7

Stesso discorso fatto per Bravi. Giusy sceglie di cantare Battisti a modo suo, e con un arrangiamento molto intenso, complice l’aiuto di Andy e del suo sax, rende onore a un altro capolavoro sottovalutato del cantautore di Puggio Bustone.

Fabrizio Moro: 6

Interpretazione emozionante e dignitosa, ma senza guizzi e con qualche incertezza nelle fase iniziali.

Tananai e Rosa Chemical: 6

Non la miglior chiusura di serata. I due giovani artisti regalano una versione leggermente rielaborata di un classico di Raffaella Carrà. Si divertono, ma l’ora è tarda e anche il pubblico è meno ricettivo rispetto a qualche ora fa. C’è chi ha fatto peggio, ma si poteva finire diversamente.

Sanremo 2022: le pagelle degli ospiti

Orietta Berti e Rovazzi: 7

Una strana coppia, ma che regala momenti simpatici e ci rende possibile ascoltare, ancora una volta, la voce dell’inimitabile Usignolo di Cavriago (che però non vola su Luna piena).

Marco Mengoni: 7

Ascoltare L’essenziale è sempre un piacere, e Mengoni fa sempre il suo dovere. Un cantante raro nel panorama pop italiano. Meno incisivo l’ultimo singolo Mi fiderò.

Pinguini Tattici Nucleari: 7

Non c’è molto da dire: mancano.

Jovanotti: 8

Canta, recita, soprattuto ride. E fa quello che da Jovanotti ci aspettiamo: comunica positività.

Cesare Cremonini: 9

Il suo medley è un omaggio a oltre vent’anni di carriera e alle tante hit che ha saputo sfornare, successi commerciali e chiaramente pop, ma che hanno saputo prendere il meglio dal rock, dal blues, dal soul e da mille altre influenze che Cesare non ha mai nascosto. Una sorta di risposta italiana, anzi, bolognese a Chris Martin. Bella anche la presentazione del nuovo singolo, straordinaria l’esplosione su 50 Special. Da standing ovation. P.S. Un punto in più perché si trattava del debutto a Sanremo, e l’emozione è stata ben trasformata in energia positiva.

Gaia: 5

Sostituisce i Coma_Cosa, risultati positivi al Covid. Fa il suo, ma di questa canzone non ne sentivamo la mancanza.

Drusilla Foer: 7

Canta per due minuti e manda dietro alla lavagna metà del cast. Superba.

Laura Pausini: 8

Scatola è un brano che si lascia ascoltare, Laura si emoziona ma canta con la consueta classe e potenza. Si esalta soprattutto su Have a Dream degli Abba con Mika. Una performance davvero intrigante.

Mika: 6

Il cantante libanese si presenta, quasi a sorpresa, sul palco per duettare con la cantante di Solarolo. Non si lascia sovrastare ma tutto sommato fa il compitino. Lo aspettiamo a Torino per ben altre performance all’Eurovision.

Mika

Ermal Meta: 7

Direttamente dalla Costa Toscana, Ermal Meta si regala una nuova replica della sua Un milione di cose da dirti dello scorso anno, cantante che è andata a pochi passi dalla vittoria, superata solo da Zitti e buoni e Chiamami per nome. Una ballata che funziona anche a un anno di distanza, cantato con grande disinvoltura da un interprete ormai navigato.

Maneskin: 8

I Maneskin sono ormai delle grandi star internazionali, e nessuno lo nega. Si concedono anche una versione imprecisa ma molto grintosa di Zitti e buoni, superata solo dalla magnifica intensità della ballata Coraline, forse la miglior canzone della loro carriera fin qui.

Maneskin

Colapesce e Dimartino: 7

I vincitori morali di Sanremo 2021, duo siculo capace di regalare al pubblico la perla virale della scorsa edizione, sono stati i primi a inaugurare le esibizione dalla Costa Toscana. E lo hanno fatto con un look marinaresco e la consueta leggerezza, nel look come nel canto.

Meduza: 7

Con l’aiuto di una grande voce come quella di Hozier, i Meduza riescono a far quasi ballare il pubblico dell’Ariston, trasformandolo per qualche minuto nell’unica discoteca attiva in Italia. Sono talentuosi e hanno saputo portare il nome dell’Italia fino ai Grammy: cosa volere di più?