Renato Zero sull’adozione del figlio: “Meglio che affittare un utero”

Renato Zero sull’adozione del figlio: “Meglio che affittare un utero”

Renato Zero ha parlato di adozione e maternità surrogata nel corso dell’intervista a Gianluca Gazzoli per il podcast BSMT.

Renato Zero, intervistato da Gianluca Gazzoli per il podcast BSMT, ha rilasciato dichiarazioni significative su uno dei temi più discussi degli ultimi anni: la maternità surrogata. Il cantautore romano ha condiviso aneddoti personali e riflessioni sulla sua carriera e sul Festival di Sanremo.

Renato Zero: le sue parole sulla maternità surrogata

Il re dei Sorcini ha introdotto il tema con parole molto forti: “Quando due persone non possono avere figli per diverse ragioni, con tanti bambini che sono abbandonati nel mondo, adottare è molto meglio che affittare un utero e prendere una donna come se fosse una macchina“.

Lo dico con il cuore in mano: detesto la posizione di queste donne nei confronti di un servilismo. Affinché la gente sia felice, rendono definitivamente infelice una persona che un figlio lo avrebbe voluto per sé” – ha aggiunto.

L’adozione del figlio Roberto

Renato Zero ha vissuto in prima persona l’esperienza dell’adozione e nel 2023 è finalmente diventato papà. “Prima di adottare Roberto, ho lasciato dieci anni di rodaggio. Volevo che entrambi fossimo convinti” – ha rivelato il cantautore.

In realtà ne sono passati otto: un giorno torno a casa e trovo mia madre sotto la doccia, completamente nuda, e mio figlio, con i boxer, che la lavava tutta. A quel punto lì ho chiuso la porta e due giorni dopo siamo andati in Viale Giulio Cesare e abbiamo firmato le carte… E poi da quel momento si portava mia madre sulla motocicletta, che non era certo una bambina… Per me era impazzito, ma lei si divertiva tanto. Una cosa davvero meravigliosa” – ha poi raccontato commosso.

Renato Zero: la stoccata al Festival di Sanremo

Parlando del Festival più amato dagli italiani, Renato Zero ha rivelato di non esserne più molto appassionato: “Negli ultimi anni ho seguito poco il Festival, perché non ci credo più. Ci credevo ai tempi di Nilla Pizzi e Modugno, dove non c’era questa aggressività, lì alla fine vinceva chi vendeva più dischi. Qualcuno che mi piace? Ad esempio Diodato, mi piace chi ha uno spessore musicale, che rappresenta una ricerca. Purtroppo oggi si somigliano un po’ tutti e questo non giova a nessuno“.

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