Musica italiana: il potere dei live

Musica italiana: il potere dei live

Sono stati recentemente diffusi da FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana – i dati relativi al settore nel Bel Paese.

I numeri? Con un valore complessivo attorno ai 4,3 miliardi di euro, la musica italiana è sostenuta soprattutto dai concerti live, che contribuiscono al totale appena citato con ben 987 milioni di euro.

A dare un boost a questi numeri ci ha pensato anche il web. Per rendersi conto del suo impatto, basta chiamare in causa la nascita dei siti dedicati alla rivendita biglietti concerti tra fan. 

Questi portali nascono per offrire la possibilità di partecipare a un concerto anche all’ultimo momento dando modo, nel contempo, a chi ha un impegno improvviso di non perdere tutti i soldi del biglietto (si sceglie spesso di rivenderlo a un prezzo leggermente più basso rispetto a quello di acquisto).

Premettendo il fatto che, alla base di tutto ciò, c’è una tecnologia che permette di avere tutte le certezze in merito all’autenticità di ogni singolo biglietto messo in vendita, ricordiamo che si tratta dell’ennesimo esempio di come internet sia capace di aumentare l’accessibilità di eventi e prodotti, rappresentando di fatto un driver di crescita per il settore.

La supremazia degli artisti italiani

In un mercato musicale all’insegna della crescita – nel corso del primo semestre dell’anno che stiamo per salutare, gli esperti FIMI hanno riscontrato una crescita del 15,1% – è possibile notare il continuo consolidamento della supremazia degli artisti locali.

Se si guarda nello specifico le top ten della categoria “Album e Singoli”, le prime posizioni sono tutte occupate da artisti ausonici.

Nei primi sei mesi del 2024, l’artista il cui album ha concretizzato i numeri migliori è stato Tony Effe con Icon. Lato singoli, invece, il trono è di Mahmood con Tuta Gold. Al secondo posto, invece, troviamo Annalisa con il brano sanremese Sinceramente.

Cresce la spesa per i live

Tornando con l’attenzione specifica sui live, non si può non chiamare in causa un dato che, da solo, parla del grande cambiamento che ha investito la musica dopo l’avvento dello streaming: in Italia continua a crescere la spesa mensile per assistere a spettacoli musicali dal vivo.

Dando qualche numero specifico ricordiamo che, nel 2021, la media mensile era di 20 euro. Nel 2024, invece, la crescita è stata così grande da arrivare a 70. Questi dati, frutto delle elaborazioni degli esperti dell’Osservatorio sui Consumi Culturali degli Italiani, portano alla luce una generale propensione a spendere di più per la cultura, coinvolgendo, oltre alla musica, anche il cinema e la lettura.

Quest’ultima occupa il secondo posto dopo la musica tra le attività culturali preferite dalla popolazione del Bel Paese. Anche questa volta i numeri parlano chiaro: dal 2021 a quest’anno, infatti, è aumentata di sei punti percentuali la quantità di persone che leggono libri cartacei. In questa globalità, spicca la supremazia di Milano. Nel corso del 2023, l’industria culturale e musicale del capoluogo lombardo ha generato un giro d’affari di 491 milioni di euro.

Guardando ai numeri della musica si può parlare di un indotto di ben 168 milioni di euro. Per i prossimi anni, le prospettive sono rosee e all’insegna della crescita. Si parla, per il 2030, del raggiungimento di un giro d’affari globale di 17 miliardi di euro, il 54% in più rispetto al 2022. Di anno in anno, da qui ai prossimi sei, la crescita prevista nell’arco dei 12 mesi è del 5% circa.

Parliamo di numeri concreti che ci ricordano che, nella musica come in qualsiasi altro settore, i cambiamenti e le evoluzioni tecnologiche non uccidono nulla, ma segnano l’inizio di nuove avventure e vanno accolti come opportunità preziose di crescita per il settore e di incontro delle esigenze e dei desideri del target.