Senjutsu: il ritorno ‘tattico’ degli Iron Maiden

Senjutsu: il ritorno ‘tattico’ degli Iron Maiden

Iron Maiden, Senjutsu: la recensione del diciassettesimo album in studio della band di Bruce Dickinson e Steve Harris.

Sei anni dopo, riecco gli Iron Maiden, sempre uguali a se stessi, sempre pronti a evolversi. Al contrario di altre band leggendarie della storia del rock e del metal, i paladini della new wave of british heavy metal, complice qualche cambio di formazione qua e là, sono sempre stati in grado di trasformare il loro suono, di modificare il loro stile, di non diventare le pallide copie di se stessi, sperimentando ma senza (quasi) mai eccedere. Una coerenza progressiva, la loro, che li ha portati a pubblicare raramente dischi che possano definirsi brutti, anche quando l’acme della loro carriera era già stato superato. E lo hanno dimostrato ampiamente con gli ultimi lavori, compreso Senjutsu, che pur a distanza, segue la scia di un percorso già intrapreso con il precedente The Book of Souls. Forse con un pizzico di uniformità in più.

Iron Maiden, Senjutsu: la recensione

Passa il tempo ma i Maiden non passano mai di moda. E pur invecchiando non sembrano perdere lo smalto. Forse perché continuano a comporre musica per passione, e non solo per dovere. Anche per questo tra il sedicesimo e il diciassettesimo capitolo della loro storia discografica hanno fatto trascorrere sei anni. Certi album, se sinceri, non si partoriscono in una manciata di mesi.

Iron Maiden

Avevano annunciato delle novità dal punto di vista sonoro, Dickinson e Harris, alla vigilia delle pubblicazioni. Qualche differenza rispetto ai lavori del recente passato, in effetti, si può notare. Di certo la vena progressiva che aveva reso per molti troppo complesse alcune compisizioni di The Book of Souls è qui più fievole, digeribile, più vicina a quanto fatto in altri lavori importanti come Brave New World o anche a qualcosa della loro tribolata decade Novanta. Intendiamoci, non si sono messi a fare trap. Ma la voglia di sorprendere non manca in questo album, come aveva ampiamente dimostrato il primo singolo estratto, The Writing on the Wall, accompagnato qualche mese fa da un video splendido. Per freschezza e godibilità, il miglior brano del lotto.

Dieci le tracce presenti in questo doppio disco lungo (circa 120 minuti), formato da brani che si lasciano ascoltare senza troppa fatica, ma con una durata media che viaggia sugli 8/9 minuti (solo due canzoni non superano i 5 minuti, una scelta anacronistica nell’attuale mercato musicale). Ampiamente presente la firma di Steve Harris, anche in questo caso regista non troppo occulto della linea della band, ma si sente il tocco anche degli altri in più di un’occasione.

Sugli scudi, come sempre, Bruce Dickinson. Il cantante britannico, che ha da tempo superato le 60 primavere, non ha più la potenza di un tempo, fatica nel salire verso certe vette, ma negli ultimi anni sta puntando sempre più sulla teatralità e l’espressività che lo ha sempre contraddistinto, una scelta che si sposa benissimo con le atmosfere epiche ampiamente recuperate dalla band nel nuovo millennio.

Pochi i brani che lasciano l’amaro in bocca. Tutte le canzoni sono costruite per restare nella mente e nel cuore dei fan più accaniti della vergine di ferro. Ci si poteva forse aspettare ancora un azzardo in più, ma tutto sommato il disco, dotato probabilmente della copertina più bella nella loro discografia, non delude affatto. Certo, è un ritorno tattico, e lo rivela in parte già il titolo (‘senjutsu’ in giapponese sta per ‘tattica, strategia’). Registrato già nel 2019, è stato tenuto al fresco durante il momento più buio della pandemia per sbucare fuori ora, quando il mercato discografico e dei concerti si è finalmente rimesso in moto e con una data al Rock in Rio 2022 già ufficializzata. Ma in fin dei conti va bene così. L’attesa è stata ripagata, e non resta che iniziare il countdown per il loro ritorno dal vivo.

Senjutsu: la tracklist

1 – Senjutsu
2 – Stratego
3 – The Writing on the Wall
4 – Lost in a Lost World
5 – Days of Future Past
6 – The Time Machine
7 – Darkest Hour
8 – Death of the Celts
9 – The Parchment
10 – Hell on Earth

Top: The Writing on the Wall – Darkest Hour

Voto: 8.5

Di seguito il video di The Writing on the Wall: