Enrico Caruso: la carriera, la vita privata e tutte le curiosità sullo straordinario tenore napoletano celebrato da Lucio Dalla.
Nella cultura popolare italiana Enrico Caruso è un personaggio straordinario, che ha saputo regalarsi un’incredibile celebrità capace di superare i limiti del Novecento. Forse il tenore più celebre e celebrato della storia, dotato di un carisma unico e di un grandissimo talento, ancora oggi è ricordato dagli amatori come la prima vera star del mondo della liricia. Andiamo a riscoprire alcune curiosità sulla sua carriera e la sua vita privata.
Chi era Enrico Caruso
Enrico Caruso nacque a Napoli, nel quartiere San Carlo all’Arena, il 25 febbraio 1873 sotto il segno dei Pesci. Figlio di un metalmeccanico e di una donna delle pulizie, dopo aver frequentato le scuole regolari iniziò a lavorare con il padre a dieci anni in fonderia, abbandonando in un primo tempo la scuola. Solo in un secondo momento, per insistenza della madre, tornò a frequentare le scuole serali. Nato con un grande dono per il canto, iniziò cantare già da ragazzo.
Perse la madre per tubercolosi nel 1888. Spinto anche dal dolore per la morte precoce, iniziò a cantare in alcuni spettacoli teatrali. Venne notato dal baritono Eduardo Missiano, che lo notò durante un funerale e scelse di presentarlo al maestro Guglielmo Vergine. Fu lui a dargli le lezioni decisive per rendere il suo dono un talento da sfruttare come meglio non si sarebbe potuto.
Esordì ufficialmente il 15 marzo 1895 all’interno di L’amico Francesco di Mario Morelli. Non fu un successo, nonostante le buone parole spese per lui dalla critica. Ma si trattava del primo passo di una carriera che lo portò ben presto a esibirsi a Milano, in Russia, a Lisbona, a Roma, a Montecarlo, a Londra, a Buenos Aires e in praticamente tutti i principali teatri del mondo, in vari ruoli e varie opere.
Fu ovviamente di casa spesso e volentieri al Teatro San Carlo di Napoli e la tradizione vuole che nel 1901, durante un’interpretazione de L’elisir d’amore, abbia avuto la sua delusione. Non fu all’altezza della sua nomea, e i suoi concittadini non gli risparmiarono critiche. Furibondo, decise di non cantare mai più nella sua città. Sulla vicenda sono state però tramandate diverse versioni.
Divenne nei primi anni del Novecento di casa a New York, nello storico Metropolitan, consolidando il suo successo Oltreoceano. Nel 1909 incise un repertorio di canzoni napoletane, tra cui Core ‘ngrato. Continuò quindi le sue tournée in giro per il mondo, fin quando la salute glielo consentì.
La morte di Enrico Caruso
Al termine di una lunga tournée in America, nel 1920, la sua salute iniziò a subire dei peggioramenti. Non se ne conoscono i veri motivi. Per qualcuno la colpa fu di un’incidente avvenuto durante una sua esibizione. Fatto sta che l’11 dicembre durante una rappresentazione ebbe una forte emorragia dalla gola. Il dolore divenne insostenibile e nel giorno di Natale gli fu diagnosticata una pleurite infetta. Operato d’urgenza al polmone sinistro, trascorse la convalescenza a Sorrento.
Fu raggiunto sul posto dal medico Giuseppe Moscati, che però dovette dargli la notizia più triste: c’era ormai ben poco da fare, gli restavano solo pochi giorni. Trasportato a Napoli d’urgenza, morì il 2 agosto 1921 all’età di soli 48 anni. Il suo corpo è sepolto in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto, in via Nuova del Campo, non lotano dalla tomba di Totò.
La vira privata di Enrico Caruso: moglie e figli
Caruso fu anche un grande amatore, un uomo dalle passioni forti e durature. Ebbe una lunga storia con il soprano Ada Botti Giachetti, nonostante quest’ultima fosse sposata e già madre quando si conobbero. Dalla loro relazione nacquero i figli Rodolfo ed Enrico junior. La fine del rapporto fu però tragico: lei lo lasciò per fuggire con il loro autista, e cercò anche di estorcergli del denaro.
Il 28 agosto 1918 sposò Dorothy Benjamin, una ragazza americana di buona famiglia. Dalla loro storia nacque un’unica figlia, Gloria, morta nel 1999 a 80 anni.
Sai che…
– Caruso fu il primo a cimentarsi con l’incisione di dischi con arie d’opera. Vendette oltre un milione di dischi con l’aria Vesti la giubba, dall’opera Pagliacci.
– Vinse il Grammy Hall of Fame nel 1975.
– Per puro caso, Lucio Dalla soggiornò a Sorrento nella stanza d’albergo degli ultimi mesi di Caruso. Ispirato dai racconti dei proprietari dell’albergo, il grande cantautore scrisse proprio un brano dedicato alla sua storia, Caruso appunto.
– Dal punto di vista vocale, molti esperti hanno nel tempo stabilito che la sua voce, dotata di un colore scuro naturale, era più vicina a quella di un baritono che a quella di un tenore. Non si trattava di un talento innato, dunque, ma di un grande autodidatta che era riuscito con una tecnica del tutto personale a correggere i suoi difetti intrinseci, o a trasformarli in punti di forza.
– Gli è stato dedicato anche un asteoride e un cratere sul pianeta Mercurio.
– Caruso è trai pochi italiani presenti nella Hollywood Walk of Fame.
Di seguito una sua versione di O sole mio: