Che cos’è la musica punk?

Che cos’è la musica punk?

La musica punk rock: che cos’è, qual è il suo significato e quali sono i gruppi che ne hanno fatto la storia, portandola fino ai giorni nostri.

Il punk è la rivoluzione più radicale che abbia mai sconvolto il mondo della musica rock e, più in generale, una certa cultura borghese della seconda metà del Novecento. Sviluppatasi nel corso degli anni Settanta, ebbe il proprio apice artistico tra il 1976 e il 1979, quando una forte schiera di gruppi rock proposero un’immagine ribelle e una musica veloce, dura, breve, essenziale e molto provocatoria.

Nel corso degli ultimi decenni, il punk ha avuto varie trasformazioni al suo interno, sviluppandosi in una corrente hardcore negli anni Ottanta e in una pop negli anni Novanta e Duemila. Ma le sue radici rimangono le stesse, essenzialmente legate a una voglia di ribellione che condanna lo status quo e ne mette in luce tutte le contraddizioni.

Punk

Che cos’è il punk rock

L’origine di questo nuovo genere si deve ricercare negli anni Sessanta quando, specialmente nell’America settentrionale, ma anche in Inghilterra, si svilupparono i cosiddetti gruppi garage rock, tra i quali vale la pena ricordare i Sonics, gli Wailers o i celebri Kinks, veri precursori del genere con il brano You Really Got Me.

Oltre al garage, però, ebbe una grande importanza nello sviluppo di queste sonorità efficaci ed essenziali anche il movimento Mod, capitanato ovviamente dagli Who. Basti pensare a un celebre inno come My Generation, sorta di brano punk ante-litteram:

Fondamentale anche il contributo, in questa primissima fase di sviluppo, della musica di gruppi come i Velvet Underground di Lou Reed, che con le loro distorsioni acide e noise precorrevano i tempi aprendo la strada non solo al punk ma a un ventaglio straordinario di nuove possibilità artistiche.

La nascita di un genere ancora più grezzo e istintivo, se vogliamo, è databile attorno al 1969, anno di uscita di due album fondamentali: Kick Out the Jams degli MC5 di Detroit e The Stooges dell’omonima band capitanata dal prototipo del punk rocker: Iggy Pop. Di seguito la loro Search and Destroy:

Da questo momento nulla è più lo stesso. Una verve ribelle inizia a crescere e diffondersi in America come in Inghilterra, in Australia come nei Paesi latinoamericani. Ovunque e in ogni genere c’è una band che inizia a mostrare segni d’insofferenza, manifestati attraverso il look come attraverso la musica: elementi punk si riscontrano nei New York Dolls, nei Devo, nei Saints e in decine e decine di nuove formazioni.

Ma qual è il significato della parola ‘punk’, e quando inizia a essere utilizzata in campo musicale? Prima dell’esplosione del nuovo genere, il sostantivo ‘punk’ veniva utilizzato per etichettare un ‘giovane imbroglione, un teppista o anche un gangster‘.

Nei primi anni Settanta lo stesso termine viene utilizzato per indicare le primissime band ribelli, mentre a metà del decennio etichettava liberamente artisti tra loro distanti come Patti Smith e Bruce Springsteen.

Non sono comunque loro i primi punk rocker della storia. Il nuovo genere nasce veramente quando, dopo lo scioglimento degli Stooges nel 1974, una manciata di ragazzi di New York, fortemente influenzati dallo stile di Iggy Pop e compagni, decidono di unirsi per dare vita a una nuova formazione, la prima vera band punk della storia: i Ramones. Di seguito l’audio di Blitzkrieg Bop:

È a questo punto che la storia si divide. Se a New York l’impatto dei Ramones è fortissimo e fa fin da subito proseliti, in Inghilterra sta per esplodere una vera bomba attorno al negozio SEX di Malcolm McLaren e Vivianne Westwood, specializzato nell’abbigliamento fetish, con giacche di pelle, borchie e altro ancora.

Nell’orbita di questo negozio nasce un gruppo destinato a infrangere le barriere del punk nell’Inghilterra delle band prog: i Sex Pistols. Nel 1976 sono proprio loro e i Clash a imporsi sulla scena come le più grandi punk band del periodo. Di seguito Anarchy in the UK della band di Johnny Rotten:

Prende così il via il triennio d’oro del movimento, con la nascita di gruppi come i Damned, i Warsaw (poi Joy Division), gli Heartbreakers e i Jam, questi ultimi capitani del mod revival, che di fatto collegava al punk vero e proprio quel movimento che negli anni Sessanta aveva fatto la fortuna degli Who.

Gli anni Ottanta: hardcore e dintorni

L’esplosione del punk sul finire degli anni Settanta contagiò anche la California. Qui l’evoluzione del genere fu caratterizzato da una durezza ancora maggiore sia per quanto riguarda la musica che per i testi e l’immagine. Tra la fine dei Settanta e l’inizio degli anni Ottanta nasceva il cosiddetto hardcore punk, che caratterizzerà gli Stati Uniti e l’Inghilterra per tutto il decennio successivo, scindendosi a sua volta in numerosi sottogeneri.

Tra le band che portarono alla nascita di questa nuova ondata vanno segnalati gruppi storici come i Black Flag, i Social Distortion, i Dead Kennedy e soprattutto formazioni che aggiunsero a tutti gli elementi dell’hardcore anche una nuova ricerca melodica, arrivando quasi al mainstream, come i Rancid, gli NOFX e i Bad Religion. Di seguito American Jesus di questi ultimi:

Anni recenti: l’esplosione del pop punk

La lezione melodica di gruppi come i Bad Religion venne ben assimilata e fatta propria da band del calibro degli Offspring che, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, con il loro suono skate punk daranno vita a una nuova ondata di straordinaria importanza: il cosiddetto pop punk.

In realtà, le sonorità pop di gruppi come i Beach Boys erano già state fatte proprie anche dai Ramones che, oltre che capostipiti del punk, s’imposero già negli anni Settanta come prima band pop punk della storia. Ma è solo con Offspring, Green Day e i più recenti blink-182 e Sum 41 che questo genere esplode a livello commerciale. Ascoltiamo insieme Basket Case dei Green Day:

L’eredità del punk

La storia del punk è lunga oltre quarant’anni e si ramifica in direzioni tra loro diversissime. Elementi punk confluirono tra la fine degli anni Settanta e tutti gli anni Ottanta nella cosiddetta new wave, che univa all’ideale punk una ricerca sonora proveniente dai generi più disparati: jazz, reggae, ska, dance e così via.

Anche l’emocore, conosciuto come emo ed esploso tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta (ma arrivato fino ai Duemila grazie a band come i Thirty Seconds to Mars) può definirsi un figlio, seppur illegittimo, del punk. A sua volta, l’emo è riuscito a penetrare anche in generi distanti anni luce dal punk, come la trap, dando vita a un’ulteriore filone musicale.

C’è poi il cosiddetto post punk, ovvero quella ricerca musicale che ha portato band come i Joy Division, ma anche i Public Image Ltd. e i New Order a partire dalla base punk per arrivare a un suono più oscuro, atonale, misterico e artistico, con grande influenza di personaggi come David Bowie.

Insomma, la rivoluzione del punk è arrivata ovunque e ancora oggi si fa sentire. Da etichetta molto limitata è divenuta negli anni un modo di fare, una cultura (o un insieme di subculture) che ha influenzato tanto la musica quanto il graffitismo, la moda e ogni altra arte. Vale la pena non sottovalutare tutta questa eredità, anche per comprendere meglio certe dinamiche della musica attuale.