Ritorno a sorpresa per I Cani, con il nuovo inquietante brano Un altro dio

Ritorno a sorpresa per I Cani, con il nuovo inquietante brano Un altro dio

I Cani, Un altro dio: il nuovo brano del gruppo di Niccolò Contessa, pubblicato su YouTube a distanza di due anni dall’ultimo video.

I Cani sono tornati. La band di Niccolò Contessa, tra i pionieri del cosiddetto movimento indie pop italiano, l’Itpop che ha scalato le classifiche nella seconda metà dei 2010 grazie al successo di artisti come Thegiornalisti e Calcutta, ha pubblicato su YouTube un nuovo video a distanza di due anni dall’ultimo, Nascota in piena vista. Stavolta si tratta di Un altro dio, una traccia sperimentale da oltre cinque minuti che racconta una vicenda carica di angoscia e inquietudine.

I Cani, Un altro dio: il nuovo singolo

Con un’ispirazione proveniente probabilmente da lavori di Thom Yorke o dei suoi Radiohead, il nuovo brano parte da una citazione di Jung (“Non si può togliere Dio all’uomo senza dargliene un altro in cambio“), per poi far emergere una serie di riflessioni parlate con qualche intermezzo elettronico a sporcare il tutto. Riflessioni che riguardano Milano, la società occidentale, il capitalismo moderno ed estremo.

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La chiusura è affidata a queste parole: “Questo represso riaffiora di continuo sotto le più disparate forme: senso di inadeguatezza, depressione, attacchi di panico, dipendenze. Convinti di scappare dalla morte, siamo scappati dalla vita, condannandoci a un’inguaribile felicità, che è una forma esteriore del benessere. Cristo guariva i lebbrosi. Ma a Milano sono tutti belli“. Puoi ascoltare il brano direttamente su YouTube.

Il ritorno de I Cani

Che qualcosa covasse in pentola nei progetti della band indie italiana si poteva evincere dall’apparizione televisiva che si era concesso a sorpresa nel mese di giugno Niccolò Contessa su Rai 2, nello show Una pezza di Lundini. Un’ospitata che lo aveva visto suonare una canzone inedita piuttosto surreale. Come surreale è d’altronde Un nuovo dio, un brano il cui significato sembra celare una chiara critica a una società che tende a stritolarci regalandoci una felicità apparente che è in realtà costante insoddisfazione.

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