Una nuova biografia svela i retroscena dei Pink Floyd attraverso aneddoti e incontri leggendari con icone del rock degli anni ’60 e ’70.
Mark Blake, giornalista inglese, presenta una biografia dei Pink Floyd che promette di essere un viaggio emozionante nel mondo di una delle band più iconiche della storia del rock. “Pigs Might Fly. La vera storia” verrà pubblicata per la prima volta in Italia grazie all’editore Il Castello, nella collana Chinaski.
Il libro è arricchito da interviste con tutti i membri della band e da racconti di amici, collaboratori e parenti che ricostruiscono la storia dei Pink Floyd tra droghe, sperimentazioni artistiche e vicende personali dei protagonisti. Fra gli aneddoti raccontati, un evento spicca su tutti: l’incontro tra i Pink Floyd e un giovane Alice Cooper, all’epoca noto come Vincent Furnier, che avrebbe ospitato la band britannica durante il loro primo tour americano.
Il debutto americano
Il debutto dei Pink Floyd negli Stati Uniti fu caratterizzato da una serie di imprevisti che misero alla prova il gruppo. Con Andrew King nel ruolo di tour manager, la band si trovò a fronteggiare problemi legati ai visti di lavoro non ancora approvati. Questo portò alla cancellazione delle prime sei date sulla West Coast, lasciando un furioso Bill Graham, il promoter, a risolvere la situazione con l’ambasciatore americano a Londra. Nonostante le difficoltà, la band riuscì finalmente ad approdare negli USA, ma senza attrezzatura musicale. La loro etichetta americana, Capitol, non aveva organizzato nulla in proposito, costringendo i Pink Floyd a cercare strumenti in prestito dai negozi locali o dagli headliner dei concerti.
Nonostante le sfide, l’accoglienza riservata ai Pink Floyd da parte della scena musicale di Los Angeles fu calorosa. La band si esibì al Cheetah Club di Santa Monica, dove attirò l’attenzione di Alice Cooper e della sua band, i Nazz. Cooper, colpito dalla musica e dalla personalità dei Pink Floyd, racconta di averli ospitati nella sua casa di Beethoven Street a Venice. Lì, i membri dei Pink Floyd trovarono un rifugio temporaneo, con Barrett che, in un episodio ormai leggendario, venne visto fissare una scatola di cornflakes come se fosse un televisore. Nonostante le difficoltà finanziarie, Cooper e i Nazz offrirono ospitalità e solidarietà in un momento di bisogno.
Un viaggio musicale tra jazz, beat pop ed elettronica
I Pink Floyd si distinguevano dalla scena musicale della West Coast per il loro mix unico di jazz, beat pop ed elettronica. Questo li rese un’attrazione irresistibile per il pubblico americano curioso di nuove sonorità. A differenza di molte band della West Coast, che si limitavano a un sound più conservatore e legato al country-blues, i Pink Floyd portavano sul palco un’esperienza sonora rivoluzionaria. L’incontro con i Nazz e la permanenza a Los Angeles rappresentarono un momento cruciale nel loro percorso musicale, contribuendo a consolidare il loro status di pionieri del rock psichedelico. L’influenza di questo periodo negli Stati Uniti avrebbe continuato a riverberarsi nel loro lavoro futuro, cementando ulteriormente la loro eredità musicale.